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La AnimeJappoManga biblioteca

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2010 20:03
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21/09/2009 21:13



TITOLO: Interno giapponese, tracce di un dialogo tra Oriente e Occidente
AUTORE: Tiziano Tosolini
CASA EDITRICE: EMI (edizione missionaria italiana)
PAGINE: 206
COSTO: 12 €
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

L'autore è un missionario saveriano che vive da diversi anni in Giappone e lì fa opera di evangelizzazione. Il saggio sarebbe dedicato ad altri missionari che intendano cristianizzare i giapponesi, quindi l'autore spiega i problemi di questa opera e mette in allerta da possibili errori e entusiasmi troppo facili. Ovviamente tutti i concetti sono espressi sotto un'ottica cattolica militante.
Il libro è strutturato in piccoli capitoli, in forma molto giornalistica, non eccessivamente approfonditi, ma taluni punti di vista restano interessanti.
Gli argomenti trattati sono numerosi, quello religioso e filosofico ha la predominanza, tanto che le prime 40 pagine (e altri capitoli del libro) non solo non le ho capite molto (visti i temi trattati che conosco poco), ma non parlano neppure della società giapponese. Quindi che ha conoscenza di questi argomenti potrà meglio apprezzare il libro.
In seguito si affrontano temi come la scuola giapponese, la famiglia, la politica, l'etica e la moralità, filosofia e religione orientale, arte e cultura e tanti altri differenti aspetti.
Secondo Tosolini un giapponese che si converte al cattolicesimo si emancipa dalle gruppo e dal suo conformismo, cercando di affermare una sua personalità e responsabilità nella, e verso, la società.
Questo libro ha il valore di una testimonianza sul Giappone dal punto di vista di un religioso e di una religione che non è mai riuscita a farsi accettare dai giapponesi.
Tralasciando la validità di alcuni giudizi sulla società giapponese, tutto è soggettivo, ci sono alcuni capitoli che mi hanno sorpreso, ne commenterò solo tre:
Sulla politica l'autore si sorprende, lui cattolico italiano, che in Giappone abbia governato consecutivamente lo stesso partito (LDP) dal dopo guerra ad oggi. Ma in Italia non capitò lo stesso con la DC fino al 1994? Tosolini si chiede anche grazie a cosa LDP (che letto al contrario è PDL...) ha mantenuto il potere? Corruzione, clientelismo, spesa pubblica usata per assicurarsi i voti, lobby politiche, l'appoggio statunitense contro i partiti d'opposizione. Assomiglia molto a come la DC si assicurò il consenso.
Sull'etica e la moralità giapponese il giudizio è abbastanza negativo (anche giustamente), senza il cristianesimo, che i giapponesi rifiutano, ci si considera responsabili dei mali commessi solo se pescati in fragrante. Detti come “non c'è vergogna lontano da casa” sottolineano che “se non ti fai scoprire da chi ti conosce allora sei moralmente ineccepibile”. A me questo modo di vedere la morale ricorda molto l'italico e cattolico “si fa, ma non si dice”.
Sulla parità fra uomo e donna l'autore fa notare che c'è da fare ancora molto in Giappone. La donna è stata sempre sottomessa all'uomo nella storia del Giappone, e le leggi sulla parità sono ancora molto spesso scritte solo sulla carta, non sono la prassi. Verrebbe da chiedersi se, in Italia, i diritti e le conquiste delle donne sono stati raggiunti grazie alla chiesa cattolica, da come scrive Tosolini parrebbe di si.
[Modificato da La Visione 25/10/2009 14:55]
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22/09/2009 20:06

Stengo, sei mod
puoi aggiungere il tutto al primo post

"Ti dò un consiglio per la prossima volta: fatti i cazzi tuoi"
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22/09/2009 20:10

Re:
Oxido, 22/09/2009 20.06:

Stengo, sei mod
puoi aggiungere il tutto al primo post



Si, l'ho fatto, ma poi ho pensato che nessuno lo avrebbe letto, infatti [SM=x53144] [SM=x53150] , quindi ho intenzione di lasciarlo sempre anche come ultimo post [SM=x53091]


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22/09/2009 20:23

Re: Re:
La Visione, 22/09/2009 20.10:



Si, l'ho fatto, ma poi ho pensato che nessuno lo avrebbe letto, infatti [SM=x53144] [SM=x53150] , quindi ho intenzione di lasciarlo sempre anche come ultimo post [SM=x53091]





Secondo me faresti bene a metterlo anche nel primo post, aggiornando di volta in volta.
Quando ci sono dei topic informativi molto lunghi per comodità è bene inserire il riepilogo nel primo post, piuttosto che cercarlo tra le pagine del topic.
Lontano dall'Impero? MAI.
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22/09/2009 20:25

ma è stato aggiunto infatti
trovo ottima l'idea di copincollare il nuovo indice in fondo e cancellare il vecchio

bravo stengo!

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22/09/2009 20:28

Ok, l'ho notato solo ora.
Piuttosto speriamo che basti un post di riepilogo se la lista si allunga di parecchio, purtroppo non abbiamo pensato di lasciare un ulteriore post n.2 in bianco come Riservato.
Lontano dall'Impero? MAI.
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22/09/2009 20:29

e perchè non dovrebbe bastare?
mal che vada stengo userà un carattere più piccolo

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22/09/2009 20:29

[SM=x53144]

Pensavo di mettere (anzi, ho messo) 2 indici identici, e sempre aggiornati, uno nel primo post e uno come ultimo post, tipo i vagoni della metropolitana che hanno 2 motrici.
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22/09/2009 20:31

Re:
Oxido, 22/09/2009 20.29:

e perchè non dovrebbe bastare?
mal che vada stengo userà un carattere più piccolo



Ogni post supporta un numero di caratteri limitato.
Me ne sono accorto quando ho postato la lista delle fumetterie italiane.


Lontano dall'Impero? MAI.
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22/09/2009 20:39

che sfiga
bè in quel caso apriremo un altro topic, identico, con alcuni post amministrativi
e stengo ricopierà una per una tutte le rece :°)

"Ti dò un consiglio per la prossima volta: fatti i cazzi tuoi"
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22/09/2009 20:42

Mi sembra un'ottima soluzione. Anzi, continuiamo a riempire il topic di post futili così dovrà ricopiare anche quelli. :E
Lontano dall'Impero? MAI.
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AmministraCOJONES
22/09/2009 21:58

minchia quanto cazzo leggi
:rip
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05/10/2009 16:29



TITOLO: Il fascismo giapponese
AUTORE: Francesco Gatti
CASA EDITRICE: Cafoscarina
PAGINE: 302
COSTO: 16,5 €
ANNO: 1997
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Il saggio risulta molto interessante, anche se un pochino pesante da leggere, è preferibile affrontarlo se si ha già qualche conoscenza sul periodo storico trattato.

Il primo capitolo da conto della situazione economica giapponese alla fine della prima guerra mondiale, in particolare centrando l'attenzione sui 2 più grandi zaibatsu di allora, la Mitsui e la Mitsubishi.

