CAPITOLO 4
Tanto per non perdere le sane abitudini consolatorie, anche se stavolta consolador non vi e' stato, posto il nuovo capitolo della saga, e non so se ne seguiranno altri, visto che per i prossimi due viaggi in Brasile non ci vado
Andavo ormai avanti e indietro per il ponte come un rospo azzoppato. Molti pensieri attanagliavano la mia mente fuorviata dal rattusame e dalla porcaggine, e io non trovavo risposta ai miei perché. Trombare o non trombare era la domanda che più mi stava devastando il mononeurone cervellotico. E si, ero a tre giorni dal Brasile, questa terra piena di quintali di fica, tonnellate di culi, e un po’ di tetta.
Avevo promesso a me stesso sull’onore di Greyskull che non dovevo andare a mignotte, ma il richiamo di quelle ceppe pelose diveniva sempre più forte man mano che ci avvicinavamo a Paranagua.
Il 4 giugno eravamo in rada, il porto era chiuso per cattivo tempo, e non potemmo nemmeno andare alla fonda, perché vuoti e la nave rollava troppo, così facemmo avanti e indietro per un periodo che divennero quasi 2 giorni. Infatti entrammo il 6 pomeriggio, con ormeggio alle 19:00. Io alle 20 ero di guardia fino a mezzanotte, per cui mi dovetti scordare di andare all’internet point. Però si partiva il mattino dopo, quindi sarei potuto benissimo andare al Conquistador, ma nonostante le continue telefonate di Elaine, la mia calda missionaria, preferii non andare a terra. Tuttavia, quando tornai in cabina, la mia mente fu invasa da peli di sorca viaggiatori, e quando mi resi conto di cosa stesse facendo la mia mano senza che avessi dato l’input, avevo già tirato il collo alla gallina…anzi al gallo…
Diversa fu la situazione a Santos. Arrivammo sempre in orario proibitivo per me, potevo uscire solo a mezzanotte, e due erano le soluzioni. O andavo a missionarie, o mi rintanavo in cabina. Ero più tentato per la seconda opzione, quando l’allievo, si mise nelle mie orecchie come un moscone malefico “E dai, usciamo! Ci pigliamo una birra, ci divertiamo e torniamo presto!”
MMMHHHH, non mi convinceva, ma comunque avevo bisogno di uscire un pò dalla nave.
Non so il perché, ma appena finì il mio turno di guardia, mi fiondai a farmi la doccia con particolare attenzione alle parti intime…uhauahuahuahuahuahuahuahua.
Era la mezza che scendemmo dalla rampa, prendemmo la lancia che ci portò dall’altro lato del fiume e prendemmo il taxi. Con grande culo da parte nostra, il tutto fu spesato dall’agenzia…
Come previsto, l’unico locale aperto a quell’ora era l’ABC.
“Tonì, stasera non trombi, anche se ti salta addosso tutto un harem!” fu il mo pensiero appena aprii lo sportello del taxi.
Mai pensiero umano era stato così fasullo nella sua cruda verità.
Non feci manco tempo ad arrivare all’ingresso dell’ABC, che due culi si misero a sculettare davanti a noi. “App a Maronn, accumenzamm bell” (poffarbacco, cominciamo bene)
Entrammo insieme alle due tipe che già ci consideravano i loro uomini per la serata, ci sedemmo al tavolino mentre mani rovistavano sotto i vestiti delle donzelle palpando ora una chiappa, ora un capezzolo, e si faceva a gara a chi slinguazzava di più…uhauhauhauhauhauhauhauhauha
Marò, mi rendo conto di aver battuto il mio record. Un tempo resistevo ai richiami sorchici per 40 secondi, stavolta avevo battuto il tempo a 25 secondi scarsi.
Una birretta per cominciare. Oddio, un bottiglione da un litro di birra a testa ci scolammo, dopodichè, trascinato dalla musica del locale, mi venne la brillante idea di chiederle se le andava di ballare, visto che zompetteava come un’ape sulla sedia. Lei disse subito si e io mi ricordai che come ballerino sono peggio di quelli di Full Monty all’inizio del film…
Al che notai il suo occhio languidamente lascivo e, prendendo la palla al balzo dissi “e se invece facessimo un po’ di ginnastica materassistica?”
“What?”
“Poi ti spiego!”
Ci fiondammo in albergo, cazzarola se era bello. Tutto lussuoso…Entrammo in camera, ampia e spaziosa, tutta specchi, e con un grande letto circolare al centro. Su una delle pareti a specchio c’erano un cuofano di pulsanti che mi sembrava la cabina di pilotaggio del braian condor. Premetti un bottone a caso e il letto iniziò a girare, marò il letto che girava, le palle che mi giravano ancora di più perché dovevo tornare presto a bordo…un giramento globale, insomma.
Sul tavolino c’era pure il menù, rigorosamente scritto in portoghese, così ci accontentammo di prendere 2 campari. Nell’attesa che i drink arrivassero, ci buttammo sotto la doccia ad insaponarci e sciacquarci i peli. Fu in quel momento che lo spartitraffico, sollevatosi a dismisura toccò “casualmente” le di lei chiappe, al che ella emise un gridolino e si lasciò sfuggire la saponetta di mano. Si chinò a raccoglierla mettendosi a 90° ed io dissi “attenta che il mondo è fetente!”
“What?”
“Poi ti spiego!”
Si voltò verso di me, e dopo avermi guardato negli occhi, abbassò lo sguardo fino allo struzzo (uccello con una capa gigante, un collo lunghissimo e che cerca sempre un buco dove infilare la testa) e lo usò a mo di calippo fizz…
Quindi tornammo in camera, lei aprì uno sportello da cui estrasse i campari, ne bevemmo un sorso e poi ci catapultammo sul letto a fare le zozzerie uhauhauahuahuahuahuahuahahuahuahuahuha
Tornai a bordo che erano le 4 e mezza del mattino. Tutto rintronato dalla scopata selvaggia.
E porca Madora!