00 12/09/2011 10:20
Ciao a tutti!

Leggevo questa e altre discussioni interessanti anche prima del cordiale invito della Visione a dire la mia circa l'argomento “Italia e saggistica su anime e manga” (così per lo meno lo individuo io) e due considerazioni avrei voluto esporle comunque, ma mi sarebbe sembrato di intrufolarmi... così invece c'ho la giustificazione :-)

(Fra parentesi: sono un membro di questo forum da diverso tempo ma partecipo poco...) [SM=x53180]

Mi sono venute in mente alcune riflessioni sparse.

Art book e roman album
Come è stato detto, sarebbe bello che venissero tradotti, ma ci sono due problemi. Uno è già stato individuato: i costi e le tecniche di realizzazione. Più che altro i costi di stampa e ancor prima di traduzione, perché le tecniche oggi sono facilmente eseguibili, da una buona tipografia. In fondo si tratta sempre e solo di quadricromia con al massimo in alcuni casi qualche effetto particolare per la copertina. E comunque la grafica non dovrebbe essere proprio uguale, visto che il gusto giapponese e quello italiano nel design non coincidono. Ma il problema principale sarebbe tradurre tutti i testi e le didascalie bene. Per far ciò serve un traduttore bravo e pagarlo per il suo lavoro.
C'è un altro problema ed è il pubblico di destinazione. Poco numeroso. Troppo poco numeroso... Realizzare un art book di 150 pagine, in formato quadrato 26 x 26 cm, quadricromatico, con testi in italiano tradotti dal giapponese, su carta patinata di grammatura adeguata, con sovraccoperta lucida... costerebbe al consumatore non meno di 30 euro e avrebbe un punto di pareggio alto. Troppo alto per il numero reale di acquirenti italiani che lo comprerebbero per davvero. Non credo si possa criticare gli editori italiani se non si avventurano su questo terreno che riguarda solo e soltanto gli appassionati più “duri e puri” e che hanno maturato un sostanziale potere d'acquisto per banali questioni anagrafiche. La maggior parte degli appassionati di manga sotto una certa età (diciamo trent'anni) di oggi non hanno questo potere d'acquisto o comunque non vogliono sfruttarlo per questo tipo di prodotti. Anzi la maggior parte non considera più il manga la fonte fondamentale della propria passione o presunta passione per la pop culture giapponese, e in molti casi è più propensa a scambiare con altri lettori i propri volumetti (leggendo in media il triplo o il quadruplo dei manga che possiede personalmente). Il fenomeno delle scanlation, inoltre, sta facendo sì che molti fan possiedano negli hard disk dei loro computer – o che vadano a leggere/sfogliare on-line – decine o centinaia di serie, lette o da leggere, senza che ciò corrisponda, oggi o nel futuro, all'acquisto della serie a stampa. Non ho dati precisi sulle scanlation ma la tendenza è indubbiamente questa, e non solo in Italia.
Una soluzione per gli appassionati di art book e roman album c'è e non passa per il Giappone: ci sono moltissimi libri di questo tipo editi in inglese e francese. Non tutti vertono su autori e opere particolarmente noti o amati in Italia, ma la maggior parte sì, visto che l'Italia ha il primato mondiale di serie, personaggi e autori giapponesi arrivati in una forma o nell'altra nel nostro paese. E l'inglese e il francese sono lingue note o facilmente decifrabili.

