La morte (o l'uccisione) nell'animazione giapponese

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La Visione
00martedì 21 giugno 2011 00:34
Considerazionii partendo da dei film per bambini
Ci sono dei film d'animazione giapponese che per me hanno un valore affettivo molto alto, li riguardo (magari non completamente) abbastanza spesso.
I film sono questi:
Gli allegri pirati dell'isola del tesoro;
20000 leghe sotto i mari;
Continuavano a Chiamarlo Il Gatto con gli Stivali (1972);
Ali Babà e i 40 ladroni.

Durante una queste riririvisioni mi sono accorto di un fatto, tutti iniziano con la morte violenta (uccisioni) di uno o più personaggi.

In "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" all'inizio del film il pirata gatto con la gamba di legno, che va a rifugiarsi nella stamberga di Jim, uccide a pistolettate 2 maiali antropomorfi che lo aggrediscono per rapirlo. Dello stesso pirata non si ha più notizia per tutto il resto del film, quindi è facile ipotizzare che, dopo non avergli trovato la mappa del tesoro, lo abbiano eliminato.

In questo video dal minuto 7,30


In seguito Jim parte con la sua navetta/botte alla ricerca del tesoro, in mare vede del fumo, si avvicina e vede una nave in fiamme, a quel punto vede la bandiera dei pirati e scappa. La nave dei pirati cannoneggia la nava già danneggiata e la fa colare a picco. Considerando che le 2 navi sono in alto mare e che sulla nave dei pirati non si vedono profughi, questo implica che tutti i marinai sono stati uccisi.

Nel video di sopra al minuto 12,35.
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In "20000 leghe sotto i mari" Isamu, con la sua fida Cita, si reca sulla bocca di un vulcano, dove incontra la principessa Angela, ma sulla bocca di quel vulcano ci sono anche 2 o 3 decine di turisti. Quando il mostro di fuoco esce dal vulcano lancia contro di loro delle palle di fuoco disintegranti e addio turisti... vi sono donne e bambini. Nelle scene successive il mostro di fuoco disintegra anche caccia da combattimento e distrugge carri armati (in perfetto stile Godzilla), senza contare che più avanti devastano le città del mondo.
Comunque il film inizia con la disintegrazione di donne, vecchi e bambini inermi.

Il video non è incorporabile, andate al link CLICCA e troverete la scena dal minuto 11,30.


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In "Continuavano a Chiamarlo Il Gatto con gli Stivali" Annie arriva in città per scoprire che le avevano appena ucciso il padre, era ancora caldo... tanto che lo trova ancora disteso nel suo locale.
Di questo film non ci sono video. Per chi lo avesse la scena è al minuto 6,50.


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In "Ali Babà e i 40 ladroni" le uccisioni non sono proprio all'inizio del film, ma ci sono, anche se edulcorte rispetto agli altri 3 film. Quando viene raccontata la storia del furto del tesoro da parte di Ali Babà verso i 40 ladroni si spiega anche come questi li uccide con l'olio bollente.

La storia inizia al minuto 7,16 e il racconno dell'olio bollente è al minuto 8,00.


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Finite le 4 premese/spiegazioni rimane il senso della discussione.

Nell'animazione giapponese, anche quela rivolta prettamente ai bambini (come questi 4 film), sono mostrate atrocità (gatti che sparano a maiali, mostri che disintegrano bambini, padri uccisi, persone uccise con l'olio bollente) non da poco.
Atrocità funzionali alla storia, ma sempre abbastanza forti per un film dedicato ai bambini.
Queste vicende di sangue servono amantenere l'attenzione del bambino, ma anche a fargli capire che la storia, pur restando una storia, ha dei temi drammatici. E tutti questi film hanno dei risvolti di carattere comico, forse un po' di meno "20000 leghe sotto i mari", quindi in un film da "ridere" ci sono scene drammatiche.

Tutto questo rende l'animazione giapponese più coinvolgente ed interessante per un bambino?
Direi, ovviamente, di si, ma anche diseducativa? Sempre per un bambino.
Forse potrebbe esserlo in parte, però nel mio caso non fu così, anzi, mi fece capire che i cattivi uccidono, non sono come quelli della Warner Bross.
I cattivi dell'animazione giapponese non sono come Willy il coyote, che non muore mai e non uccide mai.

C'è da dire che se in dei film prettamente per bambini, come questi che ho presentato come esempi, la morte e le uccisioni sono presenti, in film e serie per ragazzi i massacri non si contano più.

