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La AnimeJappoManga biblioteca

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2010 20:03
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
14/12/2009 22:21



TITOLO: Quando i giapponesi fanno ding, altre curiosità dal sol levante
AUTORE: Keiko Ichiguchi
CASA EDITRICE: Kappa Edzioni
PAGINE: 157
COSTO: 12 €
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Questo è il secondo libro della Ichiguchi che leggo, anche se è il terzo che scrive (il secondo pare che me lo sia perso, lo recupererò), ed è simile al primo. L'autrice descrive la sua vita in Italia e la raffronta con quella in Giappone. Nella premessa scrive che lei non è una sociologa, quindi ciò che scrive ha solo una valore di racconto personale.
Il libro è diviso in 29 brevi capitoli, ne riporto una breve descrizione.
Cap 1: Riguarda le onomatopee sia scritte che nei fumetti, è molto interessante, peccato per la brevità.
Cap 2: Sui dialetti giapponesi, in particolare quello di Osaka, la sua città natale.
Cap 3: Sempre sul dialetto di Osaka. Quando l'autrice traduce dall'italiano al giapponese in realtà lo fa in del dialetto di Osaka (previa autorizzazione), perché le viene più immediato e veloce.
Cap 4: Un tentativo interessante di spiegare il fatto di cronaca capitato qualche tempo fa a 2 turisti giapponesi che vennero truffati a Roma, facendo loro pagare un pranzo 700 €.
Cap 5: Un fatto capitato a Parigi all'autrice.
Cap 6: Il racconto di una giornata alle terme giapponesi.
Cap 7: Il racconto di una giornata di vacanza al paese natio dei genitori.
Cap 8: Una descrizione dei rari atti di bullismo scolastico (ijime) cui le fu testimone durante gli anni della scuola elementare negli anni 70.
Cap 9: Quello che forse è il precursore di ijime, il ko-nai boryuku, cioè picchiare gli insegnanti.
Cap 10: Spiegazione del criterio di valutazione numerico, hensa-chi, degli studenti, quando lei era alle medie, e sulle frustrazioni che questo “marchio” generava negli alunni. Frustrazioni che scatenavano anche atti violenti.
Cap 11: Sempre sul bullismo scolastico racconta dell'esistenza fin dagli anni 80 di una serie che affrontava queste tematiche, con un taglio simile alla serie GTO (quest'ultima parte è una mia considerazione).
Cap 12: Una descrizione di alcuni comportamenti autoritari violenti nel liceo che frequentò.
Cap 13: Le punizioni corporali sugli studenti da parte dei docenti e i suicidi scolastici.
Cap 14: Descrive il primo caso di suicidio di uno studente a causa di atti di bullismo nel 1986.
Cap 15 e Cap 16: L'autrice spiega la sua vita nell'università pubblica che frequentò.
Cap 17: Ancora la vita universitaria dell'autrice oltre ai primi colloqui di lavoro.

Purtroppo passa dai racconti di fatti quotidiani alle analisi politiche
Cap 18: Sue considerazioni sull'esercito di autodifesa giapponese e varie critiche agli USA. Queste ultime sono inerenti ai metodi dell'occupazione dopo la guerra, dimenticandosi, forse, il “come mai?” gli USA li occuparono e riscrissero la loro costituzione.
Cap 19: Affronta le ultime elezioni politiche giapponesi (estate 2009). Indipendentemente dalle e idee politiche (che io non ho capito, ma penso neppure lei) il capitolo è un bel caos.

Per fortuna ritorna alle considerazioni non politiche
Cap 20: Come mai le ragazze giapponesi camminano in modo strano? La tradizione? Il fisico? La modo kawaii?
Cap 21: In questo capitolo spiega il suo desiderio di essere “sepolta” nel santuario buddista di isshin-ji, dove diventerà parte delle statue del budda fatte col cemento e le ceneri dei defunti.
Cap 22 e Cap 23: Un bel racconto di un funerale giapponese, quello della sua nonna.
Cap 24: Le differenze sul fidanzamento e il matrimonio tra Giappone e Italia.
Cap 25: Qualche curiosità sul matrimonio giapponese. Per esempio si può celebrare la cerimonia (in modo da tranquillizzare i parenti, visto che le convivenze non sono ben accette) e poi sposarsi legalmente più avanti, anche anni dopo.
Cap 26: Le discriminazioni verso la donna giapponese.
Cap 27: Attraverso la spiegazione di alcuni neologismi giapponesi si elencano altre situazioni discriminanti verso la donna. Konkatsu (attività per trovare un futuro marito), komadam (giovani donne sposate che portano sempre abiti firmati e gioielli costosi), make-inu (donne sconfitte, sopra i 30 anni e single), aro-for (le donne di 40 anni, quelle che una volta erano komadam), younmama (donne giovanissime già sposate e con figli).
Cap 28: Nuova analisi politica un mese dopo le elezioni, questa volta il capitolo non è confuso come il 18 e il 19.
L'ultimo capitolo è una serie di fumetti che l'autrice disegnò per una rivista giapponese, dove lei spiegava ai suoi concittadini cosa significa vivere in Italia per una giapponese. Peccato che le strisce qui riportate sia poche, sono divertenti e ne dovrebbero pubblicare un volume intero, lo comprerei!


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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
17/12/2009 03:10



TITOLO: Power+Up, come i videogiochi giapponesi hanno dato al mondo una vita extra
AUTORE: Chris Kohler
CASA EDITRICE: Multiplayer.it Edizioni
PAGINE: 300
COSTO: 15 €
ANNO: 2008
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Ho scelto di inserire un libro sui videogiochi perchè tratta solo ed esclusivamente quelli giapponesi, mentre molti altri titoli fanno una panoramica più mondiale.
Questo bel libro è stato scritto nel 2005, quindi non riporta i fatti fino ad oggi, da un americano, quindi si riferisce sempre all'impatto che i videogiochi giapponesi ebbero in Usa, non in Europa o in Italia.
Nel secondo capitolo si parla della nascita delle prime società di videogiochi più importanti e dei primi videogiochi, come Space Invaders della Taito e Pac-man della Namco. La Namnco inizialmente distribuiva solo i videogiochi dell'americana Atari, la Taito vendeva distributori automatici di vodka.
Nel terzo capitolo si analizza molto dettagliatamente la storia della Nintendo e del suo maggiore genio, Shigero Miyamoto. La Nintendo fu fondata nel 1889 e produceva carte da gioco di grande qualità, le hanafuda. Viene narrata la storia della nascita di Donkey Kong e le innovazioni di questo gioco, cioè l'esistenza di una trama. Inizialmente l'omino coi baffi si chiamava Jump-man, ma quando si trattò di esportare il coin-op era necessario dargli un nome diverso. Quel giorno, durante la riunione, entrò nell'ufficio il proprietario dello stabile per riscuotere l'affitto, si chiamava Mario Segali. Il nome di Mario fu poi usato anche nei successivi capitoli giapponesi di Donkey Kong. Nel capitolo vengono approfondite tutte le console Nintendo e tutti i videogiochi più importanti, compreso Zelda.
Nel quarto capitolo si analizzano i GDR giapponesi, Dragon Quest e Final fantast. La nascita della Square, la carriera di Hironobu Sakaguchi e dei suoi Final Fantasy, che fu chiamato così perché al termine della sua realizzazione (del primo FF) sarebbe tornato a studiare per laurearsi, invece siamo arrivati al tredicesimo capitolo della saga fantasy.
Il quinto capitolo è incentrato su un tema poco analizzato, e quindi ancor più interessante, la musica nei videogames e i videgames musicali. E' narrata la nascita sia dei primi concerti orchestrali live che la produzione delle prime audiocassette e cd di ost. C'è una esauriente (fino alla pubblicazione del libro) discografia di Nobuo Uematsu, il compositore delle ost di Final Fantast, comprensivo di commento ai cd. Vengono analizzate anche le opere musicali di Yasunori Mitsuda, Chrono Trigger e Xenogears. Infine si passa alla nascita dei videogiochi musicali, come Parappa the rapper, Um Jammer Lammy, Vi-Ribbon, Beat mania, da cui nacquero i DDR. Inoltre sono presenti giochi come Donkey Konga e Gitaroo-man.
Nel quinto capitolo è spiegata lo storia di 2 gaijin londinesi, Dylan Cuthbert e Giles Goddard, che lavorarono in Giappone allo sviluppo di giochi per la Nintendo.
Il settimo capitolo ha un soggetto anch'esso, come il quinto, poco analizzato, il collezionismo di videogiochi giapponesi, cioè il retrogamming giapponese. Si descrive in che punti del quartiere dell'elettronica di Akihabara a Tokyo si possono trovare negozi che vendono videogames vecchi e nuovi, oltre a consigli sul come acquistare al meglio. La descrizione dei luoghi dove trovare questi vecchi videogiochi non si limita a Tokyo, ma spazia per tutto il Giappone, bisogna vedere se le informazioni sono ancora attuali. Il capitolo è anche un'analisi sul collezionismo e il retrogamming giapponese in generale.
Anche l'ottavo capitolo si sofferma su un aspetto poco comune, le problematiche della traduzione, degli adattamenti e della localizzazione. Purtroppo (e ovviamente) queste interessanti considerazioni riguardano il processo dal Giappone agli Usa, l'Europa e l'Italia non sono considerate. I videogiochi quando sono esportati negli Usa subiscono varie modifiche: di simboli, grafiche, di gioco, di linguaggio, culturali e di doppiaggio.
Il capitolo numero nove è dedicato ai Pokèmon, ai loro creatori e alla Nintendo.
Il decimo capitolo cerca di valutare il futuro dei videogiochi giapponesi, un futuro che però è stato superato dai tempi, visto che il libro è del 2005.