Il secondo capitolo è sulla politica della classe dominante nel periodo che va dal trattato di Versailles (1919) in poi. Trattato di Versailles che deluse le aspettative del Giappone di venire riconosciuto come nuova potenza coloniale. Tale frustrazione si ripercosse anche nella vita politica, che, assieme alle prime proteste proletarie, vedeva aumentare il caos sociale. In risposta a ciò iniziarono i primi provvedimenti legislativi autoritari e le prime campagne governative anti occidentali e nazionalistiche. Alla rabbia popolare, evocata e utilizzata dal regime, nata dal trattato di Versailles si sommo quella per il trattato di Washington del 1922.
La classe politica dominante, compresi i capitalisti, spacciava per bene comune tutte quelle idee che favorivano: coesione della società: rispetto per le autorità e per l'imperatore, frugalità nei consumi, accettazione di alti carichi di lavoro a fronte di retribuzioni minime, nazionalismo, alte tassazioni, coscrizione militare obbligatoria, guerre.
Tutto ciò per preservare intatto il kokutai, “Sistema nazionale”.
In Giappone i partiti non sono nati da movimenti popolari, ma costituiti da ex samurai che facevano già parte del establishment governativo. Inoltre i partiti classicamente popolari, come il socialista, furono sciolti dalla polizia appena costituiti. All'elezione della Camera Bassa poteva partecipare solo l'1% della popolazione e il governo non rispondeva al parlamento, ma all'imperatore. Quindi la Camera bassa non aveva nessun potere sul governo. I Ministri e il capo di governo erano scelti dal Jenro, un organismo informale extra costituzionale di cui facevano parte anziani padrini politici e dignitari. Il Jenro fungeva da supporto all'imperatore, ma contemporaneamente esercitava un potere reale ed autonomo.

Il terzo capitolo mette a fuoco le tensioni tra contadini affittuari e proprietari terrieri, che fu un banco di prova decisivo per quello che iniziava a configurarsi come un regime fascista. I contadini affittuari erano vessati da affitti che superavano anche il 50% della produzione agricola. I loro tentativi di riunirsi in associazioni politiche, per rivendicare nuovi diritti e difendere gli esistenti, furono annullati da vari fattori: la nascita delle associazioni di proprietari (che non tolleravano la pur minima rivendicazione), la burocrazia, i governatori e la polizia. Per ultima aveva sempre la meglio la propaganda che spingeva all'armonia sociale e al consenso, valori veicolati tramite la fedeltà verso l'imperatore. In Giappone avevano un grande ruolo le associazione di riservisti, che erano al 80% provenienti dalla campagne. La Teikoku Zaigo Gunjinkai (associazione imperiale dei riservisti) esercitava la sua opera di “convincimento” verso gli affittuari “ribelli”. Il regime riuscì a convincere i contadini che tra di loro non esistevano classi (contadini – affittuari – piccoli proprietari – grandi proprietari), e che l'unica conflittualità era verso gli abitanti delle città, cioè villaggi contro le città.

Il capitolo 4 si addentra molto specificatamente sulla situazione del proletariato e della classe media negli anni 20. In particolare sulla crescita vertiginosa della popolazione urbana e dei tentativi della classe operaia di organizzarsi in sindacati e movimenti politici, entrambi quasi sempre sciolti dalla polizia.
Emblematica è la nascita della Kyochokai, “Associazione per la collaborazione”, che, pur riconoscendo i sindacati e i diritti dei lavoratori, si prefiggeva di superare “il concetto degli incentivi materiali” (cioè aumenti salariali e miglioramenti delle condizioni di lavoro) in favore di un etica del lavoro concepita come “consenso spirituale”.
Nel 1925 fu varata la legge sul suffragio universale, che in realtà era suffragio generale maschile. Il diritto di voto fu esteso soltanto ai maschi con età superiore ai 25 anni, residenti da almeno un anno nel collegio elettorale e che non fossero indigenti. La legge permise l'allargamento della base elettorale da 3 milioni a 15 milioni di elettori, ma grazie a varie limitazioni si rendeva impossibile l'elezione in parlamento di rappresentanti delle masse popolari. Insieme al “suffragio universale” venne approvato, però, la chian ijiho, “Legge per il mantenimento dell'ordine pubblico”, che permetteva di perseguire penalmente tutti coloro che tentavano di “alterare il kokutai”.

Il quinto capitolo spiega la situazione economica da metà degli anni 20 fino alla 1937.Analizzando le numerosi crisi bancarie, che rafforzarono i 5 principali zaibatsu (Mitsui, Mitsubishi, Simitomo, Daiichi, Yasuda), e della grande crisi del 1929. La situazione economica permise la nascita del capitalismo monopolistico di stato, “Stamokamp”, che fu uno dei mezzi per il riarmo e l'invasione dell'Asia. In questo quadro come venisse investito il patrimonio della Casa Imperiale assumeva una grande importanza. Gli interessi economici della Corte Imperiale e dei potentati economici convergevano verso la nascita di un impero coloniale e verso lo sfruttamento estremo di contadini e lavoratori.

Il sesto capitolo evidenzia come i contadini e gli operai, pura avendo lo stesso livello di povertà, non fecero mai fronte comune con rivendicazioni al governo per migliorare il loro tenore di vita. Le motivazioni furono molte, tutte ben spiegate dall'autore. Alcune sono: La litigiosità dei partiti di sinistra; la repressione verso sindacati e partiti popolari ; il tentativo riuscito della classe dominante di far passare il concetto che nel Giappone non esistevano classi sociali; che il bene supremo fosse “l'armonia sociale” e “l'intangibilità” del kokutai (il cui punto cardine era l'obbedienza all'imperatore); il patriottismo; il militarismo. La chian ijiho diede grande potere alla Tokko keisatsumo, “Apparato di polizia per il controllo delle idee”, che prevedeva i “crimini del pensiero, sanzionati da “procuratori del pensiero”. Gli arresti e le condanne di militanti di sinistra e sindacalisti furono così numerose da stroncare il movimento di opposizione al regime. Lo strumento che più della prigione riuscì a decimare l'opposizione fu il tenko, che era l'abiura, la conversione, il mutamento della posizione ideologica, infatti il tenko permetteva ai fermati di evitare il carcere. Anche grazie alle “pressioni” della famiglia il “sovversivo” rinunciava pubblicamente alla sue “idee dannose” e rientrava, seppur controllato, nella società. Con l'approvazione nel 1938 della Kokka sodoinho, “Legge di mobilitazione generale nazionale”, si obbligava il lavoratore a “prestare” obbligatoriamente la propria opera nelle fabbriche e nei campi per aumentare la produzione sia militare che alimentare. Nel 1940 il ministero dell'interno riorganizzò i (sempre esistiti) tonarigumi (gruppi di vicinato) delle città in modo da estendere il controllo, dopo le campagne e le fabbriche, alle stesse famiglie, che aderirono anche spontaneamente ai tonarigumi. Questa stretta, indiretta, sulla vita dei cittadini avveniva prima della guerra del Pacifico, quindi non con una motivazione “esterna”, ma “interna”. Il regime aveva già soffocato le (poche) libertà civili e politiche, ora controllava, tramite i tonarigumi, i singoli componenti delle famiglie, accentuando in senso autoritario il controllo sulla popolazione.