Aggiungo che mi sono accorto di questi fatti inerenti questi film dopo averli visti molte volte, e me ne sono accorto da adulto, quasi le uccisioni erano invisibili.
In fondo è ovvio che i pirati cannoneggino le altri navi, o che i mostri uccidano le persone, o che nel far west si muoia con una pallottola in corpo.






Shoujo
00martedì 21 giugno 2011 10:34
Si dice che i bambini non abbiano chiaro il concetto di morte fino agli 11, 12 anni. Che fino a quel momento sia semplicemente "qualcuno che se ne va". Se non viene presentata in modo eccessivamente violento, ma soprattutto non ne vengono fatte vedere le angosciose conseguenze, credo sia normale che per un bambino siano "trasparenti".
Credo anzi che il mondo animato sia un buon mezzo per introdurre questi concetti, senza pretendere che i bambini crescano sotto una campana di vetro che viene tolta di botto a 15-16 anni. Liberi di conoscere e di maturare emotivamente.
sally__75
00martedì 21 giugno 2011 10:38
Complimenti, hai lanciato un argomento su cui si potrebbe discutere a lungo.

Ti sei mai accorto quanto sia crudele che una bambina indifesa trovi un lupo al posto della nonna nel letto e ne venga mangiata, e un cacciatore che taglia la pancia al lupo x tirarla fuori? I bambini hanno una percezione diversa del mondo rispetto agli adulti anche perchè non sanno ancora che razza di violenza ci può essere in giro e non concepiscono ancora la morte.
Nelle favole la violenza serve solo ad enfatizzare la vittoria dei buoni e quindi il bambino ne ha bisogno per poter sucessivamente gioire.

A questo proposito, anche se c'entra poco, mi piace citare una bellissima frase di Roberto Benigni (uomo estremamente intelligente):

"Le favole non servono a dire ai bambini che esistono i draghi, quello i bambini lo sanno già. Le favole servono a dire ai bambini che i draghi si possono sconfiggere"

E poi non ti sei accorto che la differenza tra shonen e seinen sta proprio nel fatto che in questi ultimi il confine tra buoni e cattivi è labile, infatti non si parla nemmeno di buoni e cattivi ma di persone che in certi contesti sono costretti a fare delle scelte anche discutibili (cioè in poche parole si parla di persone adulte)
Whasango
00martedì 21 giugno 2011 11:46
Mi prometto di essere breve, quindi darò solo un parere "tecnico-strutturale" sul discorso
e non affettivo , etimologico o quant'altro...
Mi collego quindi a quello che tu hai detto proprio all'inizio di questo chiacchereccio:
La Visione, 21/06/2011 00.34:

...mi sono accorto di un fatto, tutti iniziano con la morte violenta (uccisioni) di uno o più personaggi.



Indipendentemente dal significato umano o narrativo che questo vuole avere all'interno della storia,
questo è uno STEP CLASSICO e FONDAMENTALE all'interno di un costrutto narrativo.
In particolar modo di quelli giapponesei, e se mi è concesso "ancor di più" in particolar modo
del filone/genere shonen, per come si è caratterizzato oggigiorno... diventanto fin troppo simile.
Ma perché come accennavo, i clichè e gli stilemi sono quelli... e partono dalla notte dei tempi non solo dalla narrativa moderna.


Per quanto possa sembrare scontato e banale, va sempre ricordato come al mondo "nulla si crea, ma tutto si elabora".
Così anche nell'arte di saper raccontare. (a livello visivo o cartaceo che vogliate).
E NULLA di nuovo è stato scritto dai tempi di Omero e dell'epica greca (come mi diceva un caro insegnante)
anzi ad esserte onesti ancora prima, ovvero dalla narrativa mesopotamica con lepopea del re di Uruk o di Gilgamesh.


Comunque, la struttura base di ogni racconto è piuttosto banale, e ad analoizzarlo bene la ritroviamo
seppur con le dovute sfumature, davvero identica in qualsiasi opera che abbiamo incontrato.
E l'ulteriore verità, è che per quanto banale o scontata, è statisticamente provato che questa struttura semplificativa è proprio quella che da successo ad un 'opera.
Perché è semplice, diretta e ci ritroviamo ssitematicamente tutti.
Qualsiasi lettore (di qualsiasi estrazione sociale, lignaggio o cultura) può comprenderla.