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Età: 54
Sesso: Maschile
04/01/2010 01:27



TITOLO: Goldrake, antologia di racconti robotici (incluso CD-ROM)
AUTORE: di autori vari a cura di Gianluca Di Fratta
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 173
COSTO: 14,5 €
ANNO: 2009
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Questo libro contiene più racconti di fan-fiction ispirati a Goldrake, nel CD-ROM ci sono i tributi di fan-art. Personalmente non sono un estimatore della fan-fiction, ne comprendo il senso (la passione che la motiva), ma non mi piace il genere, quindi il mio giudizio negativo è “falsato” da ciò. I racconti presenti nel libro sono di lunghezza varia, da poche pagine, anche una sola, a qualche decina. Dare un giudizio sui singoli racconti non mi sembra corretto, per il motivo spiegato precedentemente, mi limiterò a riportare i titoli dei racconti, l'autore/autrice e di cosa tratta:

Duke Fleed, di Milena Signorile (una poesia)
Profugo, di Maria Teresa Chiapparotto (sull'incontro tra Actarus e Procton)
Arrivano gli spaziali, di Cristiano Brignola (sull'arrivo delle truppa di Vega, ma con una storia differente dall'anime)
Una nuova vita, di Stefania Madonna (sull'incontro tra Actarus e Procton)
Venusia, di Andrea Orefice (una poesia)
L'UFO venuto dal crepuscolo, di Andrea Orefice (Actarus e Alcor contro un UFO di Vega)
Il tuo affezionato nemico, di Chiara Ba (Hydargos che racconta perché salvò la vita a Goldrake, puntata 7)
Puoi chiamarmi Actarus, di Cristiano Brignola (Goldrake e il Grande Mazinga)
Goldrake contro Mazinkaiser, di Andrea Pressburger (Goldrake è obbligato a combattere contro la terra Alcor pilota il Mazinkaiser per ostacolarlo)
Specchio delle miei brame, di Chiara Ba (un monologo di Lady Gandal sconvolta dalla sua trasformazione da piccola vecchia a faccia di donna)
Calma apparente, di Roberta Elli (difficile da spiegare)
Goldrake e Mazinkaiser contro King Gori, di Andrea Pressburger (vedi titolo)
Sorpresa per te, di Chiara Ba (Zuril e il figlio)
La resa dei conti, di Roberta Elli (Actarus e Venusia)
Sconfitta, di Jan Matteotti (Tetsuya nell'ultima punta de Il Grande Mazinga)
Il dono, di Roberta Elli (su Venusia)
Ti guardo dormire, di Stefania Madonna (poesia)
Ricordi, di Chiara Ba (Actarus su Fleed ripensa agli amici rimasti sulla Terra)
Celebrazioni, di Andrea Pressburger (Alcor va su Fleed con Mazinga Z per le celebrazioni della vittoria su Vega)
L'ultima notte, di Roberta Elli (...ehm...Actarus e Venusia)

Nel CD-ROM ci sono alcuni disegni su Goldrake è i trailer di filmati in 3D fatti dagli appassionati (cd4 Team e GT Group), i filmati si possono reperire anche su internet. Per ultimo nel CD-RON c'è Ecce robot di Daniele Timpano, una breve rappresentazione teatrale sull'invasione dei cartoni jappo.
Il libro è consigliato agli appassionati di fan-fiction e/o agli appassionati di Goldrake, sconsigliato a tutti gli altri. Il solo CD-ROM allegato al volume non è un buon motivo per acquistare il libro, è abbastanza scarno.
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Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
07/01/2010 21:28



TITOLO: Kyoko mon amour, vent'anni di manga giovanile
AUTORE: Alessandro Del Gaudio
CASA EDITRICE: Edizioni Il Foglio
PAGINE: 168
COSTO: 15€
ANNO: 2009
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

In questo saggio vengono analizzati, tramite le opere di 5 mangaka,i manga giovanili/sentimentali pubblicati in Italia. L'autore del libro specifica che non è un libro sugli shojo, ma sui quei manga indirizzati anche ai maschi, oltre che alle ragazze. L'arco temporale del libro è di 20 anni, parte da Maison Ikkoku del 1980 fino a Beck del 2000, però non prende in esame la totalità dei manga di questo genere, ma i più importanti di Rumiko Takahashi, Mitsuru Adachi, Izumi Matsumoto, Masakazu Katsura e Harold Sakuishi. Ogni capitolo esamina la carriera dei mangaka sopracitati e le loro opere più rappresentative nell'ottica del libro.
Il capitolo su Rumiko Takahashi, dopo una breve illustrazione di Lamù e Ranma 1/2, si concentra su Maison Ikkoku e One Poud Gospel.
Il capitolo su Mitsuru Adachi approfondisce Touch e Rough, quello su Izumi Matsumoto i manga Kimagure Orange Road e Sesame Street, per Masakazu Katsura sono stati scelti Present from Lemon, Video Girl Ai e I''S. L'ultimo mangaka è Harold Sakuishi e il suo Beck.
Tralasciando Harold Sakuishi, che non conosco, le considerazioni sugli altri mangaka e sui loro manga sono interessanti, l'unica pecca del libro è la sua brevità. Su Maison Ikkoku, Touch, KOR e VGA potevano essere fatti approfondimenti maggiori, ma anche sugli altri titoli in generale, visto anche il costo non basso del libro.
[Modificato da La Visione 06/02/2010 12:16]
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Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
05/02/2010 00:14



TITOLO: Leggero il passo sui tatami
AUTORE: Antonietta Pastore
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 186
COSTO: 13,5 €
ANNO: 2010
FORMATO: 18 cm X 12 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano


L'autrice racconta le sue esperienze di vita in Giappone, in cui ha vissuto dal 1977 per 16 anni. Quindi i suoi ricordi/racconti si riferiscono ad un Giappone non attuale. Forse talune abitudini e costumi possono essere mutati nel 2010, nonostante ciò il libro resta piacevole, ed a tratti molto divertente, quasi esilarante, comunque sempre interessante. Da notare che l'autrice passa da un iniziale stato di adorazione per il Giappone e i giapponesi ad certa insofferenza per i loro difetti. Terminando gli ultimi anni di soggiorno in uno stato meno entusiasta dell'inizio, ma non più negativo.
I racconti del suo passato giapponese sono intervallati sia da quelli sulla sua vita privata che da considerazioni sul paese e i suoi abitanti.
Il libro è composto da 23 piccoli capitoli, ad ognuno corrisponde un suo ricordo. Inizialmente avevo pensato di riportare, anche brevemente, il contenuto di questi capitoli, ma rischierei di svelare il dipanarsi degli eventi. Riporterò, quindi, solo il loro titolo, che non sempre ne lascia intuire il contenuto:

Orientamento; Scomoda intimità; Un eccessivo senso del dovere; I requisiti minimi; Scarpe, pantofole e ciabatte; Una fila di vecchiette in kimono; Si apre uno spiraglio; L'offerta del professor Yasuda; Un bagno fuori programma; Col dovuto rispetto; Solo un paio di foto; Il fantasma del tunnel; Dentro la magia; Delusione d'amore; Meglio tardi che mai; Serata danzante; L'imperdonabile mancanza del signor Suzuki; Saggezza di nonna; Lutto non troppo stretto; Brave persone; L'eleganza è ipocrita; Un caritatevole strappo al regolamento; L'addio.
[Modificato da La Visione 05/02/2010 00:14]
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Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
06/02/2010 12:12



