ovvero un viaggio nei ricordi dei primi videgiochi da bar
Se avete giocato nei bar ai primi cabinati tra la fine degli anni 70 e i primi degli anni 80, siete cresciuti a cartoni animamti giapponesi, Star Trek, Guerre Stellari e telefilm di fantascienza, questo libretto vi fare scorrere sul viso un paio di lacrimucce e fare 4 sane risate.
Il taglio è una via di mezzo tra il nostalgico (in senso buono
) e l'informativo, visto che cerca di dare qualche notizia su quei primi videogiochi.
E' ben spiegata l'atmosfera di quei bar, di periferia (nel mio caso) o meno. Capisco che anche nel resto d'Italia, e non solo nel mio comune, la scoperta di quelle lucine dentro un televisore sortì un effetto bomba, che ancora persiste.
L'unica pecca del libro è la sua brevità, solo 112 pagine (in cui ci sono tanti disegni), anche se il prezzo è mediamento basso (per i tempi che corrono...), 11 euro.
Copio incollo una breve considerazione dello stesso autore:
Cos'è Amarcade?
Ebbene sì, maledetto Nick Carter, mi avete scoperto anche stavolta: sono Gianlorenzo Barollo e ho scritto Amarcade. Un racconto flipper tra i ricordi vaghi e vivide vaghezze della prima età del videogame in Italia. Anni '70, anni '80, l'invasione delle macchinette mangiasoldi nei bar di paese, la nascita delle primordiali - e autentiche - sale giochi.
Amarcade - come già anticipato sul blog del Club Zahir, che mi onora tra i suoi associati - è un termine inventato che mette assieme l'Amarcord ("mi ricordo" in dialetto) di Felliniana memoria e l'Arcade, che indica i giochi cabinati tutti manopole e bottoni che conquistarono i primi videogiocatori.
Uno schermo, spesso in bianco e nero, effetti sonori limitati a qualche pigolìo e grafica di grana grossa. Questo offriva il convento videoludico stretto dalle limitazioni tecniche e dalle necessità economiche di fare cassa con il minimo dispendio. E certo in quei decenni non sono mancati i tributi in sonanti monetine da cento e decento lire.
Ma quello che le povere schede di memoria, i polverosi schermi video e i processori spartani non potevano offrire in termini di effetti speciali, ce lo mettevamo noi videgiocatori in erba della prima generazione elettronica con la nostra fervida immaginazione. Ogni partita si trasformava nello scampolo di una storia cavalleresca che aveva interpreti impavidi, petulanti consigliori e mordaci cronisti.
Amarcade è il ricordo di quei giorni distanti anni luce da Halo e Max Paine, è un'occasione per riflettere sul rapporto tra gioco e realtà e assaporare - sullo sfondo - una stagione di cambiamenti profondi per il Bel Paese.
amarcade.blogspot.it/2012/12/cose-amarcade.html