SUL PIANO PRATICO:
La buona riuscita di un racconto è riuscire a far immedesimare il piùà possibile il lettore/spettatore
nelle vicissitudini del protagonista e per fare questo più si va a sviscerare una componente "di crescita"
più il compito risulterà facile ed incisivo.
Quindi?
E quindi bisogna prender eun personaggio, e attraverso una serie di eventi portarlo alla crescita personale.
Per fare questo, serve una causa scatenante che lo smuova dalla routine di tutti i giorni.

Mi spiego in parole povere:
QUIETE E TRANQUILLITA' >>> causa che scombussola gli equilibri >>> viaggio/epopea per ristabilire quegli equilibri >>> NUOVA CALMA e TRANQUILLITA'.

Sembra tutto profondamente banale, ma vi assicuro che non lo è.
Ed in campo fumettistico/animativo lo ancor meno visto che è una profonda regola strutturale di base.
Ovviamente, LA NUOVA situazione di calma ed equilibrio NON sarà mai come quella inziale.
Perché tanto, troppo... è successo.
E soprattutto "noi" (come personaggio/protagonista) non saremo più gli stessi.
Perché "il viaggio" e le situazioni affrontate ci hanno cambiato e aiutato ad evolvere e maturare.
Questo è a grandi linee la struttura narrativa che abbraccia una serie.
Oggi siccome il modo di raccontare si è anch'esso evoluto, è palese che si cerchi di dare una sfumatura
sempre diversa e mai scontata a tutto questo, ma vi assicuro che chi si allontana troppo dallo schema
finisce per sfornare qualcosa di confuso che non troverà riscontro nel gusto comune dello spettatore...perché distante o incomprensibile.
Nell'animazione o fumettistica degli anni passati è comprensibile come questi elementi fossero ancora più semplici e visibili.


Quindi come accennato, tutto parte da una causa, da uno sconvolgimento che turbando l'equilibrio
darà reale inizio alla nostra avventura... a tutte le vicissitudini del racconto.
La MORTE quindi diventa questa causa, il cliché più forte perché crea uno sconvolgimento drastico ed unico!
Ovvero, fino a prova contraria, dopo una morte davvero le cose non saranno mai più come prima...
A meno di implementare nel raqcconto l'ipotesi della resurrezione vera e propria, alla morte non si può scappare.
Anche un racconto di pura fantasia, per quanto noi accettiamo sia irreale (astrazione della realtà)
ha semore delle sue logiche diu base che se stravolte lo rendono patetico ed inverosimile.
sally__75
00martedì 21 giugno 2011 11:57
wow Whas!!! [SM=x53186]
Whasango
00martedì 21 giugno 2011 12:32
Sia chiaro che la mia non vuol essere "la verità celata" [SM=x53126]
Diciamo che quello che ho studiato a livello di narratriva e struttura fumettistica è questo (moooolto stringato).
Quando ho visto questo topi, ho subito collegato le cose... perché LA MORTE è effettivamente uno dei cliché
che si usano per "turbare la quiete" in una storia e farla iniziare...

Se ci pensate, prendete un romanzo come "Il signore degli anelli" e ci ritroverete la stessa identica struttura.
Con sfumature e situazioni diverse, ma davveor identica.

Poi non so se con questa teoria ho risposto ai dubbi di Visione.
Di certo è una COSA REALE, che negli anime degli anni '80 troviamo a iosa.
basti pensare nei robotici o nei supereroistici...
La morte del padre/fratello del protagonista è sempre stata ciò che lo spingeva ad abbracciare il suo destino.
E uno ovviamente si chiede "ma ti ci voleva un motivo per diventare il figo e protagonista della storia?" [SM=x53120]
Ahahaha... però per quanto scontato, è così.
C'è sempre "una causa" scatenante (che poi serve anche come elmento ricorrente e motivatorio di tutto il racconto)
che da inizio alle vicissitudini e ne dfa quel senso realizzativo. [SM=x53148]
Rukkio de Ruchis
00martedì 21 giugno 2011 21:05
Grande Whas, mi sono letto veramente di gusto il tuo post!
E' vero che sostanzialmente non hai detto niente di nuovo, però è altrettanto vero che hai riportato una verità inconfutabile, spiegando dettagliatamente alcune dinamiche narrative.

Concordo soprattutto sul fatto che fin dall'antichità, con i vari poemi ed epopee, la morte ha rappresentato il fattore determinante per dare il via alla storia, al viaggio (sia in senso fisico che psicologico).
Per quanto drammatico è anche l'evento più immediato per spezzare la quiete, per alterare la routine. E gli anime/manga jappi, essendo prima di tutto opere visive narrative, non sono esenti da questo.