TITOLO: Anche i giapponesi nel loro piccolo s'ìncazzano, nuove curiosità dal sol levante
AUTORE: Keiko Ichiguchi
CASA EDITRICE: Kappa Edzioni
PAGINE: 158
COSTO: 12 €
ANNO: 2007
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Questo secondo libro della Ichiguchi, che io ho recuperato solo ora, sembra meno ordinato degli altri 2. Pur riproponendo lo stesso schema, piccoli capitoli esplicativi (più o meno) di un tema/ricordo/esperienza, il filo logico è tenue e le informazioni interessanti paiono minori, Il primo e il terzo, soprattutto, li ritengo migliori.
Di seguito la descrizione sommaria di cosa contengono i 28 capitolini, anche se talvolta i temi trattati in un capitolo sono molti, quindi non riportabili in toto:

Cap 1: Come si sale sul treno in Giappone, cioè, una spinta e via!
Cap 2: Quando nasce, e da dove, il termine “moe”? Nel 2003 venne pubblicato un vocabolario d'inglese per l'università, il suo nome era “”Moeru Eitango” (Vocabolario d'inglese Moeru), che gli studenti abbreviarono subito in “Moe Tan”. La caratteristica principale di questo nuovo vocabolario era che le illustrazioni vedevamo come protagonista una ragazzina dolce e carina, e le frasi in inglese citavano manga ed anime. Il verbo “moeru” e l'aggettivo “moe” derivano da questo dizionario. Per gli otaku giapponesi “moeru” significa “amare platonicamente”, ma con un leggero tocco di sensualità.
Cap 3: Nel 2006 in Giappone nacque una mania particolare per le donne, la “megane – danshi”, cioè il fascino degli uomini con gli occhiali.
Cap 4 e 5: Le differenze negli shojo da quando li leggeva l'autrice rispetto ad oggi.
Cap 6: In Giappone baciarsi in pubblico non va bene.
Cap 7: Una delle scene classiche in manga ed anime è l'innamoramento sul treno.
Cap 8: La scuola giapponese nei suoi vari gradi d'insegnamento.
Cap 9: Gli esami d'ammissione al liceo e all'università.
Cap 10: L'autrice si reca ad una normale fiera di fanzine, 45000 espositori e 150000 visitatori!
Cap 11: La descrizione dei siti archeologici di Asuka.
Cap 12: L'automummificazione o “sokushinbutsu”.
Cap 13: Le differenze tra il film The Grudge giapponese e il remake statunitense.
Cap 14: La storia antica sulla nascita del Giappone. Peccato che la Ichiguchi, a proposito della stirpe imperiale, affermi che risale “ininterrottamente” dall'imperatore Jinmu fino ai giorni nostri. Allora è proprio vero che i libri di storia scolastici giapponesi raccontano falsi storici ormai stra appurati?
Cap 15: Spiegazione veloce della fine dell'epoca Edo e dell'apertura forzata agli occidentali.
Cap 16: La storia della squadra di samurai shinsengumi, costituita e sciolta alla fine del periodo Edo.
Cap 17: La fine dello shinsengumi e dei suoi più famosi membri: Okita, Kondo e Hijikata.
Cap 18: L'autore del manga “Kenshin, samurai vagabondo” ha ampiamente preso spunto dai personaggi storici dello shinsengumi, qui ne vengono indicati alcuni.
Cap 19: La storia di 3 eroi dell'inizio dell'era Meiji: Takamori Saigo, Kogoro Katsura e Ryoma Sakamoto.
Cap 20: Il periodo Sengoku (quello di Inuyasha) e i suoi 3 più importanti personaggi storici: Nobunaga Oda, Hideyoshi Toyotomi, Ieyasu Tokugawa.
Cap 21: Breve storia delle geisha.
Cap 22: Le geisha nel Giappone moderno, locali, termini, prassi, costi. In questi 2 capitoli sulle geisha l'autrice specifica più volte che non sono assolutamente prostitute, ma alla fine si spinge fino ad affermare che “Se proprio bisogna trovare una similitudine, potremmo dire che il rapporto che s'instaura (tra la geisha e il cliente) è come quello di un figlio con la propria madre”. Cioè li coccolano e li viziano finché si attengono alle regole. Mi sembra un paragone un poco esagerato.
Cap 23: Qualche aneddoto sul “salutarsi” in Giappone ed in Italia.
Cap 24: Come si comportano i giapponesi incazzati.
Cap 25: La vita da extracomunitaria dell'autrice in Italia, ovvero i problemi per ottenere il permesso di soggiorno. Giustamente la Ichiguchi racconta i timori di non vedersi confermato il permesso di soggiorno (anche a causa dei continui cambi legislativi e di una certa xenofobia strisciante). Mi è parso, però (magari sbaglio), che la sua lamentela sia principalmente dovuta al fatto che lei è giapponese, mica una extracomunitaria. Cioè le secca essere considerata extracomunitaria nonostante provenga da un paese democratico, ricco ed avanzato. Ribadisco che magari ho avuto una sensazione errata.
Cap 26: Racconti di persone che parlano sui mezzi pubblici al telefonino ad alta voce.
Cap 27: L'autrice cerca di sfatare alcuni luoghi comuni sul Giappone, esaltando, invece, i lati positivi della sua nazione.
Cap 28: Prendendo spunto dal suo manga “1945” spiega alcuni suoi punti di vista su politica e società, oltre a rievocare il periodo bellico del suo manga. Purtroppo in un passaggio fa una similitudine tra la shoa e le 2 atomiche sganciate sul Giappone. Ma gli ebrei non avevano fatto del male a nessuno, furono sterminati solo perché ebrei. I giapponesi (che appoggiavano quasi totalmente l'imperatore e il governo) massacrarono milioni di persone e scatenarono una terribile guerra di conquista e distruzione. Le 2 atomiche non furono sganciate all'improvviso, ma solo dopo aver chiesto la resa del Giappone, che rifiutò, anche dopo lo sgancio della terribile prima atomica. Ci vole la seconda per convincere l'imperatore e il governo a capitolare. Allora è vero che i libri di storia scolastici giapponesi sono molto indulgenti sul loro passato bellico.

Il libro si conclude con le simpatiche strisce a fumetti, presenti anche nel terzo libro e non nel primo, sulla sua vita a Bologna e in Europa.
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
14/02/2010 19:53



TITOLO: Ventura e sventura dei gesuiti in Giappone (1549-1639)
AUTORE: Adriana Boscaro
CASA EDITRICE: Cafoscarina
PAGINE: 325
COSTO: 18 €
ANNO: 2008
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Raro nelle librerie di Milano

