CAPITOLO … cazzo di capitolo è questo? Ah il 5°
Inizi di settembre, avevamo la prua per 240°, direzione Paranagua in Brasile, un paradiso meglio conosciuto come Pussyland.
La sosta in Brasile si prospettava senza possibilità di uscire, infatti sia a Paranagua che a Santos saremmo stati poco tempo. Ma i peli della fica sono infiniti uhauhauhauhauhauha…tranne quando vengono rasati..sigh
Comunque, qualche giorno prima di giungere a destinazione, ci arrivò un messaggio dalla società in cui ci annunciavano un terzo porto, ovvero Vitoria. A bordo fu fatta subito una enorme festa propiziatoria. Tutti volevano uscire a Vitoria, in quanto si diceva fosse spettacolare.
Beh, come da previsione, a Paranagua e Santos, io rimasi a bordo. Volevo uscire di giorno per infilarmi in qualche internet point, ma non ne avevo la possibilità. Avrei potuto a Santos se non fossi dovuto andare in Consolato per vidimare dei registri e regolarizzare degli sbarchi. Per cui nisba.
Il giorno 8 mattina, alle 9 precise imbarcava il pilota per portarci all’ormeggio a Vitoria. L’ingresso in questo porto è bellissimo. Sulla dritta sorge la città di Tubarao, nel cui porto ormeggiano le grandi navi carboniere, mentre a sinistra c’è una collina alla cui base ci sono dei villini che mi piacerebbe averne uno…
Quindi bisogna accostare a sinistra di circa 90° e passare sotto un ponte piuttosto basso, 41 metri dal livello del mare, e un fondale che non supera i 10mt. La nave ha un’altezza totale di 49mt, quindi una clearance di appena 2mt. Bisogna quindi avere un pescaggio di circa 9mt e stare attenti al fenomeno detto “squat”, che si verifica nei bassi fondali e che produce un abbassamento della prua tanto più grande quanto maggiore è la velocità della nave. Noi eravamo a 9mt e 10cm di pescaggio calcolato, ma in realtà non sapevamo con certezza. Insomma, troppo alti e ci portavamo un pezzo di ponte, troppo bassi e ci appizzavamo a terra. Siamo passati a meno di 4 nodi di velocità con gli automobilisti che si affrettavano a passare sul ponte perché si cacavano sotto dalla paura, e ci credo….
Dopo il ponte, si apre a dritta la parte moderna della città di Vitoria, mentre a sinistra ci sono le favelas , case e villini immerse nella natura più bella. Sembra di passare in un fiordo norvegese, solo che invece di 20 sottozero sei in zona tropicale.
Dico la verità, se ci fossero state una maniata di fiche con i gonnellini e le collane di fiori, sembrava una puntata di Fantasilandia, quando gli ospiti arrivavano sull’isola.
Ormeggiammo verso mezzogiorno, e dovetti restare a bordo per le operazioni commerciali. Rimasi nei garages a caricare contenitori fino alle 19, dopodichè mi fiondai a farmi la doccia e la barba, quindi tutto bellino (?!?!?!) me ne uscii con l’allievo.
Subito fuori al gate, c’è il Manila bar, noto troiaio che si trova un po’ dappertutto nel mondo, come fosse una multinazionale. E’ una specie di Mcdonald di zoccole. Li, alcuni membri dell’equipaggio ci aspettavano, mentre altri già stavano facendo le zozzerie con le zoccolao. Ma sinceramente non erano per nulla carine. Se ne salvava una su 10. Preferimmo andar via. Aspettammo che arrivasse Leo il tassista, e ci fiondammo tutti nella sua macchina. In 8 dentro una fiesta. Macello.
Ci facemmo portare all’Escandinavia, molto rinomato, ma come entrammo, non ci piacque per nulla. Era poco più grande di un buco, e stava al primo piano di un palazzo in cui al pianterreno c’era una pizzeria…Le ragazze erano fiche, ma dalle finestre del locale avevamo la vista oscena della nostra nave, che stava ormeggiata difronte. Ce ne andammo subito, e dovemmo prendere di forza l’allievo di macchina che si era lanciato in una lapdance con una zoccolao.