Poi vorrei soffermarmi su un altro punto, ovvero quello di associare la morte a prodotti tipici per l'infanzia. Come ha sottolineato Sally, ci sono miriade di fiabe e favole che nascondono molti messaggi e mettono in primo piano scene drammatiche e brutali. Eppure la percezione di un bambino è diversa, ecco perchè mi vien da ridere quando si demonizzano i cartoni jappi.
E le fiabe di Perrault o dei Fratelli Grimm!?

Vi consiglio di leggervi un saggio di Bruno Bettelheim, "Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe", che le analizza e, soprattutto, le psicanalizza.
Whasango
00martedì 21 giugno 2011 22:07
Re:
Ti ribngrazio Rikkio per la lettura dio gusto... [SM=x53150]

Rukkio de Ruchis, 21/06/2011 21.05:


Poi vorrei soffermarmi su un altro punto, ovvero quello di associare la morte a prodotti tipici per l'infanzia. Come ha sottolineato Sally, ci sono miriade di fiabe e favole che nascondono molti messaggi e mettono in primo piano scene drammatiche e brutali. Eppure la percezione di un bambino è diversa, ecco perchè mi vien da ridere quando si demonizzano i cartoni jappi.
E le fiabe di Perrault o dei Fratelli Grimm!?




Più che altro prendendo spunto da questa tua frase io mi chiedo un altra cosa...
che in realtà più volte abbiamo affrontato anche se in ambiti differenti.
Mi chiedo... perché "noi" (inteso anche come generazione anni '70/80) siamo stati davvero letteralmente
esposti e messi di fronte a queste situazioni... a dir poco cruente, se le analizziamo con criterio
eppure tranne rari ed estremi casi, SIAMO CRESCIUTI SANI E SENZA SQUILIBRI.
Nessuno di noi è rimasto segnato a vita dalla morte del padre di Cuborg oo7... di Yuza o di Ain.
Anzi, ci hanno trasmesso fin troppe emozioni che in parte abbiamo "metabolizzxato" proprio grazier agli anime!
Ed invece adesso, nel nuovo millennio dove i ragazzini zcopano preadolescenti e si drogano
al limite della pubertà... vengono demonizzate certe situazioni?
Ma soprattutto perché una parte di generazione anni '90 è stata realmente diseducata o turbata
dalle stesse situazioni che a noi hanno fatto ben poco, anzi in parte sono cause della nostra (sana) crescita?

Io me lo continuo a chiedere fin troppo spesso, tanto dal darmi del disperato cretino... [SM=x53151]
Alty73
00mercoledì 22 giugno 2011 12:39
Re: Re:
Whasango, 21/06/2011 22.07:


Mi chiedo... perché "noi" (inteso anche come generazione anni '70/80) siamo stati davvero letteralmente
esposti e messi di fronte a queste situazioni... a dir poco cruente, se le analizziamo con criterio
eppure tranne rari ed estremi casi, SIAMO CRESCIUTI SANI E SENZA SQUILIBRI.
Nessuno di noi è rimasto segnato a vita dalla morte del padre di Cuborg oo7... di Yuza o di Ain.
Anzi, ci hanno trasmesso fin troppe emozioni che in parte abbiamo "metabolizzxato" proprio grazier agli anime!



perchè noi siamo i migliori.

se considero cartoni quali CandyCandy, Lady Oscar,Remì,Sam il ragazzo del west o Anna dai capelli rossi, sono quelli in cui il tema della morte è presente..e addirittura in Lady oscar e Sam, vi sono anche uccisioni e morti cruente.
In realtà il tutto è trattato in modo che si percepisca il "senso"..sono cartoni che ho visto da bimbo e non da adulto(che abbiamo visto tutti noi..);personalmente non li considero violenti, anche se affrontano il tema della "morte".
Il senso è ciò che ha scritto Sally75,citando la frase di Benigni,ovvero questi cartoni ci hanno aiutato a capire che vi sono eroi che combattono i cattivi o che comunque affrontano situazioni drammatiche,senza scappare..


vagaBIONDO reloaded
00mercoledì 22 giugno 2011 13:03
Re: Re: Re:
Alty73, 22/06/2011 12.39:



Il senso è ciò che ha scritto Sally75,citando la frase di Benigni,ovvero questi cartoni ci hanno aiutato a capire che vi sono eroi che combattono i cattivi o che comunque affrontano situazioni drammatiche,senza scappare..






ti quoto all'infinito
sally__75
00mercoledì 22 giugno 2011 16:29
Era proprio quello che volevo dire! [SM=x53148]
Rukkio de Ruchis
00mercoledì 22 giugno 2011 19:59
Whasango, 21/06/2011 22.07:


.. a dir poco cruente, se le analizziamo con criterio
eppure tranne rari ed estremi casi, SIAMO CRESCIUTI SANI E SENZA SQUILIBRI.