Saggistica amatoriale ≠ saggistica divulgativa
Non so se sia solo un'impressione mia, e nel caso mi scuso. Ma mi pare di aver notato nella discussione una sorta di sovrapposizione fra la saggistica amatoriale e la saggistica divulgativa professionale. Senza dubbio esiste una saggistica amatoriale foriera di forti valori-informazione, cioè fanzine o albi speciali che, realizzati con un taglio da fan (entusiastici, nostalgici e quant'altro), contengono grandi quantità di informazioni, dati, testimonianze e immagini prima poco reperibili, scannerizzate a loro volta da materiali originali. È stato così per molte fanzine cartacee degli anni Novanta e Duemila, prima del sopravvento di internet (su cui torno dopo). Molti degli attuali saggisti divulgativi professionali su anime e manga si sono “formati/e” anche su queste fanzine, come lettori e/o come realizzatori.
Tuttavia la saggistica amatoriale, punto di partenza a livello di dati, informazioni, immagini, per una maggiore conoscenza della “materia prima” (serie, opere, biografie degli autori ecc.), oltre ad avere orizzonti estremamente limitati sul piano del discorso analitico, è quasi sempre deficitaria delle fonti, il che non permette ai lettori di ripercorrere in autonomia determinati percorsi di risalita ai materiali di partenza.
Questo, sia chiaro, è spesso un difetto anche della saggistica divulgativa professionale, che è sovente di taglio giornalistico e non si cura ipso facto di ricostruire una genealogia bibliografica di quanto esposto. Per lo meno, non con la precisione della saggistica scientifica (altro punto su cui torno dopo). La saggistica divulgativa, tuttavia, inquadra i fenomeni con maggiore distacco e da una prospettiva più ampia, contribuendo a volte anche in analisi critiche particolarmente approfondite. Naturalmente c'è ottima saggistica amatoriale e cattiva saggistica divulgativa professionale. Per esempio Black Fantasy era una bellissima fanzine in termini di valori-informazione e a volte di analisi critica, invece Ufo Robot Goldrake è un buonissimo libro divulgativo professionale in termini di valori-informazione ma aggiunge poco sul piano dell'analisi critica (ho fatto appositamente un esempio con un libro buono ma non eccelso; avrei potuto farne con altri testi effettivamente pessimi). Le anime disegnate non aggiunge molto sul piano della pura informazione (dati nudi e crudi) ma è un punto altissimo nella saggistica italiana sul tema in fatto di analisi critica e riflessione sui piani pedagogico, estetico, della psicologia degli autori. Nella collana “I ♥ anime”, ogni libro è un caso a sé, visto che non c'era una forte direzione scientifica di collana e gli autori (di livelli diversi) si sono mossi con eccessiva libertà. Alcuni hanno fatto vera e propria saggistica divulgativa, altri hanno fatto saggistica amatoriale.
Tutto questo discorso, per dire che la saggistica divulgativa propriamente detta (per lo meno, per come la vedo io!) si muove con un approccio diverso rispetto alla saggistica amatoriale, che spesso è per forza di cose ben poco saggistica e assai amatoriale. Ogni singolo esempio comunque fa caso a sé, come sempre, e come ho cercato di suggerire. E l'approccio della saggistica divulgativa professionale è, appunto, quello di essere divulgativa, cioè di esporre i propri contenuti a un più vasto pubblico rispetto a quanto fanno le fanzine e i libri amatoriali, i cui autori parlano a sé stessi e a una limitata schiera di “pari”, cioè di altri appassionati. La saggistica amatoriale, insomma, è (ed è bello che sia così) dilettevole nel senso etimologico del termine, dà diletto a chi la realizza, laddove quella divulgativa professionale cerca, anche qui in senso etimologico, di espandere il pubblico e far sapere ad altri cose che prima non sapevano; questi altri non sono “altri appassionati” ma “altri-altri”. Prendiamo Mazinga Nostalgia (1999), un esempio che ovviamente conosco bene: l'obiettivo, secondo me abbastanza ben riuscito, fu quello di far sì che si generasse un dibattito intergenerazionale fra giornalisti, operatori culturali, insegnanti, educatori sui valori educativi ed estetici dell'animazione giapponese. Per questo scelsi un approccio intergenerazionale, partendo da Salgari e Verne. Cioè, cercai di essere quanto più divulgativo possibile. Negli stessi anni Fabrizio Francato realizzava i suoi volumi della serie FA (Fenomeno Anime), divulgazione amatoriale anche se realizzata per molti aspetti in modo professionale (uno sforzo enorme, una montagna di dati, ma con criteri di catalogazione da “appassionato” e comunque l'opera in sé è per adepti, non per il vasto pubblico). E poi ci sono casi limite, come il libro dei Kappa Boys Anime del 1991, che è amatorialità dell'approccio e professionalità realizzativa, entrambi al 100%.