Il seguente saggio storico ripercorre quello che è chiamato il “secolo cristiano” giapponese, cioè il periodo che va dall'arrivo del gesuita Saverio nel 1549 alla cacciata di tutti gli stranieri dal Giappone nel 1649. In realtà un primo contatto fra occidentali e giapponesi avvenne nel 1543 con dei naufraghi portoghesi, il cui capitano era Jorge Alvarez, che scrisse una prima relazione sull'incontro e le loro abitudini. Relazione che fu letta dal gesuita Saverio, che ne rimase entusiasta, tanto da spingerlo a colloquiare a lungo col primo giapponese convertitosi al cattolicesimo, Anjiro. Quest'ultimo gli fornì numerose informazioni, molte errate, che fecero credere a Saverio che i giapponesi avrebbero accolto con fervore la nuova religione cristiana. Per esempio si convinse che in Giappone esistesse una divinità simile al nostro dio, Dainichi. Quindi iniziò a predicare in nome di Dainichi, fin quando non comprese che il termine dainichi indicava anche il membro maschile. Allora passò ad utilizzare il termine Deus, ma i monaci monaci buddisti lo storpiarono subito in “dai uso”, “grande bugia”, riferito alle religione cristiana. Secondo Saverio i giapponesi oltre a desiderare fortemente di convertirsi (mentre desideravano commerciare e per questo si convertirono), erano stupefatti per il lungo viaggio dei missionari. In realtà erano si stupefatti, ma in senso negativo, perché si chiedevano come mai, se i paesi d'origine dei missionari erano così ricchi, questi venissero in Giappone a far proseliti. In pratica li consideravano dei bugiardi o dei frustrati, che in patria non riuscivano ad avere fama.
La conversione dei giapponesi era spesso (non sempre) spinta dai daimyo locali, che avevano compreso che le navi dei portoghesi (cariche di merci preziose) attraccavano più facilmente nei porti dove i gesuiti erano accettati e dove c'era un loro seguito religioso. Di contro Valignano aveva compreso che le conversioni erano maggiori nei luoghi dove attraccavano le navi portoghesi, quindi scrisse al Papa per chiedergli di obbligare i capitani portoghesi, pena la scomunica, a far scalo solo ed esclusivamente dei porti di Daimyo che permettessero il cristianesimo, e mai nei porti di Daimyo che perseguivano i i gesuiti.
Ancora nel 1552 il signore di Yamaguchi, Otomo Yoshishige, che fu uno dei maggiori protettori dei gesuiti, concedendogli un tempio li identificava nei documenti ufficiali come monaci buddisti, che diffondevano una nuova setta. Nagasaki, inizialmente solo un porto, fu ceduta ai gesuiti da Omura Sumitada, battezzato col nome di Bartolomeo, i missionari ne fecero una città prospera.
Anche Oda Nobunaga si erse a difensore dei gesuiti, li stimava intellettualmente, oltre a considerarli avversari dei suoi nemici i monaci buddisti, quindi suoi alleati naturali. Senza contare che con i gesuiti arrivavano le navi i portoghesi con gli archibugi e i cannoni. Alla morte di Oda Nobunaga gli successe Toyotomi Hideyoshi, che divenne kampaku (reggente). Inizialmente quest'ultimo fu disponibile versi i gesuiti, ma nel 1587 promulgò il primo editto di espulsione. Toyotomi Hideyoshi aveva deciso di eliminare alla radice ogni possibile forma di opposizione al suo nuovo governo, l'aumentare di numero dei Daimyo cristiani gli faceva temere (come Nabunaga coi monaci buddisti) che quel clero straniero, obbediente ad un re straniero, lo potesse rovesciare. Nell'editto si permetteva di rimanere agli stranieri che commerciassero senza fare proseliti religiosi. Comunque, fra alti e bassi, i gesuiti riuscirono a convincere il kampaku a farli restare, seppur in maniera semi ufficiale. Oltre all'episodio di San Felipe (1596) e al sacrificio dei 26 martiri (1597) Toyotomi Hideyoshi era malfidente verso i missionari cristiani a causa delle diatribe interne far i vari ordini ecclesiali: gesuiti, domenicani e francescani.
Nei 3 periodi in cui Valignano viaggiò in Giappone si occupò di varie questioni, religiose e materiali: la formazione di un clero indigeno e i problemi di morale; il Cerimoniale per i missionari in Giappone; il Sumario del las cosas de Japòn; Nagasaki e la situazione finanziaria della missione; la stampa gesuita; l'ambasceria inviata in Europa.
Per l'ambasceria di 4 giovani rampolli nobili giapponesi inviati in Europa nel 1582, Valignano si raccomandò per iscritto che ad essi si facessero sempre e solo vedere le grandiosità e la potenza della chiesa cattolica e dei re cristiani. Dovevano essere sempre controllati, mai muoversi da soli, e mai dovevano essere testimoni di fatti che potessero far loro dubitare della ricchezza dell'Europa. In questo modo, al loro ritorno in patria, avrebbero potuto convincere gli altri signori del Giappone che i missionari non mentivano a proposito di ciò che avevano raccontato sull'Europa.
Toyotomi Hideyoshi morì nel 1598, a lui succedette, dopo una serie di guerre di successione, Tokugawa Ieyasu, che era ancor più diffidente verso i missionari cristiani e il cristianesimo. Tokugawa Ieyasu (e i suoi successori) estirpò ogni possibile opposizione allo suo shogunato, e comprese subito che l'influenza del cristianesimo (e del Papa cattolico) sarebbero potuti essere in futuro destabilizzanti. Nel 1614 il cristianesimo venne definito jakyo (dottrina perversa) e posto al bando. I Tokugawa iniziarono l'inquisizione contro i cristiani, affidandola a Inou Chikugo no kami Masashige, che usava svariate torture per abiurare i cristiani, tra cui la “ana tsurushi” (la tortura del pozzo). I cristiani venivano legati e appesi a testa in giù sopra un pozzo pieno di escrementi, quindi venivano calati con la testa dentro il pozzo, per evitare che morissero per il sangue alla testa gli veniva incisa una ferita sulla fronte, che permetteva al sangue di defluire. Nel 1633 riuscì a far abiurare il gesuita viceprovinciale Christoavo Ferreira, che sopportò quella terribile tortura per sole 5 ore. Questo duro colpo indebolì notevolmente la credibilità dei missionari, inoltre Ferreira prese il nome giapponese di Sawano Chuan e nel 1636 scrisse un'opera contro il cristianesimo. Man mano i Tokugawa procedettero nella loro opera di isolazionismo (sakkoku), nel 1639 espulsero tutti gli stranieri, ad eccezione degli olandesi, che furono confinati nell'isola di Deshima, perché erano considerati non influenzabili dal Papa, quindi utili al solo fine del commercio. Per provare la loro indipendenza dal papato gli olandesi bombardarono, su richiesta giapponese, il castello di Hara, dove si erano asserragliati i rivoltosi di Shimabara. La rivolta di Shimabara del 1637 fu fatta passare dallo shogun come una rivolta cristiana, in realtà i contadini si ribellarono al al signore locale, Matsukura Katsuie, che li vessava con tasse doppie rispetto alla legge. Capo dei rivoltosi divenne il giovane cristiano giapponese Amakusa Shiro, in questo modo fu facile trasformare una ribellione dovuta alla fame in una ribellione religiosa.
Dopo aver cacciato gli stranieri, tranne gli olandesi a Deshima, rimaneva il problema di estirpare il cristianesimo e i cristiani giapponesi. Per smascherali li si sottoponeva al fumie (calpestare le immagini), chi calpestava le immagini di Cristo o della Madonna era lasciato libero. Nacquero così i kakure kirishitan (cristiani occulti), cioè giapponesi che accettarono di fare pubblicamente fumie, ma rimasero devoti in segreto. Allo scopo di gettare discredito sul cristianesimo fu molto utile Fabian Fucan (Fukansai Habian), che scrisse un libro di confutazione sulla religione straniera, il “Ha Daiusu” (Contro i cristiani). Fabian Fucan era un giapponese convertito, molto erudito in campo religioso, che si conquistò un notevole credito tra i gesuiti. Nel 1620, dopo numerosi anni in cui era scomparso, ritorna come apostata, probabilmente frustrato dal divieto per i nativi giapponesi di diventare padre gesuita. Nell'ottica di eliminazione del cristianesimo vennero pubblicate varie opere letterarie, che erano in genere di 2 tipi: gli Ha Kirishitan, che confutavano le idee cristiane, e i Kirishitan Monogatari, di carattere popolare.
Il penultimo capitolo del saggio riguarda Gerolamo De Angelis, che, intorno al 1621, fece una carta geografica di Ezo (l'Okkaido attuale), patria degli Ainu, e fu il primo occidentale a mettervi piede.
L'ultimo capitolo contiene 12 documenti originali del periodo (tradotti), le tematiche sono varie:
Documento 1: La lettera di Jorge Alvarez in cui dava le prime notizie del Giappone.
Documento 2: La lettera in cui Saverio riportava le informazioni sapute da Anjiro.
Documento 3: Una lettera sempre di Saverio prima di partire per il Giappone.
Documento 4: Una lettera di Saverio, ma dal Giappone (Kagoshima 05/11/1549).
Documento 5: Una lettera del gesuita padre Gaspar Vilela da Kyoto e Sakai il 17/08/1561.
Documento 6: La trascrizione della cessione di Nakasaki ai gesuiti il 09/06/1580.
Documento 7: Una lettera scritta da Valignano al Generale della Compagnia dei gesuiti a Roma, in cui gli fa sapere le sue preoccupazioni per il futuro della missione in Giappone. In particolare si lamenta del divieto di formare un clero indigeno ed informa di quali provvedimenti ha preso per meglio essere accettato dai giapponesi.
Documento 8: La risposta del Generale della Compagnia dei gesuiti alla precedente lettera di Valignano, in cui Aquaviva critica alcune decisioni di Valignano.
Documento 9: La contro risposta di Valignano a Aquaviva. Dove Valignano cerca di far capire al suo superiore che in Giappone le usanze sono opposte a quelle occidentali, e che, se si vuole evangelizzare il paese, bisogna adattarsi a queste usanze.
Documento 10: Una lettera di padre Organtino a Aquaviva.
Documento 11: La relazione di Gerolamo De Angelis sul regno di Ezo e sugli Ainu. Sono descritte le loro usanze, la lingua, le armi, i vestiti, la religione (in realtà la sua quasi assenza), la corporatura, oltre a varie considerazioni su questo misterioso popolo.
Documento 12: La traduzione integrale dello Ha Daiusu di Fabian Fucan contro il cristianesimo.
[Modificato da La Visione 14/02/2010 19:55]
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20/02/2010 02:32