Ovviamente non stiamo parlando del Biondo o di Kab, giusto? [SM=x1962118]
Whasango
00mercoledì 22 giugno 2011 20:12
Beh, in effetti forse qualcuno che ha popolato il forum potrebbe essere
la "wamp... ehm, chiara eccezione che conferma la regola", ma non è nessuno dei
2 loschi individui che hai citato su orsopra. [SM=x53120]
Bud-
00mercoledì 22 giugno 2011 21:55
Re: Re: Re:
Alty73, 22/06/2011 12.39:



perchè noi siamo i migliori.

se considero cartoni quali CandyCandy, Lady Oscar,Remì,Sam il ragazzo del west o Anna dai capelli rossi, sono quelli in cui il tema della morte è presente..e addirittura in Lady oscar e Sam, vi sono anche uccisioni e morti cruente.
In realtà il tutto è trattato in modo che si percepisca il "senso"..sono cartoni che ho visto da bimbo e non da adulto(che abbiamo visto tutti noi..);personalmente non li considero violenti, anche se affrontano il tema della "morte".
Il senso è ciò che ha scritto Sally75,citando la frase di Benigni,ovvero questi cartoni ci hanno aiutato a capire che vi sono eroi che combattono i cattivi o che comunque affrontano situazioni drammatiche,senza scappare..





In effetti in questo forum quasi tutte le persone sono morte molte più volte di goku.
=Koji Kabuto=
00mercoledì 22 giugno 2011 22:09
Re: Re: Re: Re:
Bud-, 22/06/2011 21.55:



In effetti in questo forum quasi tutte le persone sono morte molte più volte di goku.




e tu continui a ucciderle con la tua firma [SM=g1595116]
Bud-
00mercoledì 22 giugno 2011 22:16
Re: Re: Re: Re: Re:
=Koji Kabuto=, 22/06/2011 22.09:




e tu continui a ucciderle con la tua firma [SM=g1595116]




La Visione
00mercoledì 22 giugno 2011 22:39
Re:
Shoujo, 21/06/2011 10.34:

Si dice che i bambini non abbiano chiaro il concetto di morte fino agli 11, 12 anni. Che fino a quel momento sia semplicemente "qualcuno che se ne va".



Interessante, non lo sapevo.


La Visione
00mercoledì 22 giugno 2011 22:57
Re:
Whasango, 21/06/2011 11.46:

Mi prometto di essere breve, quindi darò solo un parere "tecnico-strutturale" sul discorso
e non affettivo , etimologico o quant'altro...
Mi collego quindi a quello che tu hai detto proprio all'inizio di questo chiacchereccio:
La Visione, 21/06/2011 00.34:

...mi sono accorto di un fatto, tutti iniziano con la morte violenta (uccisioni) di uno o più personaggi.



Indipendentemente dal significato umano o narrativo che questo vuole avere all'interno della storia,
questo è uno STEP CLASSICO e FONDAMENTALE all'interno di un costrutto narrativo.
In particolar modo di quelli giapponesei, e se mi è concesso "ancor di più" in particolar modo
del filone/genere shonen, per come si è caratterizzato oggigiorno... diventanto fin troppo simile.
Ma perché come accennavo, i clichè e gli stilemi sono quelli... e partono dalla notte dei tempi non solo dalla narrativa moderna.


Per quanto possa sembrare scontato e banale, va sempre ricordato come al mondo "nulla si crea, ma tutto si elabora".
Così anche nell'arte di saper raccontare. (a livello visivo o cartaceo che vogliate).
E NULLA di nuovo è stato scritto dai tempi di Omero e dell'epica greca (come mi diceva un caro insegnante)
anzi ad esserte onesti ancora prima, ovvero dalla narrativa mesopotamica con lepopea del re di Uruk o di Gilgamesh.


Comunque, la struttura base di ogni racconto è piuttosto banale, e ad analoizzarlo bene la ritroviamo
seppur con le dovute sfumature, davvero identica in qualsiasi opera che abbiamo incontrato.
E l'ulteriore verità, è che per quanto banale o scontata, è statisticamente provato che questa struttura semplificativa è proprio quella che da successo ad un 'opera.
Perché è semplice, diretta e ci ritroviamo ssitematicamente tutti.
Qualsiasi lettore (di qualsiasi estrazione sociale, lignaggio o cultura) può comprenderla.