Nuovamente nella fiesta di Leo, dirigemmo verso Le Mirage. Il nome era di buon auspicio. E infatti così fu. Ampio, ben arredato, pieno di sorca a destra e a manca…
Entrati che fummo, uno stuolo di gnocche diresse verso di noi accerchiandoci e corrompendo le nostre menti con il profumo di Vidal alla fica silvestre.
Vicino a me venne a sedersi Carol, ragazza mora con un bel reggiseno nero in mostra con due tettine da attaccarcisi e succhiare il capezzolo con avarizia e ingordigia. Intanto anche gli altri cadevano nelle grinfie di qualcuna. L’allievo di macchina si lanciò su una stanga con un metro e novanta di coscia e 2 kg e un quarto di fica: Adriana. L’allievo di coperta, invece, si prodigava in giochi erotici con Mila, mentre gli OS si erano appartati in un altro tavolo con altre ragazze.
Iniziammo a bere la capirina, molto gustosa, quindi io adocchiai una biondina e lei adocchiò me. Mentre ci squadravamo a vicenda, Carol al mio fianco usava la lingua come un cotton fioc ripassandola nella mia tromba di eustacchio. E fu in quel momento che iniziò a balenarmi il pensiero di andare a due. Invitai la bionda a sedersi, si chiamava Angelica.
Intanto, Adriana era sparita da vicino all’allievo ed era ricomparsa sul palco per fare lo strip tease. Aveva un completino intimo rosso che se l’avessero vista i guerrieri della compagnia dell’anello mutanda rossa dello zio Ala, sarebbero venuti nelle mutande. Lei ballava e si spogliava, mentre io tastavo le tette delle mie due missionarie maialando come un porco.
Ad un certo punto, Angelica mi disse “Do you want to go with me and Carol?” e mi strizzò l’occhio.
Al che io risposi sorridendo “Certo che sei Angelica di nome ma mignotta di fatto!”
Frattanto, Adriana aveva finito lo strip ed era tornata vicino all’allievo, mentre il dj, che sembrava un ibrido tra Shell Shapiro e Rod Stewart, venuto a conoscenza che eravamo italiani, mise un paio di canzoni di Vasco Rossi tratte da Buoni o cattivi. L’apoteosi.
Io continuavo a porcare con le mie due missionarie quando Carol mi disse “Ma tu es bigamo?”
“No, Jo soi chiavettiero!”
“What?”
“Poi ti spiego!”
Ma lei iniziò ad andare in paranoia. Per evitare scenate di gelosia ed inutili spargimenti di sangue dovetti optare per una sola delle due. Scelsi Angelica in base al metodo della tetta palpata. Carol teneva il reggiseno imbottito, una volta tolto si sarebbe afflosciato tutto il bancariello. Angelica, invece, il reggiseno non lo teneva per niente, ragazza sincera…
Con noi vennero pure l’allievo e Mila. Decidemmo di andare all’albergo migliore. Non badavamo a spese. Erano appena le 10 di sera. Fu deciso per lo Status.
Per strada vidi un cartello con scritto Motel Status e pensai “Marò, sarà una bettola!”
Poi ci fu un’insegna tutta neon psichedelici “Ma che è? Un lunapark?”
Entrammo in una strada privata fermandoci poi, dopo un centinaio di metri, davanti a una cosa che pareva un casello autostradale. Era la reception…Dopo aver passato la sbarra, guardammo le indicazioni, c’erano stanze normali, suite reali e imperiali. Dirigemmo verso le royal suites, giungendo così in una stradina ai cui lati c’erano numerosi box a schiera.
“Ma che stiamo in un garage?”pensai. In effetti stavo guardando i box auto di ogni singola suite.