TITOLO: Giappone perduto, viaggio di un italiano nell'ultimo Giappone feudale
AUTORE: Enrico Hillyer Giglioli
CASA EDITRICE: Luni Editrice
PAGINE: 243
COSTO: 18 €
ANNO: 2005
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Nel 1866 la pirocorvetta Magenta della Regia Marina italiana partiva per un viaggio lungo 3 anni, con lo scopo di instaurare rapporti diplomatici ed economici con le nuove nazioni dell'oriente. Inoltre il viaggio si prefiggeva il fine di raccogliere dati scientifici, campioni naturalistici per supportare la nuova teoria darwiniana.
Questo viaggio fu raccontato da Enrico Hillyer Giglioli, naturalista ed etnologo, e testimoniano di un Giappone alla fine del suo periodo feudale e dei samurai, dove la spedizione diplomatica/commerciale sostò due mesi, luglio e agosto del 1866.
Il libro è scritto come un diario, però l'ordine cronologico dei fatti non è sempre rispettato. Giglioli descrive minuziosamente, come uno scienziato può fare, tanti aspetti di quel Giappone, i capitoli sono abbastanza corti, sempre piacevoli ed interessanti. La lettura e resa piacevole anche dal tipo di italiano scritto, termini ormai desueti, ma belli da leggere.
Di seguito ne darò conto senza un ordine ben preciso, riporterò alcuni fatti più curiosi, ma molti altri ne contiene questo libro.
Al primo impatto Giglioli è sorpreso dalla pulizia ed ordine della case (scrive: “Neppure in Olanda si giungeva ad una tale perfezione”), oltre che della pulizia personale dei giapponesi. Racconta dei bagni pubblici, è imbarazzato dal fatto che le persone restino nude, anche in presenza dell'altro sesso. Nota acutamente che le nozioni di decenza e pudore inculcate a noi europei per i giapponesi non valgono.
Rimane affascinato dal suono del giapponese, che considera molto simile a quello dell'italiano.
La polizia giapponese era efficiente anche nel 1866, Un membro dell'equipaggio riuscì a farsi vendere una piccola spada da un giapponese. Un mese dopo, in un altra città, 2 yakunin (poliziotti) salirono a bordo del Magenta mostrando i 3 napoleoni d'oro usati per la compravendita, e chiedendo la restituzione dell'arma, in quanto era un reato vendere armi agli stranieri.
Descrive gli stabilimenti termali, l'industria della carta, l'agricoltura, il riso, il baco da seta, e tutto ciò che ruota intorno a queste attività.
Giglioli, accennando all'arrivo del commodoro Perry nel 1854, che obbligò lo shogun ad aprire al commercio il Giappone, non nasconde un comprensibile (per i suoi tempi) orgoglio per la potenza dell'occidente.
Passa quindi alla descrizione di Yokohama, il porto di libero commercio con gli stranieri, il quartiere europeo, le concessioni, l'amministrazione della città e della giustizia da parte degli occidentali. Rende conto delle violenze contro gli europei da parte dei samurai che non accettarono l'arrivo degli stranieri (e quindi alla fine della loro casta guerriera), riportando i fatti del tempo: “Tutti [gli occidentali] furono attaccati per di dietro e a tradimento; tutti erano [sempre gli occidentali], forse, armati, ma non ebbero tempo di resistere: il primo fendente [dei samurai] era quasi sempre mortale”. A causa di ciò, prosegue Giglioli, visto che il governo giapponese non fu in grado di proteggere gli occidentali, questi furono “obbligati” a far stanziare truppe militari (inglesi e francesi) a Yokohama. Riporto una frase che rende l'idea di come la pensassero gli occidentali a quei tempi: “... il governo di Edo [non avendo protetto gli occidentali né catturato gli assassini]... aveva attirato sopra il proprio paese il disonore di una occupazione armata per parte straniera”.
Raccontando dell'arrivo della stampa straniera a Yokohama accenna ad un settimanale storico per i giapponesi, pubblicato dagli inglesi, era il Japan Punch. Settimanale di caricature umoristiche, di cui anche la Magenta fu vittima, e fumetti (non come gli attuali), probabilmente l'antesignano dei manga.
Un occidentale, quasi sempre single, nella sua casa a Yokohama aveva vari servitori: la musume (una via di mezzo tra una moglie ed una concubina), il kotsukai (servitore personale), il betsuto (il palafreniere, questi formano una corporazione speciale e tutti sono coperti di tatuaggi, degli yakuza???), un cuoco e un compratore (solitamente cinesi), l'ultimo è in pratica il maggiordomo.
Giglioli passa a descrivere il quartiere giapponese di Yokohama. A proposito dei bottegai giapponesi racconta che si può stare nei loro negozi quanto si vuole, spostare la merce, esaminarla, criticarla, non comprare nulla, e, nonostante ciò, si verrà salutati con un gentile “sayonara”. Scrive: “Quanto non avrebbero da imparare i nostri bottegai e piccoli commercianti!”. Pare che la cortesia giapponese verso i clienti abbia radici molto antiche, come antiche paiono essere le radici della scortesia dei negozianti italiani verso i loro clienti...
Descrive il quartiere notturno di Yokohama, gankiro, con le sue case di prostituzione, che lo rattristano molto, in quanto le giovani fanciulle vengono esposte come delle merci.
Fa un accenno al culto dei o-conco sama e o-manco sama, e al fatto che gli europei fossero scandalizzati da tanta immoralità, visto che erano usati pure come giocattoli per i bambini. Gilgioli si chiede se, invece di scandalizzarsi, non sarebbe stato più saggio indagare sull'origine di quel culto. Peccato che alla fine non spieghi per nulla cosa fossero questi oggetti osceni. Forse il periodo non lo permetteva, si poteva solo sottintenderlo.
Giglioli rimane sorpreso dalla quantità di giocattoli per bambini che si trovano nelle botteghe, e del loro esiguo prezzo. Suggerisce che sarebbe interessante farne uno studio psicologico.
Passa quindi a rendere la parte della trattativa diplomatica tra il plenipotenziario italiano e il rappresentante dello shogun, allo scopo di aprire un trattato italo-giapponese simile quello “accettato” dai giapponesi con Francia, Usa ed Inghilterra.
Spiega in maniera abbastanza dettagliata le vicende (pre e post) che portarono all'apertura forzosa del Giappone nel 1854. Interessante perché è uno stralcio del punto di vista di un occidentale di allora.
Segue la parte in cui descrive Yedo (Tokyo), quando la delegazione italiana vi si sposta per concludere il trattato.
Durante uno spostamento a cavallo, Giglioli e i suoi compagni, incontrano un daimyo ostile allo shogun e agli stranieri. Dopo dei momenti di tensione gli italiani galopparono via (sic...), i samurai, oltre a scagliare loro contro alcune pietre, li apostrofarono con: “To-gin, to-gin! Baka! Baka!” To-gin sarebbe gaijin (straniero), mentre baka è abbastanza ovvio. Era usato anche nel 1866!
Prima di partire definitivamente da Yedo, Giglioli vide una delle spianate dove si eseguivano le sentenze capitali, suzukamori. “Su una rozza tavola di legno, alzata di circa l'altezza d'un uomo da terra su due pali, era una testa recisa, sostenuta in posizione naturale da una base di argilla sanguinolenta”. Su una tabella c'erano le motivazioni della condanna.
Descrive la passione dei giapponesi per i fiori degli alberi da frutto: susini, peschi, mandorli e ciliegi. Durante il periodo primaverile della fioritura i “buoni borghesi” andavano ad ammirarli con le famiglie.
Nel penultimo capitolo del libro Giglioli analizza i giapponesi dal suo punto di vista di studioso di etnologia. Nel valutare l'origine dei giapponesi si dilunga molto (in maniera interessante) sugli Ainu, che lui chiama Aino. Informazioni sul popolo di Yeso del 1870, che lui nel suo viaggio non ha mai visto, riporta notizie di altri studiosi e dei giapponesi. Si sofferma su vari aspetti dei costumi e della società giapponese: il vestiario, l'acconciatura, la nascita, il matrimonio, l'adulterio, l'amore per la prole, le classi sociali, il carattere e il seppuku.
L'ultimo breve capitolo si occupa degli accadimenti in Giappone dopo la partenza della Magenta, il 1° settembre 1866, la caduta dello shogunato o bakufu nel 1868 e la restaurazione Meiji.