SUL PIANO PRATICO:
La buona riuscita di un racconto è riuscire a far immedesimare il piùà possibile il lettore/spettatore
nelle vicissitudini del protagonista e per fare questo più si va a sviscerare una componente "di crescita"
più il compito risulterà facile ed incisivo.
Quindi?
E quindi bisogna prender eun personaggio, e attraverso una serie di eventi portarlo alla crescita personale.
Per fare questo, serve una causa scatenante che lo smuova dalla routine di tutti i giorni.

Mi spiego in parole povere:
QUIETE E TRANQUILLITA' >>> causa che scombussola gli equilibri >>> viaggio/epopea per ristabilire quegli equilibri >>> NUOVA CALMA e TRANQUILLITA'.

Sembra tutto profondamente banale, ma vi assicuro che non lo è.
Ed in campo fumettistico/animativo lo ancor meno visto che è una profonda regola strutturale di base.
Ovviamente, LA NUOVA situazione di calma ed equilibrio NON sarà mai come quella inziale.
Perché tanto, troppo... è successo.
E soprattutto "noi" (come personaggio/protagonista) non saremo più gli stessi.
Perché "il viaggio" e le situazioni affrontate ci hanno cambiato e aiutato ad evolvere e maturare.
Questo è a grandi linee la struttura narrativa che abbraccia una serie.
Oggi siccome il modo di raccontare si è anch'esso evoluto, è palese che si cerchi di dare una sfumatura
sempre diversa e mai scontata a tutto questo, ma vi assicuro che chi si allontana troppo dallo schema
finisce per sfornare qualcosa di confuso che non troverà riscontro nel gusto comune dello spettatore...perché distante o incomprensibile.
Nell'animazione o fumettistica degli anni passati è comprensibile come questi elementi fossero ancora più semplici e visibili.


Quindi come accennato, tutto parte da una causa, da uno sconvolgimento che turbando l'equilibrio
darà reale inizio alla nostra avventura... a tutte le vicissitudini del racconto.
La MORTE quindi diventa questa causa, il cliché più forte perché crea uno sconvolgimento drastico ed unico!
Ovvero, fino a prova contraria, dopo una morte davvero le cose non saranno mai più come prima...
A meno di implementare nel raqcconto l'ipotesi della resurrezione vera e propria, alla morte non si può scappare.
Anche un racconto di pura fantasia, per quanto noi accettiamo sia irreale (astrazione della realtà)
ha semore delle sue logiche diu base che se stravolte lo rendono patetico ed inverosimile.



Penso che quelli che intendi tu si possano chiamare (o sono chiamati) topoi narrativi. E su questo concordo.
Concordo anche su tutto il discorso favolistico.

Ma questi 4 film che ho portato come esempio (ed è questa la differenza che mi pare non cogliate appieno), oltre ad essere per bambini (a differenza del Signore degli anelli), sono film dalla tematica allegra/avventurosa.
Non sono come Goldrake o gli shonen, dove l'avventura è veicolata anche dal dramma della guerra e dei combattimenti, quindi il morto (o i morti) fa parte della trama.

Questi sono film per una fascia di età (ai tempi) di bambini delle elementari, in cui si passa da una situazione allegra/comica alla morte (Continuavano a Chiamarlo Il Gatto con gli Stivali) addirittura di un padre (che la figlia ancora bambina non fa in tempo neppure a salutare).
L'inizio di "Continuavano a Chiamarlo Il Gatto con gli Stivali" vede un gatto che interagisce con degli umani (quindi di per sè una situazione fantastica/allegra), e poi, quasi di colpo, interviene la morte violenta.

In "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" sono addiritura gli stessi animali antropomorfi ad uccidersi tra di loro.
Immaginate se Winnie the Pooh ammazzasse a badilate Tigro, oppure Paperino sparasse a Gastone.

Questo genere di trama mi pare che lo si trovi solo nell'animazione giapponese, non in quella americana e nepure in quella italiana, e ritengo che sia un qualcosa in più che la rende più interessante.