Il capitolo 7 esamina le relazioni tra il “fascismo di base”, cioè nato dalla popolazione, e la classe dominante. Il fascismo giapponese è considerato un “fascismo dall'alto”, rispetto ai movimenti fascisti dal basso di Italia e Germania. Nonostante questo termine “dall'alto”. Il fascismo giapponese ebbe l'appoggio della quasi totalità della popolazione. La nascita di numerosi gruppi reazionari fu raramente contrastata dal regime, anche quando i suoi aderenti si davano al terrorismo politico. Numerosi furono i casi in cui gli aderenti a questi gruppi reazionari uccidevano o ferivano ministri, industriali e intellettuali, anche solo perché si erano permessi di criticare il nazionalismo o non erano abbastanza nazionalisti. I terroristi aderenti a questi gruppi, foraggiati e protetti da politici e capitalisti, colpivano anche personaggi che appoggiavano il regime, ma, secondo i loro canoni, non abbastanza. Ovviamente erano usati soprattutto per eliminare gli oppositori politici, i sindacalisti e gli intellettuali scomodi. Questa moltitudine di gruppi fascisti, popolari, dei ceti medi, degli insegnati, dei burocrati, dei militari, fungevano da appoggio sub istituzionale, sia contro chi si opponeva (avevano una connotazione antisocialista, anticomunista e antianarchica) al regime, sia a favore di un aumento del nazionalismo e del militarismo. Specialmente a favore della propaganda sulla “missione” giapponese verso gli altri popoli asiatici, cioè l'egemonia colonialista. Infine incitavano all'armonia sociale e all'obbedienza verso i superiori e l'imperatore.
Il principale teorico e fautore di questi gruppi fu Kitta Ikki, che, inoltre, era schierato contro le “cricche economiche” degli zaibatsu. Salvo poi percepire contributi dai presidenti degli zaibatsu, che temevano di essere uccisi. Kitta Ikki fu condannato a morte in quanto era uno degli organizzatori del tentativo di colpo di stato del 1936, che i militari del gruppo Koudouha non riuscirono a portare a termine.

Il capitolo 8 evidenzia il dominio del blocco di potere fascista. Non solo dei militari e dei capitalisti, ma anche dei burocrati e degli intellettuali. Questi ultimi erano impegnati a trovare delle giustificazioni ideologiche, storiche e razziali per giustificare l'invasione della Cina (e poi del Pacifico) e per motivare lo sfruttamento dei contadini e degli operai. Senza contare la copertura che diedero al susseguirsi di leggi e atti che riducevano, fino ad annullarle, le libertà individuali. Due decenni di propaganda, che iniziava sin dalla scuola elementare, iniziavano a dar i propri frutti. Ormai, anche grazie alla censura sui mass media e a loro totale asservimento, i sudditi appoggiavano il regime, nonostante li affamasse e li sfruttasse, sia lavorativamente che come soldati da spedire al fronte. Infine, nel 1940, con l'autoscioglimento “volontario” dei partiti nel partito unico Taisei yokusankai il Giappone diventò uno Stato completamente militarizzato, che come scopo aveva la creazione di un impero. Tramite il partito unico i militari, i burocrati, i capitalisti completarono il sistema fascista giapponese, finalizzato a controllare le classi subalterne e a difendere gli interessi dei capitalisti e dei proprietari terrieri.



[Modificato da La Visione 25/10/2009 14:57]
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15/10/2009 01:04



TITOLO: I giorni dell'apocalisse, 6 – 9 agosto 1945
AUTORE: Giorgio Bonacina e Raffaella Bonetti
CASA EDITRICE: Mursia
PAGINE: 150
COSTO: 14,9 €
ANNO: 1985
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Questo libro è stato scritto nel 1985, quindi durante la “guerra fredda”, le notizie storiche non ne risentono, di non attuale c'è solo l'ultimo capitolo, che tratta della situazione geopolitica legata all'escalation nucleare tra Usa e Urss di quegli anni, ma è un capitolo breve. Chi ha memoria di quel periodo ci ritroverà fatti conosciuti, chi non ne ha mai letto potrà apprendere qualcosa.
Per il resto il libro tratta gli accadimenti tecnologici e politici che portarono al doppi sgancio atomico sul Giappone, il tutto dal punto di vista statunitense, in gran parte.
Statisticamente le atomiche americane distrussero solo il 3% delle aree edificate, l'altro 97% era già stato distrutto dai bombardamenti convenzionali.
Il Progetto Manhattan costò 2 miliardi di dollari dell'epoca, ma vi fu un altro progetto, antecedente (1941) ma correlato, che ne costò più di 3 miliardi, il Progetto V.L.R. (Very Long Range – Bombardamenti a lunghissimo raggio). Il problema di colpire (bombardare) il Giappone esisteva da prima del Progetto Manhattan, infatti coi vecchi B-17 o B-24 non si raggiungeva il suolo nipponico. Fu quindi creato ex novo il B-29 Superfortress (Superfortezza volante), il primo bombardiere intercontinentale, che aveva un'autonomia di 8000 km. I B-29 non sganciarono mai neppure una bomba sull'Europa, erano stati progettati per distruggere il Giappone dall'alto. Il primo bombardamento al suolo nipponico fu il 5 giugno 1944, da quel momento il Giappone non era più “intoccabile”, m ciò non spezzò il loro spirito combattivo. L'attacco in se fu un fallimento militare, una sola bomba colpì le acciaierie Yawata, ma fu un enorme shock psicologico per i militari, che erano convinti della loro invulnerabilità aerea. Inizialmente i bombardamenti non furono efficaci, la USAAF usavano il bombardamento diurno di obbiettivi specifici, nel marzo del 1945 il generale LeMay cambiò tattica passando all'Area Bombing, cioè la distruzione indiscriminata con bombe incendiarie. Il primo bombardamento su Tokyo il 10 marzo 1945 provocò dalle 130000 alle 25000 vittime civili. I successivi bombardamenti in tutto il Giappone misero in ginocchio la popolazione e la produzione bellica/alimentare, ma i militari non si arrendevano, quindi al Progetto V.L.R. Fece seguito il Progetto Manhattan.
Il secondo capitolo narra velocemente ed esaurientemente la storia delle prime scoperte sull'atomo fino alla creazione della pila atomica di Fermi, finanziata dagli USA.
Il terzo capitolo spiega come furono scelti gli equipaggi dei B-29 che sganciarono le atomiche.
A Truman spettava la decisione di usare l'atomica contro il Giappone, molti suoi consiglieri erano favorevoli, allo scopo di piegare la resistenza nipponica, altri lo erano meno. Venne proposto di preavvertire il governo giapponese dello sgancio, in modo che potesse evacuare l'area interessata, cosicché ci sarebbero stati solo danni materiali. L'idea venne scartata perché i giapponesi, ormai avvertiti, avrebbero avuto più possibilità di abbattere il B-29, oppure avrebbero potuto concentrare in quell'area tutti prigionieri USA. Un altro dubbio era dovuto al timore che l'ordigno atomico non sarebbe esploso, e quindi sarebbe finito tra le mani degli scienziati nipponici.
Venne anche proposto di sganciare la prima atomica su un'isola deserta, alla presenza di rappresentanti dell'ONU e del Giappone, se dopo questa “dimostrazione” non ci fosse stata la resa si sarebbe stati “moralmente” autorizzati a sganciarne una sul Giappone.
Venne fatto anche un sondaggio consultivo/informativo fra tutti coloro che conoscevano il segreto della bomba. Il 46% era favorevole al lancio sul Giappone, ma con preavviso; il 26% ad invitare delegati giapponesi negli USA per una dimostrazione; il 15% all'uso senza preavviso sul Giappone; l'11% all'esplosione pubblica su un'isola deserta; per il 2% l'atomica doveva restare segreta.
Ma la decisione spettava a Truman, e questi voleva preservare la vita dei soldati americani, ponendo fine alla guerra il prima possibile. Secondo alcune stime del tempo, in caso di invasione del suolo giapponese, sarebbero morti in circa un milione di soldati USA, senza contare i civile e i militari giapponesi.
Il 26 luglio 1945 i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina presentarono la richiesta di resa al Giappone, senza menzionare l'arma atomica, l'ultimatum sarebbe scaduto il 2 agosto. Il governo di Tokyo non attese, il 27 luglio, per radio, rifiutò ogni resa.
Gli obbiettivi per il primo sgancio del 6 agosto erano Hiroshima, Nagasaki e Kokura, città scelte perché non erano state bombardate convenzionalmente (in particolare Hiroshima), quindi le infrastrutture erano integre e gli effetti della bomba atomica sarebbero stati più eclatanti e più facilmente valutabili, rispetto ad una città già distrutta. Hiroshima era stata indicata dal comando militare come obbiettivo primario.
Nel punto dell'esplosione atomica, che i giapponesi chiamarono Pikadon (lampo-tuono), morirono 30000 persone all'istante, più che morire furono disintegrati molecolarmente. Tra i 100 e i 2000 metri dall'epicentro morirono 5000 persone, in 5-7 secondi, arsi vivi dal Pikadon. Altre 9000 persone, fuori dai primi due cerchi, oppure al coperto, morirono in modo atrocemente doloroso nei momenti successivi. Il numero preciso degli abitanti di Hiroshima non era conosciuto, comunque una stima valuta le vittime totali da un minimo di 170000 a un massimo di 240000.
Il 7 agosto il Presidente Truman fece un discorso radiofonico in cui annunciava al mondo l'uso dell'atomica su Hiroshima, ma dal Giappone nessuna resa, anche se durante la riunione del gabinetto imperiale ci fu qualche voce in tal senso, zittita dai militari.
Quindi l'8 agosto iniziò la missione per il secondo raid atomico. La città obbiettivo era Kokura, ma c'era un forte vento e nubi sulla città, in vece su Nagasaki, obbiettivo secondario, le condizioni meteorologiche erano migliori. La bomba, causa nubi, venne sganciata un poco a caso, finendo nella zona meno abitata della città, le vittime furono 60000-80000.
Erano pronte all'uso altre tre bombe atomiche, non fu necessario impiegarle, l'imperatore Hirohito obbligò i militari, nonostante tutto ancora contrari, alla resa incondizionata.
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25/10/2009 11:06