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TITOLO: Il mondo dei manga, introduzione al fumetto giapponese
AUTORE: Thierry Groensteen
CASA EDITRICE: Granata Press
PAGINE: 80
COSTO: 18000 £
ANNO: 1991
FORMATO: 24 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Questo saggio sui manga, probabilmente il primo in italiano, è una traduzione integrale di quello francese, ovviamente dello stesso autore. Quindi i rimandi al fumetto francese in rapporto ai manga sono continui, mentre non sono quasi mai nominati i fumetti italiani.
Il susseguirsi di pubblicazioni specialistiche sui manga (e gli anime) degli ultimi anni ha reso superate le informazioni di questo titolo del 1991, rimane comunque un saggio interessante. Quando fu pubblicato rispondeva bene alla necessità di conoscere i manga, che iniziavano ad affacciarsi (in Francia, ma anche in Italia) sul mercato editoriale, quindi non è, e non vuole essere, un'opera esaustiva sui manga, ma, come recita il sottotitolo del libro: “una “introduzione al fumetto giapponese”.
Il primo capitolo è una veloce escursione cronologica del manga, dall'introduzione delle tecniche di disegno dalla Cina nel VI/VII secolo al 1989. Groensteen elenca le date e i mangaka che secondo lui hanno fatto la storia del fumetto giapponese.
Il secondo capitolo si addentra nella realtà industriale/editoriale dei manga in Giappone. Ci sono molti dati sulle pubblicazioni, il numero di riviste, le copie, gli autori etc Ovviamenti questi dati sono della fine degli anni 80.
Il terzo capitolo può essere considerato ancora attuale, riguarda l'estetica e i contenuti dei manga rispetto ai fumetti occidentali. L'autore prima analizza i vari generi di manga, in seguito si concentra su come è fatto il manga: onomatopee, impaginazione, dialoghi, censure, violenza, la resa del movimento, i primi piani etc.
Il quarto capitolo esamina la trasformazione di un manga di successo in anime, analizzando brevemente i “cartoni animati giapponesi”. L'autore apprezzo i lungometraggi d'animazione giapponesi per le loro qualità artistiche, ma molto meno le serie tv, che considera scadenti. Motivo della qualità scadente (per l'autore) che l'autore spiega bene, nelle poche righe che dedica all'argomento. Peccato che, oltre a non avere sempre ragione (perché ce ne sono anche di ottima qualità), non prende in esame altri fattori di qualità delle serie televisive: la trama avvincente, i contenuti, la caratterizzazione dei personaggi.
Ad Osamu Tezuka è riservato tutto il quinto capitolo.
Nel sesto capitolo l'autore sceglie 25 mangaka e ne fa una breve biografia: Fujio Akatsuka, Tetsuya Chiba, Fujiko Fujio, Machiko Asegawa, Hiroshi Hirata, Ryoichi Ikegami, Shotaro Ishimori, Rakuten Kitazawa, Hayao Miyazaki (che in realtà ha fatto un solo Nausicaa...), Shigeru Mizuku, Go Nagai, Shinji Nagashima, Keiji Nakazawa, Ippei Okamoto, Katsuhiro Otomo, Takao Saito, Sanpei Shirato, Shigeru Sugiura, Suiho Takagawa, Rumiko Takahashi, Akira Toriyama, Yoshiharu Tsuge, Ryuichi Yokohama.
L'ultimo capitolo è per una domanda: “I manga, prodotto d'esportazione?”.
Direi che, essendo ormai nel 2010, possiamo rispondere proprio di si!


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21/02/2010 19:20



TITOLO: Card Captor Sakura e Hime, Strike n° 13
AUTORE: Alessandro Giovanni e Alessia Passetti
CASA EDITRICE: Edizioni Lo Vecchio
PAGINE: 50
COSTO: 4500 £
ANNO: ?
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Speciale su Card Captor Sakura e Hime (Un fiocco per sognare un fiocco per cambiare), la parte sulla prima è preponderante rispetto alla seconda, in totale una pubblicazione di nessuna utilità. Su Card Captor Sakura c'è la trama della serie, il manga, i personaggi, la sigla, i cd delle sigle pubblicati i Giappone. Su Hime (Un fiocco per sognare un fiocco per cambiare) c'è ben poco, la trama in breve, la lista delle puntate con una brevissimissima trama, la sigla.
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21/02/2010 19:22



TITOLO: Sailor Moon, new manga pocket
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Lo Vecchio
PAGINE: 47
COSTO: 5000 £
ANNO: 1998
FORMATO: 15 cm X 12 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Questo è un libricino del 1998, che vuole anche essere una piccola agenda e/o un diario, infatti contiene 9 pagine per la rubrica telefonica e altre 9 per appunti personali, comunque le pagine inerenti la serie è maggioritaria (47). Le informazioni sono quelle basilari della serie: la storia, i personaggi (Sailor Moon, Sailor Mercury, Sailors Mars, Sailor Jupiter, Sailor Venus, Luna, Artemis, Tuxedo Kamen), la sigla, il film, ed un piccolo dizionario con i termini della serie.
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21/02/2010 19:24



TITOLO: Evangelion, new manga pocket
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Lo Vecchio
PAGINE: 47
COSTO: 5000 £
ANNO: 1998
FORMATO: 15 cm X 12 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Questo è un libricino del 1998, che vuole anche essere una piccola agenda e/o un diario, infatti contiene 9 pagine per la rubrica telefonica e altre 9 per appunti personali, comunque le pagine inerenti la serie è maggioritaria (47). Le informazioni sono quelle basilari della serie: la storia, i personaggi, i mecha, i 2 film, “i misteri”. Ben 6 pagine (su 47 non è poco) sono dedicate al primo videogioco (ai tempi) sulla serie: Evangelion: la fidanzata di ferro (o Vergine di ferro). Gioco per Win95 giapponese di genere avventuroso che narra l'arrivo di una nuova studentessa che s'innamora di Shinji.
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28/02/2010 13:05



TITOLO: Mobil Suit Gundam, trent'anni nello spazio, volume 1 della collana “Japan Files”
AUTORE: Davide Castellazzi
CASA EDITRICE: Iacobelli
PAGINE: 124
COSTO: 12,5 €
ANNO: 2010
FORMATO: 21cm X 15cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Il saggio di Castellazzi è incentrato solo ed esclusivamente sulla prima serie, riporto le 3 motivazioni dell'autore a questa scelta: Molte serie successive hanno scarso nesso con quella originaria; Sarebbero necessari numerosi volumi per affrontare tutte le serie; Il libro è un omaggio al trentennale della serie.

Il prezzo è diminuito, di 2 euro rispetto ai titoli delle collana “I love anime”, quindi un fatto positivo.
Questo primo numero della nuova collana “Japan Files” è impostato in maniera differente dalla precedente collana. Scomparsi (per fortuna) i colori psichedelici delle pagine, che ne rendevano ardua la lettura (tipo pagina blu con scritte viola...).
Le foto sono tutte in bianco e nero fino a pagina 64, da questo punto fino a pagina 80 ci sono solo immagini a colori con le didascalie. Immagini, seppur belle, di cui si sarebbe potuto anche fare a meno (si possono tranquillamente reperire su internet o tramite art book) aumentando, invece, la parte di analisi sulla serie.
Ecco, l'analisi sulle tematiche della serie, che non mancherebbero, sono ridotte al lumicino, accennate e basta. Strana una scelta del genere da parte di Castellazzi, che non manca delle conoscenze in merito. La gran parte del libro è basata su “curiosità”, anche interessanti, meno sull'analisi.
Per esempio è spiegata la genesi del termine Gundam. Inizialmente la serie doveva intitolarsi Freedom Fighter Gunboy (Juyu Senshi Gunboy), dove Gun (pistola) era riferito all'arma principale del robot, e Boy (ragazzo) era riferito al pilota. Dato che nell'elaborazione della serie le tematiche sulla libertà (freedom) era molte si cambio “Boy” con “Dom”, ottenendo “Gundom”, poi modificato da Tomino in “Gundam”.

I capitolo sino 8:
1.La nascita di Gundam – La serie televisiva
2.Storia del Mondo di Gundam – Un universo fittizio estremamente realistico
3.Alcune fonti di ispirazione – I romanzi di Robert A. Heinlein
4.Mobil Suit Gundam RX-78-2 – Radiografia di un robot da guerra
5.I manga di Gundam – Da Yu Okazaki a Kazuhisa Kondo
6.Il manga di Yoshikazu Yasuhiko
7.Il piccolo Haro – Una mascotte per Gundam
8.Gundam in Italia – Adattamenti e produzioni autoctone

Le ultime 2 parti sono una “Gundam Encyclopedia, con tutti i termine della guerra di un anno. E le testimonianze dei fan della serie. In pratica le testimonianze dei fan sono state spostate alla fine del libro, mentre nella precedente collana erano distribuite in tutto il saggio. Mi pare che siano anche aumentate di quantità. Pagine che, come per le immagini a colori, potevano essere utilizzate per una maggiore analisi della serie. Alla fine, secondo me, per i fan della serie, che altrimenti non avrebbero preso questo libro, è abbastanza superfluo leggere i commenti di altri fan della serie, per questo ci sono i forum e gli amici.