P.S.
Questi 4 film li riguardo quando mi capita di non riuscire a prendere sonno (per i turni o per qualche pensiero), mi basta fanne partire uno e zaaac [SM=x53145] è per questo che vedo sempre la parte iniziale, e a forza di vederla mi sono accorto di questa cosa [SM=x53144]



vagaBIONDO reloaded
00mercoledì 22 giugno 2011 23:09
Re:
Rukkio de Ruchis, 22/06/2011 19.59:

Whasango, 21/06/2011 22.07:


.. a dir poco cruente, se le analizziamo con criterio
eppure tranne rari ed estremi casi, SIAMO CRESCIUTI SANI E SENZA SQUILIBRI.




Ovviamente non stiamo parlando del Biondo o di Kab, giusto? [SM=x1962118]




sei un leso [SM=g1595116]
Oxido
00mercoledì 22 giugno 2011 23:15
io non sorvolerei su come la morte viene affrontata nei cartoni non solo come introduzione partecipativa drammatica, ma come epilogo. E' diverso totalmente il concetto, anzichè cercare un pathos partecipativo si catalizza l'attenzione su qualcosa che sta per succedere e inevitabilmente capita, solitamente alla fine della storia. per un fanciullo assistere all'epilogo tragico del suo idolo o di un protagonista è decisamente un trauma, molto più che veder "sparire" qualcuno che non si sa chi sia e che dà l'avvio alla storia a cui assiste. Certo, la differenza si pone soprattutto nell'argomento trattato che in questi casi non è praticamente mai comico o semplicemente avventuroso (vedi Zambot o Getter, i primi che mi vengono in mente), quindi diciamo che ci sta, ma sento (anche se non ho tempo di approfondire molto, sono stanchissimo) che il tema è ancor più pregnante e spinoso. Non dimenticherò mai la fine di zambot, la morte di matthew cuthbert e del dottor Rao, tanto per citare i più toccanti a cui ho assistito. Ed è una cosa totalmente diversa e direi quasi originale nel panorama animato mondiale (con la dovuta eccezione di bambi), che si discosta dal canovaccio di whas (sebbene possa sovrapporvisi) approfondendolo e utilizzando la tragedia non come punto di partenza di una crescita del personaggio, ma come punto di arrivo della crescita dello spettatore. Che altrimenti tira i ferri da stiro in faccia al fratellino e si aspetta che gli venga la faccia triangolare, e non un livido e un naso rotto :D
OK questi cartoni non sono proprio in fascia-bambini ma consideriamo che da noi cartoni animati = bambini quindi mi sembra una cosa interessante da trattare, dato che comunque nessuno di noi è diventato un criminale per aver visto spegnersi (letteralmente) rocky joe alla fine della serie.
io ne parlerei più diffusamente, domani vi leggo.
mizar!
00giovedì 23 giugno 2011 02:52
in quasi tutti i WMT c'è la morte come elemento caratterizzante ...
a volte all'inizio, a volte a metà dell'opera ... ed è sempre traumatica e difficile da metabolizzare, ma è completamente integrata nella storia ...
sally__75
00giovedì 23 giugno 2011 08:30
mizar!, 23/06/2011 02.52:

in quasi tutti i WMT c'è la morte come elemento caratterizzante ...
a volte all'inizio, a volte a metà dell'opera ... ed è sempre traumatica e difficile da metabolizzare, ma è completamente integrata nella storia ...



già, però questi sono giapponesi solo per quanto riguarda la produzione.
Le opere sono sempre grandi classici della letteratura occidentale.

Lo Zambot invece può essere un esempio di storia giapponese ad epilogo tragico
mizar!
00giovedì 23 giugno 2011 10:08
infatti volevo dire che non è solo un topos giapponese questo del presentare la morte in opere artistiche dedicate ai bambini, la differenza sta solo nel mezzo impiegato ...

letteratura per gli occidentali, anime per i giapponesi ... ma entrambi portano alla stessa conclusione il giovane lettore ... che poi è diventato il giovane spettatore ...

è solo l'animazione americana che diventa buonista e considera i bambini un po' deficienti ... con situazioni sempre uguali e che non aiutano certo a crescere ...
La Visione
00giovedì 23 giugno 2011 12:36
Però i romanzi di fine 800 dedicati ai bambini e le favole non sono prettamente generi "allegri".

Io non trovo allegro Heidi, bello, coinvolgente etc etc, ma non allegro.

Come non è allegra la favola di cappuccetto rosso o il brutto anatroccolo. Certo, crea nel bambino/a un interesse e una affabulazione, ma non sono temi allegri, anzi...

Non parliamo poi del Bambi Disney...

Mentre altri film Disney più allegri non presentano decessi, men che meno violenti.