TITOLO: Itinerari del sacro, l'esperienza religiosa giapponese
AUTORE: Massimo Raveri
CASA EDITRICE: Cafoscarina
PAGINE: 340
COSTO: 21 €
ANNO: 2006
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Questo interessante saggio è stato scritto nel 1984, ma per la riedizione del 2006 è stato riveduto ed ampliato, anche se, secondo me, non analizza abbastanza la situazione contemporanea.
Il saggio non procede “temporalmente”, cioè dalle epoche antiche ai giorni nostri, ma per “soggetti”: Lo spazio; Il tempo; La morte; Il potere.
All'interno di questi capitoli vengono analizzati una moltitudine di concetti/questioni inerenti la sfera religiosa e spirituale giapponese. Questi paragrafi sono mediamente brevi, massimo 10 pagine, e quindi non sono mai pesanti, anche se la tematica può risultare occasionalmente ostica e verrà meglio fruita da chi ha già una certa infarinatura del tema.
Ogni singolo paragrafo tratta diverse questioni e fatti, anche storici, quindi è difficile darne un resoconto dettagliato, si finirebbe per riportare tutto il libro.
In molte occasione il saggio spiega riti ed usanze ancora praticate, specialmente nei villaggi rurali o nelle comunità montane. Sono sempre ben spiegati i termini giapponesi, e ci sono sempre i relativi ideogrammi, quindi può risultare interessante anche a chi si sta cimentando nello studio del giapponese.
Forse l'unica pecca del libro, o meglio, il libro sarebbe stato più fruibile/interessante se l'autore avesse raffrontato le diversità culturali tra occidente (o l'Italia) e il Giappone. In questo modo la peculiarità dell'esperienza religiosa giapponese sarebbe risaltata maggiormente, anche a chi non ha gli strumenti culturali/religiosi per rendersene conto immediatamente.
Il libro non tocca in nessuna sua parte la contaminazione religiosa cristiana, si basa sullo Shinto, sul Buddismo, sul Taoismo e sul Confucianesimo, ma in particolare sui primi due.
Per rendere un'idea (parziale) dei temi trattati riporto l'indice del libro:

1.
Lo spazio: lo spazio sacro; la risaia; la montagna; il tempio; il concetto di oku; uno spazio marginale; architettura dell'impermanenza; il limite; coltivato ed incolto; il gusto per l'asimmetria; giardini e paradisi; esterno e interno; la casa; la fuga e il ritorno: il pellegrinaggio; itinerari di ascesi.

2.
Il tempo: la ciclicità del tempo; i riti dell'anno; i riti e la vita dell'uomo; il sacro e il quotidiano; il tempo come pienezza d'azione; il dono; la scansione del rito; il valore dei proverbi; i vagabondi e il fantastico; il calendario e il potere sul tempo; la divinazione e l'annullamento del tempo; il senso dell'impermanenza; contro la logica del tempo: il miira; il potere del passato; il millennio e il paradiso che verrò.

3.
La morte: il corpo; purezza e impurità; il cadavere; riti di separazione del morto; la morte di Izanami; la doppia sepoltura; il lutto; gli antenati; spiriti dei morti, spiriti divini; la festa del ritorno dei morti; iconografia dell'aldilà; il giudizio dei morti; il viaggio estatico nel mondo dell'ultraterreno; i morti inquieti; i culti del rimorso; il suicidio rituale; l'automummificazione.

4.
Il potere: gli dei; lo shinto e l'ideologia nazionalista; la gerarchia religiosa; il vertice del potere; l'impurità della donna; le sciamane cieche e gli spiriti infelici; la forza dei liminali; Majutsushi, il maestro di illusioni; le fondatrici carismatiche delle Nuove Religioni.

Nonostante i titoli dei capitoli possano talvolta sembrare difficile, invece, il loro contenuto rimane quasi sempre comprensibile ed interessante, e nel totale il libro consegna al suo lettore o lettrice una migliore comprensione del Giappone e delle sue credenze/abitudini/tradizioni.
Dovendo/volendo segnalare qualche capitolo mi limiterò ai seguenti:

La risaia, la montagna, il tempio, la casa. Che fanno meglio comprendere tanti aspetti del passato che si ritrovano in film, manga ed anime.

Contro la logica del tempo: il miira. Che spiega la pratica religiosa dell'automummificazione.

Il cadavere. Che svela l'esistenza (in passato) dei monaci della setta del Tachikawaryu, che praticava, per semplificare, la vita coi cadaveri.