[Modificato da La Visione 11/03/2010 20:34]
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11/03/2010 20:27



TITOLO: Gli Spietati di Takao Saito, Golgo 13. Schegge 3 – Saggistica tascabile
AUTORE: Maurizio Ercole
CASA EDITRICE: Musa Edizioni
PAGINE: 28
COSTO: 3000 £
ANNO: 1997
FORMATO: 16 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Biografia di Takao Saito e una breve, ma esauriente, analisi di Golgo 13, il suo manga più famoso. Inoltre sono analizzate alcune altre opere: Gekiga, shosetsu Yoshida gakko (I racconti della scuola Yoshida), Kumotori Zenbei (Zenbei, il ladro di nuvole), Dingo, Itemae busoku (Il nobile Itemae), Gekigaza shotaiseki (Posti prenotati per gekiga), Survival.

Ho conoscenza che della stessa collana sono stati pubblicati:
Schegge 1 – Hayao Miyazaki viaggio nel mondo dei bambini
Schegge 2 – Go Nagai una genesi demoniaca
Schegge 4 – Le follie di Nantokanarudesho!
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11/03/2010 20:29



TITOLO: Le follie di Nantokanarudesho! Schegge 4 – Saggistica tascabile
AUTORE: Alberto Corradi e Saburo
CASA EDITRICE: Musa Edizioni
PAGINE: 31
COSTO: 3000 £
ANNO: 1997
FORMATO: 16 cm X 11 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

Nantokanarudesho! non è una serie o un insieme di storie auto conclusive, ma è un gruppo di racconti supervisionati o direttamente creati da Hisashi Eguchi. Le tematiche sono molto particolari, horror, grottesche, storie scabrose, non sense, ironiche, ma tutte violano la normalità della società giapponese.
Nantokanarudesho! È un'espressione che significa “la rassegnazione ad un futuro senza speranza, al monotono trascorrere di esistenze che non aspettano altro che lo sguardo compassionevole di un fato crudele ed indifferente alla vita degli uomini”.
Molti genitori giapponesi hanno proibito ai figli di leggere Nantokanarudesho!, cosa che l'autore trova un merito, e la dimostrazione che il suo obbiettivo è stato raggiunto.

Ecco alcuni titoli dei racconti di Eguchi:
The Thomas borthers: tratta l'amore tra due fratelli gemelli gay che gestiscono un bar.

Seishun ni hikari are (Nella gioventù c'è la luce): la storia d'amore tra Chigusa, cieca dall'età di 5 anni, e il suo innamorato Haruki. Ora Chigusa, grazie ad un'operazione agli occhi riacquisterà la vista, tante le sue speranze su quello che vedrà...

Kanojo wa maiasa, Tozaisen (Lei, ogni mattina sulla linea Tozai): uno studente vede tutte le mattina una sua coetanea, affascinante e taciturna, se ne innamora, ma lei...

Nangina hitobito (Gente tormentata), in quanti modi si può torturare un occhio umano.

Umera e sua zia (non c'era il titolo): Umera (storpiamento di Gamera) è un lucertolone alla Godzilla, che con sua zia (altra lucertolona) cattura i vagoni della metropolitana e li frigge cibandosene. Una satira sul sovraffollamento dei mezzi pubblici giapponesi.
Nel saggio tascabile della Musa Edizioni è riportata anche la trama dettagliata dell'OAV di Nantokanarudesho!

Ho conoscenza che della stessa collana sono stati pubblicati:
Schegge 1 – Hayao Miyazaki viaggio nel mondo dei bambini
Schegge 2 – Go Nagai una genesi demoniaca
Schegge 3 – Gli Spietati di Takao Saito, Golgo 13
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11/03/2010 20:31



TITOLO: Robots, Tin Toy Dream, T, Kitahara Collection
AUTORE: Teruhisa Kitahara
CASA EDITRICE: Chronicle Book San Francisco
PAGINE: 111
COSTO: 12,5 €
ANNO: 1985
FORMATO: 26 cm X 18 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet

In questo libro fotografico sono raccolte le immagini dei pezzi più pregiati della collezione di Teruhisa Kitahara, composta di 10000 giocattoli robotici degli anni 50 e 60. Da pagina 90 si possono ammirare le foto dei giocattoli i Astroboy, Fantaman, vari Ultraman, Big X, Par Man, vari Tetsujin 28 Go. Nelle ultime 10 pagine ci sono le descrizioni, in inglese, di alcuni personaggi dei giocattoli.

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29/03/2010 00:51



TITOLO: Eureka, speciale Giappone
AUTORE: Castelli e Silver
CASA EDITRICE:
PAGINE:
COSTO: 12€
ANNO: Numero 11/12 novembre/dicembre 1983
FORMATO:
REPERIBILITA': Reperibile su internet o alle fiere

Dopo il numero di “if, orfani e robot” dello stesso anno questa è la seconda pubblicazione in assoluto riguardante i manga e gli anime, oltre che il Giappone.
Vine riportata una cronologia dell'invasione degli anime e del fenomeno in Giappone. E' sfatato il mito che i cartoni giapponesi fossero fatti al computer, quindi anche nel 1983 i giornalisti seri le informazioni veritiere potevano reperirle, se volevano.
Segue una dettagliata, per i tempi, analisi delle opere di Osamu Tezuka, e di quello che fino al 1983 era arrivato in Italia.
Inoltre il numero di Eureka contiene una breve serie di informazioni su:
lingua giapponese, i libri in italiano ed inglese sul paese del Sol Levante, i mostri alla Godzilla, il cinema giapponese, la televisione giapponese, la musica, gli Home Computer, la cucina.
Nel totale un numero che, per quando fu pubblicato, dava una serie di informazioni valide.
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29/03/2010 00:54



TITOLO: Otaku World, il mondo dei manga e degli anime
AUTORE: Davide Castellazzi
CASA EDITRICE: Cartoon Club
PAGINE: 48
COSTO: 7€ (variabile)
ANNO: 1998
FORMATO: 22 cm X 24 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet o alle fiere

Questo è un supplemento al numero 59 di Fumo di China del luglio 1998. Non è propriamente un saggio sugli otaku, anche per la sua brevità, ma un serie di informazioni sul fenomeno giapponese, ed in parte sulle differenze con quello italiano, ma prevalentemente sull'otaku jappo. Le immagini (in bianco e nero) sono numerose, tanto da ridurre al minimo la parte scritta.
Non poteva mancare la definizione di otaku e la spiegazione della sua nascita.
“Taku” è una parola di origine cinese che significa “propria casa”, mentre “o” è un prefisso onorifico che viene utilizzato per indicare la casa altrui. Probabilmente il termine otaku venne usato dallo scrittore Akio Nakamori nel 1983, per descrivere tutti coloro che nutrono una passione smodata per qualcosa.
L'indice di questo libricino informativo comprende:
Otaku, chi sono e cosa vogliono;
Il mercato e le riviste, viaggio nel mondo di carta;
Dojinshi, i fumetti fai da te;
Manga & Anime & Merchandising, potenza della sinergia;
Ce l'ho manca, collezionismo all'ultimo stadio;
Quando la finzione supera la realtà, il caso Fire Bomber (un gruppo musicale della serie animata Macross)
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
04/04/2010 03:12