Saggistica scientifica, in Italia e all'estero
C'è la tendenza presso moltissimi appassionati italiani, come anche di molti accademici che si occupano di anime e manga, a rimanere in modo spontaneo e spesso inconsapevole in un hortus conclusus, in un beato isolamento a causa del quale viene bellamente ignorato che l'Italia è una insignificante periferia degli studi internazionali su anime, manga e pop culture giapponese in generale. La produzione saggistica italiana, se si esclude una manciata di saggi, è “vecchia”, isolazionista, concentrata sugli aspetti dilettevoli, nostalgici e nazionali; è di livello mediocre o basso dal punto di vista dell'orientamento disciplinare e del rigore analitico; è priva di riferimenti alla produzione scientifica e divulgativa anche solo in lingue europee (inglese, tedesco, francese, in ordine di importanza rispetto alla saggistica sul tema) e ignora anche la discreta tradizione di studi in giapponese emersa sugli anime negli ultimi dieci anni e sui manga esistente da decenni. Ripeto, solo pochi autori hanno saputo alzare lo sguardo. Per esempio Cristian Posocco, con il suo MangArt, il quale, benché sia un saggio fin troppo breve dato l'argomento (ma la colpa è da attribuire all'editore che gli impose un numero di pagine striminzito), si avvale di ottimi testi in giapponese e in altre lingue, segnalati in bibliografia. O Marcello Ghilardi, nei suoi libri Cuore e acciaio e Filosofia nei manga.
La migliore saggistica al mondo su anime e manga è statunitense. Stampiamoci nella testa questa incontrovertibile verità. Sta inoltre emergendo in questi anni una solida letteratura scientifica in Australia e in Inghilterra. La lingua, comunque, è sempre l'inglese. Ricercatori e docenti universitari firmano libri estremamente ben curati. Certo la loro agenda di contenuti non sempre coincide con i desiderata di molti lettori italiani, ma ciò credo dovrebbe essere da stimolo ad appropriarsi di contenuti, temi e approcci diversi e spesso più ricchi di quelli a cui siamo abituati in Italia.
Per farsi un'idea di ciò di cui sto parlando basterebbe procurarsi i volumi annuali della rivista Mechademia, edita dalla University of Minnesota Press e diretta da Frenchy Lunning. Ogni volume è a tema e su di essa scrive buona parte del fior fiore dei ricercatori internazionali su manga e anime (se escludiamo me, presente con un articolo nel n. 4, siate clementi).
Fra gli autori da considerare ci sono, in ordine sparso, Sharon Kinsella (che è stata da altri menzionata in un commento precedente; è inglese), Anne Allison, Thomas LaMarre, Jaqueline Berndt (tedesca), Jean-Marie Bouissou (francese), e moltissimi altri, dai nomi storici (il caro, vecchio Frederik Schodt) alle relativamente recenti acquisizioni (Natsu Onoda Power). Come La Visione ha detto e come io spudoratamente ripeto, nella bibliografia del libro Il Drago e la Saetta c'è una selezione rivelatrice di fonti in inglese e altre lingue.
Nella versione in inglese del mio libro, The Dragon and the Dazzle, parlo molto anche della saggistica italiana, menzionando quello che secondo me è il meglio della nostra produzione, con la speranza che ci siano editori stranieri interessati a contattarne gli autori. Non è certo questo il motivo per cui ho cercato di far sì che venisse tradotto il libro, ma comunque un po' esso può diventare un primo veicolo di conoscenza sull'Italia come paese “speciale” nella vicenda degli anime e manga giunti in Occidente, il che include anche la produzione saggistica. Il libro è distribuito internazionalmente, da qualche settimana, dalla Indiana University Press, che lo ha acquisito nel suo catalogo. In Europa invece è distribuito dalla John Libbey Publishing. Per vostra eventuale curiosità e mia indegna vanità, ecco i link: www.iupress.indiana.edu/product_info.php?cPath=1037_1336&products_i... e www.johnlibbey.com/books_detail.php?area=med&ID=148.