I culti del rimorso. Che da conto della nascita dalla metà del 900 di una nuova pratica religiosa, il mizukokuyo. Rivolto allo spirito dei bambini abortiti, e che come scopo ha quello di colpevolizzare la donna. L'infanticidio, mabiki (“sfoltire”), era pratica comunemente usata in Giappone prima del 900, e la donna non era messa all'indice per aver abortito.

L'automummificazione. Che approfondisce il tema toccato precedentemente.

Lo shinto e l'ideologia nazionalista. Che tratta di come e perché venne creato lo shinto di Stato.

La gerarchia religiosa. Che evidenzia la struttura dello miyaza, l'organizzazione religiosa del villaggio.

L'impurità della donna. Che spiega le credenze che portarono alla progressiva marginalizzazione della figura femminile.
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TITOLO: Trider G7, robot in tempo di crisi, volume 10 della collana “I love anime”
AUTORE: Alessandro Montosi
CASA EDITRICE: Iacobelli
PAGINE: 124
COSTO: 14,5 €
ANNO: 2009
FORMATO: 21cm X 15cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Questo è il decimo ed ultimo numero della collana “I love anime”, e in un periodo di crisi economica come questo non poteva che essere dedicato al robot più coinvolto nelle tematiche lavorative/imprenditoriali.
Inizio con una piccola critica inerente al fatto che in una monografia sul Trider G7 nelle prime 30 pagine si parla di Rocky Joe, di Sampei Shirato, dei ninja Kamui e Sasuke, di Tommy la stella dei Giant, dei robot made in Sunrise, di Kunio Okawara, di Danguard, fin di Yattaman, ma non del Trider G7...
Le motivazione per queste prime 30 pagine sono anche sensate, introdurre le tematiche del Trider G7, illustrare i predecessori del Trider G7 e spiegare le biografia dei disegnatori della serie, però mi hanno lasciato un poco perplesso.
Comunque il libro è ben fatto, la serie presa in esame non è una delle più famose, per questo la scelta è ancor più valida. Vengono fatte notare le numerose citazione dei film di Guerre Stellari e 2001 odissea nello spazio, oltre ai camei di numerosi personaggi Sunrise, come Banjo, Garrison, Daitarn III, Gundam, Shia (Char Aznable), Peter Rei, Haro, Don Zauker e Koros, Toppy, Cyborg 009, Zambot 3. ovviamente queste comparsate sono di brevissima durata, in alcuni casi è necessario il fermo immagine per poterli vedere. L'anime lo vidi solo da ragazzino, quindi non ne ho un ricordo recente, dal libro si evince che la tematica della crisi economica e della difficoltà ad arrivare a fine mese viene spesso posta in risalto, sia riguardo le difficoltà della Takeo General, che per i compagni di classe di Watta. Molto curioso è l'aneddoto riguardo ad un fumetto apparso sul Corriere dei piccoli nel Natale del 1982 intitolato “Trider va a Betlemme”. Dove il Trider (solo il robot, senza Watta) indica a Giuseppe e Maria la capanna dove ripararsi, il robot con “l'aquila di Trider” dietro le spalle pare un angelo. A questo punto Trider chiama X-Bomber per riscaldarli, dopo la nascita di Gesù il Trider chiama i suoi amici Daikengo, Gordian, Zambot, Gundam e i personaggi di Starzinger per rendergli omaggio.
Come ho scritto all'inizio questo è l'ultimo numero della collana “I love anime”, da gennaio la Iacobelli Edizioni farà uscire una nuova collana sul tema degli anime, “Japan Files”.
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16/11/2009 21:38



TITOLO: Un geek in Giappone, diario tecnologico di un europeo nel paese del sol levante
AUTORE: Hèctor Garcia
CASA EDITRICE: Panini Comics
PAGINE: 152
COSTO: 15 €
ANNO: 2009
FORMATO: 26 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Un geek in Giappone, diario tecnologico di un europeo nel paese del sol levante
di Hèctor Garcia, casa ed. Panini Comics, pagine 152, costo 15€, anno 2009, formato 26 cm X 17 cm

L'autore vive in Giappone da 4 anni per lavoro, inizialmente scriveva le sue esperienze in un blog spagnolo, da questo blog nasce il libro. Questo libro consta di sole 152 pagine, 152 pagine per spiegare/raccontare una nazione e la sua cultura/storia. Ovviamente ci sono molte semplificazioni, ed ovviamente gli argomenti sono trattati superficialmente. Ognuno potrà, nel caso, approfondire i temi che ritiene più interessanti, però nel libro ci sono grossolani errori e talvolta è approssimativo, troppo. Va da sé che io non sono un tuttologo sul/del Giappone, quindi alcune cose le ho notate, ma altre magari no, argomenti che non conosco tipo la j-pop, la religione, l'economia, la vita di tutti i giorni in Giappone. Ecco, forse la parte più interessante è quest'ultima, quella che l'autore vive e che riporta, dando anche molti consigli ai futuri viaggiatori. Quando, invece, si lancia in spiegazioni sulla società giapponese o la storia gli capita di prendere delle belle cantonate.
Esempi a caso.

Pag. 15: A proposito del bushido dice che grazie a questo (il bushido) i giapponesi sono leali, sinceri, onesti, e disciplinati sul lavoro proprio come i samurai. Santi no?

Pag. 16: Riguardo alle geishe afferma che non sono prostitute ma artiste. Non c'è dubbio il lato artistico del loro ruolo, ma le case di appuntamenti non campavano solo con quello...

Pag. 17: Sullo shinto afferma che i ladri in Giappone scarseggiano perché lo shinto assegna agli oggetti una parte dello spirito del proprietario. Quindi rubarli implicherebbe rubare anche l'anima del proprietario. Rimango perplesso...

Capitolo 2: Nel capitolo della Arti e discipline tradizionali non si fa nessuna menzione del
teatro takarazuka.

Pag. 65: Raccontando di aneddoti aziendali l'autore narra di come la Kodansha utilizzò il giri (l'obbligo o il dovere sociale) per chiudere una rivista che non vendeva senza licenziare nessuno, cosa che le sarebbe costata molto. Semplicemente nei mesi precedenti “suggerirono” agli impiegati di cercarsi un nuovo lavoro. Gli impiegati solidarizzarono con i problemi dell'azienda e si licenziarono spontaneamente. Quello che mi ha fato saltare sulla poltrona è stato il commento dell'autore! “Non vi pare incredibile? Se fosse successo in un'azienda europea mi immagino gli scioperi, le proteste dei sindacati, e le incazzature degli impiegati!” Ma che i giapponesi e l'autore se ne vadano a... Mi son spiegato?

Pag. 68: “In Giappone tutto funziona quasi (bontà sua ha messo “quasi”) alla perfezione: la gente fa quel che deve fare, i treni viaggiano in orario (senza il Duce?!), tutti hanno un lavoro (sicuro?), tutti hanno denaro per vivere (il paese di Bengodi!), la povertà, di fatto, è quasi inesistente (ah si? Dillo ai senzatetto...), i ragazzi s'impegnano (bravi ragazzi) e, secondo dati dell'OCSE, sono i secondi migliori studenti al mondo (di nozionismo)”. Il tra parentesi è mio.

Pag. 76: La spiegazione che dà dell'altissimo numero di suicidii in Giappone è a dir poco limitata, le cause sono l'onore o lo stress, fine...

