"il CANTASTORIE-storie a piedi e in automobile" (gianni rodari)

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Viki-07
00giovedì 18 marzo 2010 19:46
Viki-07, 21/10/2009 15.43:

questo è il libro che il mio papà mi leggeva prima di andare a ninne.
spero di poterlo un giorno leggere anche io.




ho cercato in lungo e in largo informazioni su questo libro fantastico, ma nel web non vi sono che poche tracce.
ho deciso quindi di prendermi la briga di scrivere in esclusiva sull'impero le storie raccolte in questo libro.per chi ama rodari,credo siano imperdibili.



Rodari, grazie al continuo allenamento di scrittura dato dalla pratica
giornalistica, scrive scegliendo soggetti reali, utilizzando parole facili e
ripulendo da inutili fronzoli la lingua scritta. Grazie al suo impegno
politico invece egli sposta l'interesse verso nuovi temi: una particolare
attenzione viene dedicata alla vita delle classi sociali meno abbienti, alle
professioni umili, al quartiere e alle piccole esigenze quotidiane di
bambini comuni.
La sua opera e' vastissima, molto varia e ampiamente pubblicata in molte
versioni differenti. Tuttavia, quasi tutte le sue storie sono nate per
comparire sui periodici ai quali collaborava e, solo in seguito, sono state
raccolte in veri e propri volumi. Aveva un talento speciale per il racconto
breve, oltre che per la rima e la filastrocca.
Rodari raggiunge, partendo dal basso e cercando di
essere sempre compreso dal maggior numero possibile di persone, quella
funzione poetica spesso riservata alle forme di alta letteratura e, fino ad
allora, quasi sconosciuta nella produzione per ragazzi del nostro Paese.
Con Rodari, finalmente, possiamo dire che la letteratura italiana per
ragazzi, sorella minore di quella per adulti, goffa e provinciale, si
disincanta o si risveglia, spogliandosi di tutti i condizionamenti formali e
pedagogici che fino ad allora l'avevano frenata. Diviene arte, cioe'
letteratura.

Viki-07
00giovedì 18 marzo 2010 20:38
Signori e buona gente,
venite ad ascoltare:
storie a piedi e in automobile
udrete raccontare.....


I semafori di Tontolandia

Si parla di un paese
chiamato Tontolandia
che non sta nè in Italia
nè in Francia nè in Finlandia



