Dopo anni che seguo (ancor prima di parteciparvi) discussioni su internet relativamente agli anime/manga, sono giunto ad alcune conclusioni a riguardo degli appassionati estremisti di cartoni giapponesi.
Gli otaku italiani si lamentano soprattutto di due cose in particolare:
1) la poca considerazione e la disinformazione che caratterizzano l'opinione pubblica relativamente alla loro passione
2) la cura con cui vengono adattati e commerciati nel nostro paese i prodotti a loro cari (anime & manga)
La risposta alla domanda del topic secondo me è implicita: ovvero gli otaku italiani si lamentano sempre...perchè sono otaku! (nel senso negativo del termine)
L'esempio più esplicito e recente è la trasmissione L33T di RaiDue.
Gli otaku più estremisti si lamentano della poca cura (a detta loro) con cui viene realizzata e condotta questa trasmissione.
I conduttori della trasmissione si difendono dicendo che non c'è altro modo per ora di parlare dell'argomento in una tv generalista, poichè vi sono imposizioni date dalla tv stessa. Inoltre questi ultimi, sostengono pure che la trasmissione ha raccolto un discreto successo tra il pubblico di massa e il forum di L33T ne è la riprova.
Da questo ecco le mie conclusioni:
l'elite degli esperti mangofili è un controsenso totale.
Essi sono sempre pronti a lamentarsi di tutto, continuamente, ponendo come fondamenta il fatto che SOLO LORO sono esperti, SOLO LORO sanno come andrebbe affrontato veramente l'argomento.
Ma, a mio avviso, non si rendono minimamente conto che c'è una via di mezzo per tutte le cose.
Un pò come la gente che si lamenta della poca cura con cui sono stati realizzati i dvd di Lamù della De Agostini...dimenticandosi che vengono venduti a soli 9 euro!
Si dimenticano completamente (persi e ciechi nella loro fierezza otaku) che la categoria del nozionista mangofilo in Italia è una elite e rimane una elite.
Per far conoscere l'argomento alla massa bisogna trovare dei compromessi.
Discorsi, ad esempio, come la pretesa di un ridoppiaggio per Goldrake, sono discorsi estremisti, tipici di coloro che pretendono che l'Italia si trasformi in un secondo Giappone (non tenendo minimamente conto della cultura italiana).
In sostanza, invece di appoggiare la causa della diffusione culturale di anime e manga, gli otaku tendono a mantenersi una stretta elite. Distinguendosi volutamente da chi affronta i cartoni animati con più leggerezza, ma forse anche più realismo.
Posso azzardare un paragone con il Gay Pride: il Gay Pride, ovvero la manifestazione dell'orgoglio gay, invece di mantenere i gay alla pari degli eterosessuali, ne enfatizza ancora di più una emarginazione.
Lo stesso vale per gli otaku: ciechi nel loro nozionismo e nel loro orgoglio di essere superesperti di anime, poi hanno il coraggio di lamentarsi se vengono additati come nerd, sfigati, bambini mai cresciuti.
Penso che se tutti, più o meno appassionati, puristi e nostalgici, combattessero uniti per sopraggiungere lo stesso fine, cioè la DIFFUSIONE CULTURALE dei cartoni animati giapponesi, invece di puntare i piedi e fare i capricci ogni qualvolta una buon'anima abbia una iniziativa che alimenti questa diffusione culturale (che sia un adattamento di un manga/anime senza fini censori, una trasmissione che parli di manga/anime, o qualsiasi elemento favorisca questa diffusione con tutti i pregi e difetti che può avere), la situazione in Italia migliorerebbe a vista d'occhio e accontenterebbe tutti.
Invece pare ci sia una crisi pazzesca, specie nel settore anime, che non fa altro che alimentare la pirateria e abbassare la qualità generale delle edizioni.
Indubbiamente sarebbe il caso di cominciare ad essere più realisti e ad accettare alcune realtà (tipo piantarla di credere alle favole come Goldrake che torna sulla Rai e a seguire un ritorno dei gadget del robottone ad inondare i negozi di giocattoli).
Indubbiamente è il caso di essere moderati nelle pretese, perchè altrimenti invece di ottenere una diffusione culturale del cartone giapponese non facciamo altro che ottenere il contrario, ovvero la scomparsa del cartone giapponese in Italia (salvo quelli legati a gadgets per i bambini di oggi).
Infine, volete che vi dica quello che penso veramente?
Secondo me internet ha alimentato questa mania. Su internet la gente si sente autorizzata a criticare qualsiasi editore (e mi ci metto di mezzo anche io) senza tener conto delle realtà editoriali, alimentando un diffuso malcontento tra gli stessi elitari, che non porta altro che l'esatto contrario della perfetta qualità che tanto loro vorrebbero.
Prima di internet, quando l'unico mezzo possibile di contatto con le redazioni era esclusivamente la lettera scritta e spedita via poste italiane, sicuramente prima di scrivere certe cazzate uno ci pensava dieci volte.
Ho detto.
Ora sentiamo che ne pensate voi.
[Modificato da djufo 09/07/2006 18.32]
Lontano dall'Impero? MAI.