Pag. 81: Riguardo gli hikikomori l'autore afferma che “hikikomori significa sempre otaku”. Cosa?! Dove, quando, perché, chi cacchio lo dice?! Quella frase non ha senso. Nessuno accenno al bullismo come causa...

Pag. 86: Riguardo al termine “Moe”, più o meno “figo”, l'autore spiega che probabilmente nasce dal lungometraggio “Lupin III - Il castello di Cagliostro” oppure dalle prime puntate di Sailormoon. Ma sono temporalmente distantissimi, negli anni 70 il primo e negli anni 90 il secondo...

Pag. 87: Ancora sugli hikikomori, oltre a ripetere le cose errate di prima, scrive che gli hikikomori si rinchiudono in casa e passano il tempo dormendo, guardando la tv, giocando coi videogiochi e navigando in internet. Ma questi son quelli che stanno già meglio... nella fase più acuta restano catatonici, non fanno nulla. Come lo scrive lui sembra che si divertano... senza contare le aggressioni fisiche ai genitori...di nuovo nessun accenno al bullismo o al fatto che sono coinvolte anche persone adulte, non solo adolescenti.

Pag. 100: Riguardo gli anime robotici in voga negli anni 70 inserisce 3 titoli, Gundam, Mazinga Z e...e... Marcoss...Macross?! Ma è degli anni 90...vabbè, ventennio più ventennio meno...

Non che voglia dare un giudizio in toto negativo sul libro, nel leggerlo mi limiterei a considerare valide le parti più da “turista” o da lavoratore in Giappone, il resto mi sembra poco affidabile. Comunque, visto che la casa editrice è la Panini (almeno in Italia) qualche errore potevano anche farglielo notare, dato che pubblicandolo sono loro a veicolare certe informazioni poco precise.

Inserisco l'indice completo in modo che vi facciate un'idea dei numerosi temi trattati:
Cap 1: Le origini della cultura giapponese
Cenni di storia del Giappone/ Le origini della lingua giapponese/ Bushido, la via del guerriero/ Geisha/ Religione e filosofia

Cap 2: Arti e discipline tradizionali
Ukiyo-e/ Shodo/ Chado/ Kabuki/ Meditazione zen/ Koan/ Ikebana/ Arti marziali/ Karakuri

Cap 3: Aspetti chiave della cultura giapponese
Honne e tatemae/ La virtù dell'umiltà/ Giri/ La relazione uomo-donna in Giappone/ Scusi/Sumimasen/ La cultura del chotto/ Do/ L'influenza del do nel Giappone attuale/ Valori estetici/ Amae/ Soto-uchi

Cap 4: Curiosità e simboli giapponesi
Tanuki/ Maneki neko/ Mambou/ Irori/ Sakura/ Le mascherine/ Il bagno giapponese/ Pachinko/ Passeggiando fra i templi/ Simboli e struttura dei templi buddisti/ Manji/ I protettori nio/ Shachihoko/ Naruto Uzumaki/ Le sette divinità della fortuna/ Perchè le donne giapponesi si coprono la bocca con la mano?

Cap 5: Le aziende giapponesi
L'economia giapponese dopo la guerra/ La mano invisibile in Giappone/ Kaizen, continuare a migliorare/ La struttura delle aziende giapponesi/ Relazioni all'interno delle aziende giapponesi/ Tecnologia e scienza/ L'industria automobilistica/ Buone maniere in azienda/ Nemawashi/ Aneddoti sulla vita in azienda

Cap 6: Società e vita giapponesi
Introduzione/ Sicurezza in Giappone/ Yakuza/ Il cibo/ Sake/ Vita lunga/ Treni/ Agricoltura/ La famiglia giapponese/ Leggende urbane/ Perché i giapponesi si suicidano?/ Esempi di relazione fra giapponesi

Cap 7: Il Giappone oggi:
Vita di un otaku/ Vita di una famiglia/ Vita degli studenti/ Vita di una carrer woman/ Vita di un salaryman/ Vita di un pensionato/ Subcultura e tribù urbane/ Fenomeni all'interno della cultura otaku/ Visual kei/ Lolita/ Cosplay

Cap8: Cronologia della cultura giapponese
Introduzione/ Origini/ Il padre dei manga/ Gli anni d'oro/ I manga oggi/ Mangaka/ Anime

Cap 9: Musica
Storia della musica giapponese/ Enka/ La musica oggi/ J-Pop/ Gruppi e cantanti famosi

Cap 10: Cinema e televisione
Introduzione/ Cinema/ Televisione/ Dorama/ Diagrammi di un fenomeno culturale giapponese

Cap 11: Visitare Tokyo
Quartieri di Tokyo/ Roppongi/ Midtown/ Akihabara/ Ginza/ Shinjiku/ Odaiba/ Asakusa/ Ueno/ Shibuya/ Harajiku/ Itinerari a Tokyo/ Itinerario otaku/ itinerario culturale/ itinerario tecnologico/ itinerario megalopoli

Cap12: Viaggiare in Giappone
Consigli generali/ Luoghi imperdibili/ Luoghi segreti/ Giapponese da viaggio


[Modificato da La Visione 17/11/2009 20:58]
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TITOLO: Fumetto On Line, guida ai migliori siti internet, personaggi, autori, storia, informazioni
AUTORE: Andrea Leggeri
CASA EDITRICE: Coniglio Editori
PAGINE: 254
COSTO: 12,5 €
ANNO: 2009
FORMATO: 19 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Sono stato un poco dubbioso se inserire questo libro nella AnimeMangaJappo Biblioteca, però, visto che tratta, seppur marginalmente, i manga ho scelto di inserirlo.
In pratica questo è un index di siti sui fumetti, statunitensi, europei e giapponesi. Il libro è diviso in 3 parti. Nella prima ci sono i siti che l'autore ha considerato più validi. Nella secondo i siti dedicati agli autori che l'autore ha considerato meritori, oppure che hanno un sito informativo a loro dedicato. Il terzo è sui siti dei personaggi dei fumetti. L'unica annotazione è che l'autore considera negativamente quei siti di appassionati che, seppur zeppi di informazioni valide, ospitano fansub o scanalation. Inoltre capita che il sito riportato sia un link di Wikipedia, cioè il sito che facendo una ricerca è il primo (o trai primi) ad apparire, non c'era bisogno di un libro per questo. I mangaka sono pochi, i personaggi di manga sono più numerosi, ma di poco. L'utilità di questo libro è proporzionale alla vostra difficoltà/incapacità a trovare i siti degli autori o dei personaggi che preferite.
Di seguito inserisco l'elenco degli autori (e quindi dei siti a loro dedicati) presenti nel libro:
Abel Jessica; Adams Arthur; Adams Neal; Ausonia; Bars Carl; Bagge Peter; Bendis Brian Michael; Bilal Enki; Brubaker Ed; Bonvi; Bottaro Luciano; Bunker Max; Burchielli Riccardo; Burns Charles; Buscema John; Byrne John;Caluri Daniele; Caniff Milton; Casini Stefano; Cassaday John; Castellini Claudio; Caza; Cho Frank; Clamp; Clowes Daniel; Colan Gene; Corben Richard; Corona Marco; Crumb Robert; Davis Alan; Delisle Guy; Dell'otto Gabriele; Di Giandomenico Carmine; Ditko Steve; Eisner Will; Ellis Warren; Franquin Andrè; Frazetta Frank; Gaiman Neil; Gatto Luciano; Giardino Vittorio; Gimenez Carlos; Gipi; Goscinny Rene; Gould Chester; Herge; Igort; Ikeda Riyoko; Jacovitti Benito; Kirbi Jack; Kubert Joe; Larcenet Manu; Lee Jim; Loisel Regis; Loustal; Magnus; Manara Milo; Matsumoto Leiji; Mattioli Bros; Mattotti Lorenzo; Mccay Winsor; Mccloud Scott; Mcfarlane Todd Mckean David; Mignola Mike; Millar Mark; Miller Frank; Moebius; Moore Alan; Morrison Grant; Nagai Go; Oesterheld Hector German; Pazienza Andrea; Peroni Carlo; Prat Hugo; Quino; Rosa Don; Ross Alex; Sacco Joe; Satrapi Marjane; Scarpa Romano; Scozzari Filippo; Sfar Joann; Sienkiewicz Bill; Smith Jeff; Spiegelman Art; Staino Sergio; Steranko Jim; Takahashi Rumiko; Tezuka Osamu; Thompson Craig; Toppfer Rodolphe; Toppi Sergio; Toth Alex; Trondheim Lewis; Vinci Vanna; Ware Chris; Windsor-Smith Barry; Wood Robin; Ziche Silvia;