La differenza nell'animazione giapponese, che probabilmente nasce anche dalla letteratura antica nipponica e dalla sua mitologia ancestrale, è che all'interno di un film o serie di stampo allegro (non demenziale) dedicata ai bambini ci sono scene di morte, di solito violenta, che non coinvolgono solo il cattivo che muore alla fine, ma personaggi buoni o neutri.
La Visione
00lunedì 27 giugno 2011 19:43
Vabbè, il dibattito è già terminato? [SM=x53175]
sally__75
00martedì 28 giugno 2011 12:55
Se avete voglia di leggerlo. E' molto interessante (gran parte è il riassunto di quello che abbiamo detto finora), supporta tutte le nostre elucubrazioni

discutiamodelgiappone.blogspot.com/2010/09/mostri-di-go-na...
La Visione
00martedì 28 giugno 2011 19:19
Re:
sally__75, 28/06/2011 12.55:

Se avete voglia di leggerlo. E' molto interessante (gran parte è il riassunto di quello che abbiamo detto finora), supporta tutte le nostre elucubrazioni

discutiamodelgiappone.blogspot.com/2010/09/mostri-di-go-na...



Ho letto, forse non è proprio proprio in tema con la "morte" [SM=x53091] a parte il finale di analisi sui bambini, che pur non parlando di morte, ma di mostri, ribadisce certi concetti espressi da noi.

Riporto questa ultima parte, anche se verte più sulla censura:
fonte

Le considerazioni sull’educazione dei bambini

Il discorso sui mostri di Nagai Go è terminato, e il fan dell’animazione potrebbe finire qui la lettura. Però come educatori e divulgatori non possiamo esimerci dal considerare i risvolti psicologici della figura del mostro. Purtroppo in Italia sta avvenendo qualcosa che è estremamente grave. Un gruppo di psicologi, organizzati politicamente e sovvenzionati dalle istituzioni, sta affermando da decenni che i disegni animati giapponesi sarebbero dannosi per la salute dei bambini. Queste dichiarazioni sono profondamente false e smentite dalle ricerche serie di psicologi meno faziosi. I risultati concreti di questa campagna diffamatoria sono stati due: il trauma dei bambini nati negli anni ’70 che hanno subito la proibizione e la censura da parte delle istituzioni del loro programma televisivo preferito; la nomina di questi sedicenti esperti in commissioni di controllo e censura dell’immaginario infantile. Sembrerà straordinario eppure nessun regime autoritario ha posseduto strumenti di repressione infantile come quelli organizzati dalle odierne democrazie liberali. La spiegazione è semplice. Si può tollerare e ignorare questa repressione perché rivolta contro una cultura straniera (la cultura giapponese) e applicata in nome della difesa della salute dei bambini. Si tratta di una censura conciliante, una violenza edulcorata e rassicurante. Essa preferisce il consenso al posto della coercizione. La censura odierna è molto diversa così da quella del passato.
Per fortuna non tutti gli psicologi sono mitomani esaltati in cerca di una facile carriera a scapito della libertà dei bambini. C’è ancora chi applica criteri scientifici alle analisi che svolge, senza confondere la politica e l’ideologia con la psicologia. Gli psicologi più avveduti hanno sempre rimarcato l’importanza formativa nell’educazione del bambino data dal confronto con la figura del mostro rappresentato nella narrativa. Fu soprattutto Bruno Bettelheim (5) a spiegare la funzione del mostro nella fiaba come elemento propositivo della psicologia evolutiva. Secondo Bettelheim, le storie di mostri aiutano i bambini ad affrontare le proprie paure e vincerle. Più i mostri sono spaventosi, meglio è. Così il bambino impara a sconfiggere ogni minaccia. Il bambino, grazie alla sua crescente capacità di affrontare il mondo, può avere un maggiore contatto con gli altri e con più ampi aspetti della realtà. Ricordiamo che il bambino ha bisogno soprattutto di ricevere suggerimenti in forma simbolica circa il modo di affrontare i problemi. Il bambino si identifica con l’eroe delle storie, e grazie a questa identificazione egli immagina di sopportare con l’eroe prove e tribolazioni, e trionfa con lui quando coglie la vittoria. Questo ci insegna la psicoanalisi di Bruno Bettelheim (6). Allora ci si chiede perché ci siano degli psicologi che vogliono impedire ai bambini di crescere, proibendo i disegni animati giapponesi e i loro mostri necessari allo sviluppo infantile. Ignoranza e malafede sono i peggiori mostri che l’umanità debba affrontare. Combatterli è il dovere di ogni uomo o donna che voglia avere ancora speranza nel futuro.




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