Produzione della saggistica in Italia e strategie degli editori
Come alcuni sanno, io dirigo la saggistica delle edizioni Tunué. Questo significa che posso parlare, in particolare, per questo editore, la cui missione culturale ho contribuito a formulare. Noi produciamo saggistica con l'intento di migliorare la conoscenza su una serie di settori che ci stanno a cuore: fumetto, animazione, letteratura popolare, cinema, studi sulle pop cultures ecc. Non sono ancora riuscito a pubblicare tutti i libri che vorrei, sul ventaglio ampio di temi che vorrei, ma quel che abbiamo fatto finora credo che sia un bel risultato. Cerchiamo inoltre di alternare ricerca e divulgazione, perché è sempre opportuno che i libri che pubblichiamo vedano e vadano in attivo. Senza questo particolare non trascurabile, cessa di esistere la fattibilità delle pubblicazioni. I libri devono vendere. Questo non dipende solo dalla promozione e dall'ufficio stampa, o da una bella copertina, ma anche dal taglio e dai temi. Ci sono temi che semplicemente interessano poco. E ci sono tagli, approcci scrittori ecc., che non fanno presa. Inoltre cerchiamo di collaborare con docenti universitari e cattedre varie, quando possibile, per fare in modo che i testi che desideriamo pubblicare ricevano un qualche sostegno, mediante un'adozione o una menzione da parte di docenti che li trovino eventualmente compatibili con i loro corsi. Ultimamente alcuni universitari stessi ci hanno proposto di pubblicare con noi i loro libri di testo e ovviamente questo ci ha fatto piacere. Ma non siamo qui nell'ambito dei manga e anime, lo scrivo solo per segnalare come spesso un editore, per poter pubblicare un dato saggio che prevede venderà 500 misere copie, debba fare in modo che altri libri, magari meno “importanti” ma comunque di qualità, ne vendano 2000.
Con gli occhi a mandorla ha esaurito la prima tiratura e vende sempre bene (rispetto agli standard soliti, intendiamoci). Ciò ci ha consentito di rischiare la pubblicazione di Il Drago e la Saetta, le cui vendite sono state meno lusinghiere, per via del taglio alquanto scientifico, della dimensione (650 pagine) e del prezzo, unito ad altri fattori come la distribuzione poco capillare e una promozione poco efficace. Ma è un libro che esiste e che è stato apprezzato e la cui vita a livello di contenuti ha una parabola abbastanza lunga, come Mazinga Nostalgia, per ragioni “strutturali”. Ovvero, per pubblicare 650 pagine di ricerca dal pubblico ristretto l'editore ha prima dovuto pubblicare 200 pagine di divulgazione dal pubblico ampio. Questa si chiama “missione culturale” per come è stata menzionata in precedenza da altri.
Per quanto riguarda altri editori, ciascun editore c'ha la sua (be', insomma... quasi ciascun editore), ma c'è modo e modo di fare cultura e di concepire la propria missione. La Kappa punta su libri lievi e divertenti, ma ha iniziato alla cultura pop giapponese moltissime persone, specie adolescenti; Il Foglio Letterario pubblica libri nostalgici e da fan / per fan; Coniglio e Iacobelli hanno puntato, con i loro libri riccamente illustrati, su un pubblico “casuale” molto trasversale: il vostro compagno delle medie che non vedete più da trent'anni e che non si è mai interessato granché ai disegni animati ma che casualmente, passeggiando un sabato pomeriggio in una Feltrinelli con la moglie, vede un libro Jacobelli e decide di regalarlo alla moglie o a sé stesso, ridacchiando fra sé e sé “to', chi si rivede, quella vecchia baldracca di Candy!”. Anche questa è una “mission”... benché più orientata in senso commerciale. Ma leggendo i libri Iacobelli non si può non affermare che essi siano stati confezionati con passione, competenza e intelligenza; anche solo per le interviste, sezione di estremo interesse che dà uno spaccato delle emozioni e considerazioni del lettore/spettatore “comune”, il non-fan.
In teoria, qualche perplessità in teoria la si potrebbe avere proprio per quegli editori che pubblicano saggistica su anime e manga come territori avulsi da quelli normalmente calpestati, ma anche qui, non sono d'accordo: si può essere benissimo editori di filosofia, come Mimesis, e pubblicare il testo di Ghilardi su anime e manga (appunto, Filosofia nei manga), una tantum. Che male c'è? Sono i lettori e gli addetti ai lavori a decidere sulla bontà di un libro. E ripeto, è chiaro che si cerca di far libri che vadano in attivo, perché gli editori sono aziende e il rischio d'impresa è calcolato, sennò è martirio.

Non so se ci sono altri punti di cui mi sono dimenticato, ma questo era il succo del mio pensiero sulla discussione. Attendo reazioni...
Ciao,
Marco