Di seguito l'elenco dei personaggi di fumetti e manga (e quindi dei siti a loro dedicati) presenti nel libro:
Agente segreto X-9; Akira, Alack Sinner; Alan Ford; Archie; Asterix; Batman; B.C.; Beetle Bailey; Berserk; Blake e Mortimer; Blondie; Blueberry; Buck Rogers; Capitan America; Capitan Harlock; I cavalieri dello zodiaco; City Hunter; Commissario Spada; Conan Il barbaro; Corto maltese; Cyborg 009; Dampyr; Death Note; Detective Conan; Devil; Devilman; Diabolik; Dick Tracy; Doctor Strange, Doraemon; Dr Slump e Arake; Dragonball; Dylan Dog; Elfquest; E.C. Comics; I fantastici quattro; Felix the cat; Flash Gordon; Garfield; Gaston Lagaffe; Goldrake; Gundam; Hellblazer; Holly & Benji; L'incredibile Hulk; Iron man; Jeff Hawke; Jenny la tennista; John Doe; Julia; Justice legue of America; Krazy Kat; Lady Oscar; Lanterna Verde; Li'l Abner; Liottle Nemo; Lucky Luke; Lupin III; Mafalda; Magico Vento; Mandrake; Martin Mystere; Mazinga; Michel Vaillant; Mister No; Mortadelo Y Filemon; Naruto; Nathan Never; Nich Carter; One Piece; Peanuts; The Panthom; Pogo; Popeye; I Puffi; Rat-Man; Rocky Joe; Sandman; Il signor Bonaventura; Slam Dunk; Spider-Man; The Spirit; Superman; Tarzan; Tex; Thor; Tintin; Titeuf; L'uomo Tigre; V for Vendetta; Vampirella; I Vendicatori; Watchmen; Winx; Witch; Wonder Woman; X-Man; Zagor;
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09/12/2009 19:59



TITOLO: Mondo manga segreto, dal sol levante all'Italia
AUTORE: Antonio Grego
CASA EDITRICE: Seneca Edizioni
PAGINE: 159
COSTO: 9,95 €
ANNO: 2009
FORMATO: 17 cm X 12 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Nell'introduzione l'autore spiega che questo libro nasce per soddisfare la curiosità sul fenomeno editoriale dei manga. Inoltre vuole sfatare i luoghi comuni e i pregiudizi su questo medium giapponese. Certo che se lo scopo è anche sfatare i pregiudizi sui manga la copertina del libro non è un bell'inizio. Tralasciandone la bruttezza, che magari è voluta, i soggetti (giovani fanciulle discinte) sono il classico cliché dei denigratori delle opere giapponesi. Sempre a detta dell'autore il libro è indirizzato soprattutto a chi vuole conoscere i manga e non è un “esperto”. Infatti le prime 30 pagine del libro riportano un breve e superficiale riassunto sulla storia, la geografia e la cultura giapponese.
Una volta che si inizia a parlare di manga l'autore individua (e spiega) alcune caratteristiche dei manga che li rendono unici rispetto agli altri fumetti:
Differenze di livello culturale; differenze di livelli psicosociale (individualismo vs collettivismo); ruolo sociale dei personaggi; differenze nello sviluppo del mercato; ideogrammi vs scrittura sillabica.
Il successivo capitolo ripercorre la storia dei manga dalla loro nascita, nel 1862 con l'uscita della rivista The Japan Punch, fin ai giorni nostri, anche se dei “giorni nostri” c'è ben poco. Su Osamu Tezuka si afferma che è soprannominato “manga no kamisama” cioè “l'imperatore dei manga”, ma non era “il dio dei manga”? Infatti più avanti usa questa seconda definizione. Nello spiegare il formato delle edizioni economiche di manga si afferma che costano 180 yen, circa 1800 lira, lire? Ma sono anni che abbiamo l'euro come moneta! Infatti in seguito afferma che il costo è di 3 euro per ogni volume economico. Nel libro ci sono alcuni dati curiosi, secondo i sociologi giapponesi gli operai nipponici passano il 33% del loro tempo a leggere manga, gli impiegati il 15%. Gli scolari usano il 13% della loro paghetta per comprare manga. I dati sono del 1982, più di 25 anni fa.
Sono 2 le caratteristiche che differenziano i manga dai fumetti occidentali: La tecnica narrativa e lo stile grafico.
C'è una panoramica e un analisi sulle riviste di fumetti e i target a cui sono destinati.
E' interessante e condivisibile la risposta che l'autore formula alla classica domanda di un non conoscitore del disegno dei manga: “Perché i personaggi non sembrano giapponesi?”. Semplificando la risposta è che per i giapponesi loro sono disegnati come giapponesi, in base al loro vissuto culturale, a noi non sembrano giapponesi perché siamo italiani.
Vengono elencati un certo numero di mangaka famosi. Tra questi viene inserito anche Hayao Miyazaki, cui si ascrivono le opere di Lupin III, Conan il ragazzo del futuro, Il castello di Cagliostro, Mononoke e Nausicaa. Di tutte queste l'unico manga di Miyazaki è Nausicaa. Lupin III non è neppure suo. Di Conan e Mononoke non esiste nessun manga. Ho il dubbio che nel caso di Miyazaki si confonda il mangaka con il regista di serie e film d'animazione.
Il penultimo capitolo riguarda la contaminazione tra manga e fumetto. L'ultimo capitolo è sugli autori italiani che si sono ispirati ai manga: Stefano Tamiazzzo; Elena De Grimani; Alessandro Barbucci e Barbara Canepa; Massimiliano Frezzato; Andrea Accardi.
Alla fine del libro c'è un glossario ben fatto, che include anche termini non strettamente connessi col manga.