TITOLO: Gli ultimi pagani, appunti di viaggio di un etnologo poeta
AUTORE: Fosco Maraini
CASA EDITRICE: BUR
PAGINE: 202 (123)
COSTO: 7,5 €
ANNO: 2001
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Fosco Maraini racconta la vita di tre popolazioni dell'Asia, due di queste riguardano il Giappone, la recensione si sofferma su queste (quindi 123 pagine). I due gruppi etnici giapponesi sono quelli degli Ainu e degli Ama.
Nel 1985 la popolazione Ainu ammontava a circa 25000 persone, quasi tutti meticci di giapponesi e russi.
La religione Ainu attribuisce agli animali della foresta un'anima immortale, il più venerato è l'orso. La cerimonia in cui l'anima dell'orso veniva inviata nella sua dimora celeste si chiama “iyomande”, ed è uno dei riti principali della loro religione, Maraini racconta gli Ainu attraverso questo rito. Iyomande (kuma-matsuri) significa “farlo partire” e può essere riferito, oltre che ad un animale, anche a un oggetto. L'autore partecipò a due iyomande, nel 1954 (villaggio di Kotan sulle sponde del lago Kutcharo) e nel 1971 (nel villaggio di Nibutani). Secondo Maraini il rito del 1954 fu uno degli ultimi autentici iyomande, infatti gli anziani Ainu (ekashi) morirono poco dopo, e con loro le tradizioni che i giovani avevano sostituito con la cultura del popolo Shamo (i giapponesi).
Nella tradizione l'orso dello iyomande era il cucciolo di una madre (o padre) uccisa durante la caccia. Il cucciolo veniva tenuto al villaggio, nutrito (se era nel periodo dell'allattamento una donna del villaggio lo allattava al suo seno, usanza scomparsa nei secoli passati), e riverito. Arrivato ai 3 o 4 anni di età, col rito dello iyomande, il cucciolo veniva “restituito” ai genitori e agli avi. L'uccisione dell'orso non è un sacrificio agli dei, perché l'orso stesso è un dio. Gli Ainu, colmandolo di doni, lo rimandavano dai genitori pieno di cibo ed oggetti, e l'orso, per gli Ainu, era consapevole e felice del suo destino. Lo iyomande non aveva una cadenza regolare, avveniva ogni 3 o 4 anni o anche più.
Nel 1954 Maraini si recò nell'Hokkaido, e con l'aiuto di due studiosi giapponesi riuscì ad organizzare uno iyomande. Lo organizzarono perché gli Ainu del villaggio Kotan erano divenuti così poveri, a causa delle privazioni della guerra e degli anni successivi, che avevano venduto tutti gli abiti tradizionali, inoltre non possedevano neppure un orso per il rituale e neppure il cibo e i materiali per effettuarlo. Gli abiti tradizionali furono prestati dal museo di Kushiro e l'orso fu comprato da un villaggio Ainu vicino. In quel 1954 le donne anziane avevano ancora il contorno della bocca e le mani tatuate, mentre quelle giovani già non si tatuavano più.
Nel 1971 Maraini assistette ad un altro iyomande a Nibutani. La generazione di vecchi ekoshi del 1954 erano scomparse, e con loro gran parte del rito originario. Dopo un periodo di disinteresse durante gli anni 50 e 60, i giovani Ainu ricominciarono a seguire le tradizioni, ma per puro interesse turistico. Dovettero recuperare molta parte dei riti tramite pubblicazioni o documentari. Durante il secondo iyomande raccontato da Maraini si era perso il suo senso religioso, era diventata una rappresentazione per turisti, debitamente pagata. Maraini per questo non giudica male i giovani Ainu, si limita ad osservare le differenze rispetto a quello del 1954, celebrato dagli ekashi di prima generazione. Nel 1985 lo iyomande non ha più un carattere meramente turistico, ma più di riappropriarsi delle tradizioni Ainu, una rivendicazione identitaria, politica, comunque non religiosa come nel 54.
Esiste un altro gruppo etnico che conserva tratti peculiari, seppur assimilato (più degli Ainu) ai giapponesi), si tratta degli Ama. Una popolazione dedita alla pesca del mollusco awabi, compito riservato esclusivamente alle donne, che si tuffano in apnea fino a 20 metri di profondità. Grazie a questo ruolo le donne Ama hanno un ruolo più importante nella famiglia e nella vita del villaggio rispetto alla media delle donne giapponesi. Gli Ama tendono a sposarsi con altri membri del villaggio, quindi mantengono una distinta identità antropologica e culturale. Gli ideogrammi Ama significano Donna-Mare e Uomo-Mare. I giapponesi considerano gli Ama bravi nei loro lavori, ma fondamentalmente primitivi ed animaleschi. Maraini nel 1954 si recò sull'isola di Hekura, composta di circa 300 case, per girare un documentario sulla pesca dell'awabi.. Inizialmente gli Ama di Hekura non collaboravano al progetto di Maraini, e neppure concedevano la loro fiducia agli stranieri, specialmente le pescatrici Ama. Un giorno Maraini va a pescare col suo fucile da immersione, accompagnato da una donna americana della troupe documentaristica. Al rientro Maraini ha preso un pesce Tai e gli viene in mente di chiedere alla sua accompagnatrice di rientrare abbigliata come le pescatrici Ama, cioè vestendo solo con gli slip, a seno nudo. Sperando che le pescatrici Ama vedendola prendessero fiducia, ma in un villaggio Ama vedere una donna semi nuda è come vedere un albero nella foresta. Fu il pesce pescato da Maraini e specialmente il fucile subacqueo ad attirare l'attenzione della popolazione a a rompere il ghiaccio. Così Maraini riuscì a farsi assegnare 4 pescatrici Ama per il documentario, pagando il relativo mancato introito delle pescatrici. Precedentemente al fatto della pesca col fucile subacqueo il capo villaggio si era rifiutato di distogliere le donne Ama dal loro lavoro. In questa occasione Maraini chiese al capo villaggio il perché fossero solo le donne, invece degli uomini, a pescare. Questi rispose che le donne sono più resistenti degli uomini, sopportano più a lungo il freddo dell'acqua, hanno più fiato e sono più tranquille. Anticamente si tuffavano anche gli uomini, ma rendevano di meno. Gli uomini Ama assistono le pescatrici dalla barca, tirando con tutta la loro forza il cavetto che le donne si legano alla vita e che serve ad aiutarle alla risalita quando l'aria inizia a mancare. Una delle Ama disse a Maraini che gli awabi diminuivano di anno in anno, che forse erano in troppe a pescare (circa 200), e per questo c'era chi doveva tuffarsi oltre i 20 metri di profondità, cosa faticosissima. Ogni Ama faceva immersioni di 45-50 secondi, talvolta un minuto, dopo una ventina di immersioni 8un'ora circa di lavoro) si riposavano per 30 minuti. A mezzogiorno pranzavano e si riposavano un po' di più, poi ritornavano a lavoro fino alle 16/17 del pomeriggio. Tutto questo da giugno a settembre, il periodo degli awabi, spesso col cattivo tempo ed il freddo. Nonostante questa dura vita le Ama, ma anche gli uomini, godevano di ottima salute, ed erano molto longevi, inoltre le morti durante il lavoro erano molto rare, tanto che quando capitavano se ne parlava per anni.
[Modificato da La Visione 04/04/2010 03:17]
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
04/04/2010 03:14



TITOLO: Death Note, uno studente modello e il dio della morte, volume 2 della collana “Japan Files”
AUTORE: Davide Caci
CASA EDITRICE: Iacobelli
PAGINE: 168
COSTO: 12,5€
ANNO: 2010
FORMATO: 21cm X 15cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

In questo secondo numero della collana “Japan Files” ci sono ben 40 pagine in più rispetto al primo numero (e alla collana “I love anime”), purtroppo gran parte sono dedicate ad immagini. Oltre alle immagini presenti in ogni pagina, che sono in bianco e nero e non infastidiscono la lettura (come capitava nella collana “I love anime”), c'è una raccolta di immagini a colori e di foto di cosplayers (di Death Note) di 30 pagine della parte centrale del libro, infine le ultime 13 pagine sono il “the best” delle immagini (in bianco e nero) della serie animata. Di queste ultime 13 pagine non ne vedo proprio l'utilità, ma anche delle altre 30 pagine a colori, visto che per reperire immagine della propria serie preferita è preferibile usare internet o gli art book.
Detti i lati negativi del libro, che temo saranno riproposti in tutti i successivi numeri come nei precedenti, passo ad elencare quelli positivi, cioè il contenuto scritto, che ho trovato molto interessante, forse anche per il fatto di essere la prima ed unica produzione saggistica su Death Note.
Inizialmente viene riassunta la trama del manga, che non differisce molto da quella dell'anime. Ci sono le biografie dei due autori, Takesho Obata (disegni) e Tsugumi Oba (autore letterario). Non sapevo assolutamente che il nome di quest'ultimo sia uno pseudonimo, non si è neppure certi se sia un uomo o una donna, ma pare sia una donna. Inoltre alcuni delle “fissazioni” di Elle, la passione per il the e la sua postura da seduto, pare siano copiate da lei(?). C'è una trama sintetica dei 12 volumi del manga e dei romanzi ispirati alla serie. Vengono abbastanza bene analizzati tutti i personaggi della serie, compresi quelli minori. C'è una valutazione dei tempi e dei luoghi in cui si svolge la storia e sulle simbologie e le tematiche cristiane presenti. La parte scritta termina con una disamina sull'anime e le sue differenze con il manga, oltre che una breve descrizione dei film live e delle colonne sonore.
Da notare, fatto positivo, che per la prima volta nelle due collane della Iacobelli sono presenti le note di spiegazione ai termini poco noti.
Nel totale un bel libro, rimane il rammarico che sarebbe potuto essere più bello se, al posto di tutte quelle (superflue) immagini, ci fosse stato più scritto.
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