Leo ci lasciò davanti al nostro box. Entrammo e chiudemmo la serranda, ero un po’ scettico. Comunque salimmo tre scalini ed aprimmo la porta. Marò...un solarium con piccola piscina di 2 metri x 2 x 1 e sessanta di altezza, con acqua a cascata. Premetti un bottone che pensavo fossero le luci, e invece si aprì il tetto proiettandoci sotto il cielo stellato. Subito a destra c’era la sauna. A sinistra, invece, la camera da letto, con frigobar pieno zeppo di bibite, e sul ripiano una catasta di liquori, alcool, noccioline e preservativi. Televisione e stereo. Asciugamani e accappatoi sigillati erano pronti sulle sedie. All’interno c’era il bagno con doccia e la Jacuzzi…ghghghghghghghghgh
Ci spogliammo, indossammo gli accappatoi e gli infradito (anch’essi in dotazione) e dirigemmo verso la piscina. Angelica entrò prima di me, e facendomi segno con la mano, mi invitò in acqua con uno sguardo innocente da troiona e una tetta tenuta a galla dalla spinta di Archimede.
Ci avvinghiammo come due piovre, dopodichè lei si immerse facendomi una pompa in apnea mentre io fluttuavo come un’ameba. Riemerse poco dopo tutta sorridente come la Venere che sorge dalle acque, ma io iniziai a pensare. Io penso troppo, porca madora. Chissà quanta gente aveva trombato in quella piscina, e chissà quanta gente ci era venuta dentro. “Cazzo!” esclamai terrorizzato “una piscina di sfaccimma!”
Ma lei mi prese per mano e mi condusse a letto dove ci ruzzolammo per un bel po’. Assetati di sesso, ci prodigavamo in posizioni vandale, tuttavia mi mancava qualcosa, ma non sapevo esattamente cosa, e stavo quasi per fermarmi per cercare di capire, quando accadde l’atto supremo. Mi fece una cosa che potrei definire consolador rovesciato: mentre la tenevo a pecora con la testa di lei che sbatacchiava sotto i cuscini, allungò la mano verso la sorca, che oltrepassò senza indugio fino a giungere tra le mie chiappe pelose AHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHU. Oddio, cambiamento repentino dello spartitraffico che insaziabile riprese lo stantuffamento a tutta forza.
Venne? Forse. Venni? Sicuro!
“Oh my God!” disse mentre si stendeva affianco a me.
“Ui?, se mua?” risposi.
Mentre giocherellava ancora con lo spartitraffico, prese il menù e disse “tengo fame”
E io “magnati sto cazzo!”
“What?”
“poi ti spiego!”
Comunque ordinammo la cena (alle 2 di notte) lei si prese un omelette, io chiesi un Vov.
“What is Vov?”
“Questa è difficile da spiegare, vabbè omelette also for me!”
Mentre attendevamo la cena, ci facemmo un’altra scopatina, dopodichè cenammo nell’altra stanza che fino ad allora era rimasta chiusa. Cavolo, una sala da pranzo di tutto punto…
Dopo aver mangiato, ci rotolammo nel letto un’altra volta. Ormai il cervello era fuso come una sottiletta kraft, iniziammo a scattarci foto erotiche…cazzo, tengo la faccia da pornoattore…
Verso le 3 e mezza, vennero da noi l’allievo con la sua missionaria, che stavano in una suite difronte alla nostra. cazzeggiammo per un po’, dopodichè ci rivestimmo, ma prima mi presi il bottino di guerra, la sua mutanda. Purtroppo non è nera, ma bianca e con gli orsacchiotti che sembrano i personaggi di maple town…porca madora…vabè, non si può avere tutto dalla vita….
Se vi state chiedendo quanto ho speso, beh, vi dico che l’albergo, compresa la cena e le bevande, mi è costato 70 euro. Altri 100 li ho spesi tra taxi e beveraggi vari al Mirage.
E Angelica? Beh, mi disse una cosa che tradotta significa “fai tu” e io, un po’ perché sono di manica larga, un po’ perché non avevo tagli piccoli, le ho dato 100 euri che, fanculo, si è ampiamente meritata, tranne che per la mutanda di mapletown…
BLONDE BAUDELAIRE
MANIACO DELL'IMPERO
il mio angolo di cielo
è un triangolo di pelo
Biondo, una vita per la topa !!