In conclusione il libro è un poco confusionario, in numerosi casi ripete gli stessi fatti più volte, e, secondo me ci sono un certo numero di errori. Comunque io non sono un lettore di manga quindi nello specifico delle storie e degli autori non mi addentro.
Direi che questo libro può essere indirizzato, visto anche il prezzo modico (per ii tempi che corrono...) verso chi non conosce nulla dei manga e vuole farsi una prima idea. Tipo il famigliare che vi assilla perché leggete manga o l'amico/a a cui si vuol cercare di far capire la nostra passione. Secondo me non è indirizzato a chi è un appassionato.
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10/12/2009 02:19



TITOLO: Manga Academica vol. 2, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 110
COSTO: 10,50 €
ANNO: 2009
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Dopo un anno è uscito il volume numero 2 di Manga Academica, questo implica che dovrebbe uscirne un volume all'anno. Dopo un anno è da apprezzare che il prezzo è rimasto invariato, anche se le pagine sono diminuite , 110 contro le 134 del primo volume.
In questo numero ci sono quattro tra articoli, tesi o studi sui manga e anime, più le recensioni di 3 libri e una piccola classifica di 10 siti su anime e manga da visitare.
Il primo interessantissimo scritto è di Marco Pellitteri ed è incentrato sulla saggistica di anime e manga. Fondamentalmente è una critica al settore allo scopo di avere studi più validi. L'autore individua 3 rischi in cui può incorrere chi decide di scrivere un saggio su anime e manga.
Scrivere un'opera meramente enciclopedica, come il Dizionario dei cartoni animati (citato quasi esplicitamente da Pellitteri), che si prefigge di essere dettagliato e omni comprensivo e poi incorre in errori e mancanze.
Scrivere saggi di volume ridotto su tematiche troppo ampie incorrendo in semplificazioni ed errori dovuti a fonti poco attendibili.
Scrivere saggi non analitici ma militanti, nei quali si difende a priori, seppur con affetto, il prodotto manga e anime.
Un altro problema che Pellitteri individua riguarda il fatto che vengono permesse tesi su anime e manga solo in talune facoltà: cinema; scienze della comunicazione, orientalistica. Mentre è difficile che agli studenti siano permesse tesi su anime e manga in facoltà come antropologia, sociologia, psicologia. E non risulta ci siano tesi che provengano da facoltà come economia o politica. Questo causa uno sbilanciamento nell'analisi delle tematiche riguardanti anime e manga.
Un'altra critica di Pellitteri è rivolta a quei saggisti che non riportano nei loro libri la bibliografia preesistente, sia quando ciò è dovuto ad ignoranza che quando è dovuto a malafede.
La parte finale del suo intervento spiega molto bene il perché della esiguità di saggistica tradotta dal giapponese all'italiano, quella in inglese è più accessibile essendo una lingua più conosciuta. Questo comporta una ulteriore mancanza di informazioni e dati per chi vorrebbe scrivere di e su anime e manga. Infine nota che l'Italia, nonostante sia il paese europeo con la maggior penetrazione di anime e manga, vanta pochissimi saggi tradotti in inglese. Questa ultima parte penso che sia collegata al fatto che il suo “Il drago e la saetta” dovrebbe essere tradotto in inglese.

Il secondo scritto è di Chiara Androne e riguarda come sono trattati gli anime e i manga su internet. Vengono analizzati i forum, i siti e i blog. Di ognuna di queste tipologie ne vengono citati e analizzati alcuni. Inoltre l'autrice fa alcune considerazioni interessanti, seppur troppo brevi, sui fansub e i mezzi che questi utilizzano per diffondere le “loro opere”, cioè il P2P.

Francesco Calderone fa una ricerca sui lettori di manga, lo studio ha analizzato anche altri aspetti complementari al manga: gli anime; i gadget; i libri; le colonne sonore o OST (BGM). Questo studio è stato eseguito su un campione di 150 persone e ha generato 3 tipologie (che vengono analizzate) di lettori di manga: i moderati; gli appassionati; i coinvolti. Personalmente non mi riconoscono per nulla in quella che dovrebbe essere la mia categoria, “i moderati”. Comunque la ricerca resta interessante. Nelle conclusioni si nota che nessuno delle 150 persone del campione può essere considerata un otaku, nell'accezione negativa giapponese, cioè un alienato sociale.

Il quarto scritto è forse il più interessante di tutti, è scritto da Asuka Ozumi e analizza le onomatopee (pare che ci siano più di 2000 onomatopee in Giappone) e gli ideofoni (ciuf ciuf, splash, sgrunt) nei manga e nei romanzi, e la loro difficile traduzione in onomatopee italiane (visto che nel nostro idioma vi sono solo 275 onomatopee).
Gli studiosi giapponesi fin dal 1978 hanno provveduto a definire per categoria le loro onomatopee.
Giongo: esprimono rumori della natura e suoni in generale, pinpon (il suono del campanello)
Giseigo: esprimono voci di essere umani o versi di animali, wanwan (l'abbaio del cane)
Giyogo: esprimono caratteristiche legate a sfere sensoriali differenti da quella uditiva relativa a esseri animati, urouro (bighellonare, gironzolare)
Gijogo: esprimono stati d'animo e sensazioni relative all'essere umano, zukinzukin (dolore acuto o pulsante)
Gitaigo: esprimono caratteristiche legate a sfere sensoriali diverse da quella uditiva relative a oggetti inanimati, kirakira (scintilio)
Tuttavia le categorie sono state semplificate a 2: giongo (giongo+giseigo) e gitaigo (gitaigo+gijogo+giyogo).
Vengono presi in esame un romanzo, Kitchen di Banana Yoshimoto, e due manga, Nana (vol 14) e Naruto (vol 30). Viene ben spiegato con esempi scritti come e perché sono state tradotte le onomatopee.
Nel romanzo le onomatopee sono state tradotte nel 1,4% dei casi con un'altra onomatopea; nel 9% con un avverbio; nel 28,3% con un aggettivo; nel 18,9% con un sostantivo; nel 10,4% con un verbo; nel 15,1% con perifrasi; nel 17% vengono omesse. Delle 365 onomatopee del romanzo l'85,7% erano gitaigo.
Nei 2 manga le onomatopee vengono tradotte con onomatopee italiane nel 17,4% dei casi; nel 1,1% con onomatopee inglesi; nel 48,4% con onomatopee italo-inglesi; nel 31,5% con traduzioni creative; nel 1,6% dei casi sono omesse. Nei 2 manga le 562 onomatopee erano per il 93,4% giongo e per il 6,6% gitaigo.
Le percentuali sono riferite al romanzo e ai 2 manga presi in esame.
In alcuni manga le onomatopee vengono lasciate in giapponese, in quei casi sarebbe necessario inserire una nota per la loro spiegazione.
Alla fine del libro sono riportate tre recensioni, la prima del libro Il fumetto in Giappone di Gianluca Di Fratta. La seconda sulla terza edizione di Mazinga Nostalgia di Marco Pellitteri (un po' di sano conflitto d'interessi). La terza sulla collana I Love Anime della Iacobelli Edizioni. In quest'ultima riferiscono correttamente che il prossimo numero sarà su Gundam, ma non scrivono che la collana non sarà più questa, ma Japan File.
Infine la top 10 (come è scritto nel libro) dell'informazione su anime e manga del web.
Visto il costo ragionevole del libro vale la pene di essere acquistato, e letto, ovviamente.
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