Zorro, raccontaci una storia.
Zorro è famoso per le sue storie, che parlano tutte della città di Tontolandia. Strano nome per una città. Esisterà davvero o se l'è inventata Zorro, per far passare il tempo e per divertire i suoi amici?
-Zorro, diccene una di Tontolandia.
E Zorro racconta:
Dovete sapere che a Tontolandia non conoscevano l'uso del semaforo. Andavano intorno come oche. Anzi, come oche del tempo dei Romani, perchè le oche d'oggi capiscono anche loro quando non è il caso di attraversare la strada. Le macchine, agli incroci, potete figurarvi che confusione. E non vi dico le liti, i cocci, gli incidenti.
Una volta un tontolandese andò in città e, per la prima volta nella sua vita, vide un semaforo. A dire il vero, lo vide solo dopo che aveva attraversato col rosso e pagato la multa. Era un tontolandese di cervello, e pagò senza discutere, pensando fra sè:- Ne ho proprio imparato una buona, sono soldi ben spesi.
Prima di tornare a Tontolandia passò da un fabbro e si fece fabbricare un semaforo; passò da un elettricista e ci fece mettere le lampadine; passò da un meccanico e si fece installare il semaforo sul cofano della sua automobile.
-Stia bene attento,-gli spiegò-lei lo deve mettere in maniera che segni sempre verde davanti a me e rosso per quelli che vengono da destra e da sinistra.
- Ma veramente...-si provò a protestare il meccanico.
-faccia come le dico io. Sono io che pago, si o no? Mica perchè sono di Tontolandia mi lascio prendere per un tonto. Il proverbio dice: attacca l'asino dove vuole il padrone. E lei attacchi il semaforo dove voglio io.
Il meccanico obbedì,si fece pagare il doppio di quel che valeva il suo lavoro, in cambio di parole poco gentili che aveva dovuto mandar giù e fece per giunta, a quello strano cliente, un bellissimo saluto militare.
-Bravo- disse il tontolandese. e se ne tornò a Tontolandia tutto fiero.
I suoi concittadini, come potete figurarvi, rimasero di stucco.
-Ehi cos'è quell'arnese?- gli domandarono.
-E' un semaforo, ignoranti. Serve per regolare il traffico. Quando segna verde si passa, quando segna rosso bisogna fermarsi e dare la precedenza.
-E' proprio una magnifica invenzione,- commentarono i tontolandesi convinti.
Apparvero un pò meno convinti il giorno dopo, quando si accorsero che il padrone del semaforo passava dappertutto, e ogni altra macchina, che venisse da destra o da sinistra, doveva dargli strada.Per forza! Qeul semaforo segnava sempre verde per il suo proprietario, e per quelli che marciavano nella sua direzione.....
Alcuni furbi cominciarono ad accodarsi all'auto-semaforo, così anche per loro era sempre verde. E bisognava sentirli come ingiuriavano quelli che non si fermavano per ceder loro il passo.
-Ignoranti! Tonti e bisonti! Non avete mai visto un semaforo? Non vedete che per voi segna rosso?
Gli automobilisti guardavano, vedevano e non sapevano cosa rispondere.
-Se è così che si fa in città- pensavano- bisogna fermarsi per forza.
Non tutti i tontolandesi, però, erano della stessa pasta. Due giorni dopo il commendator Puck- un molosso d'affari che era il cittadino più ricco di tontolandia- si fece fare anche lui un semaforo personale, lo installò sulla prua della sua fuoriserie, che era lunga come un transatlantico, e cominciò a circolare senza cedere il passo a nessuno. Già, perchè anche lui aveva un semaforo che segnava sempre verde davanti alla macchina, e sempre rosso ai lati.
I tontolandesi senza semaforo rimasero di stucco e anche di gesso.
-Bella pensata- dicevano taluni- così quell'altro prepotente dovrà fermarsi anche lui, qualche volta.
Fermarsi? Quello là non ci pensava nemmeno. La prima volta che lui e il commendator Puck, a bordo delle loro automobili, si incontrarono a un crocicchio, successe il finimondo.
- Si levi di mezzo- gridava il commendator Puck- non vede che il semaforo segna verde per me?
- Neanche per sogno- rispondeva quell'altro-- non vede che il mio è rosso dalla sua parte?
- Ma il mio è rosso dalla sua.
-Ma il mio è il primo semaforo di Tontolandia!
-E io sono il cittadino più importante di Tontolandia!Faccia marcia indietro e mi lasci proseguire!
- Faccia marci indietro lei. anzi levi quel semaforo dalla sua macchina, perchè il brevetto è mio.

Passò una buona mezzoretta. Alcune centinaia di tontolandesi si erano raccolti intorno ai due contendenti. Era la prima volta che la città assisteva a un duello di semafori: che spettacolo emozionante!

Passò un'ora, ne passarono due. Venne l'ora del pranzo, e i due nemici stavano ancora là a discutere per la precedenza. A un tratto si vide arrivare il cameriere del commendator Puck, che gli protava spaghetti, arrosto, formaggio, frutta e vino in bottiglia.
-lei mi vuole prendere per fame!- gridò il suo avversario.-ma non mi arrenderò!

Invece dovette arrendersi quando un tale arrivò di corsa a dirgli che la sua casa stava bruciando.
Non era vero per niente: era un trucco del commendator Puck per costringerlo a sgombrare il campo. Ma lui lo seppe troppo tardi.
Il giorno dopo le cose si complicarono ancora.Una graziosissima pechinese, di nome Carina, e assai carina anche di fatto, si fece installare a sua volta un semaforo sul cofano della sua spyder (leggi "spaider"). Naturalmente si trattava di un semaforo speciale come i primi due: sempre verde per lei,sempre rosso per gli altri.
Per strada fu accolta con grandi applausi.
-Brava! Evviva! Benissimo!Faccia vedere che anche le donne sanno cos'è un semaforo!
Per lasciar passare lei, chissà perchè, tutti si fermavano volentieri. Ma un'ora più tardi cominciò a circolare con un semaforo personale anche il lattaio.
-Se c'è uno che ha diritto alla precedenza-diceva a voce alta per farsi sentire da tutti- quello sono io, che debbo distribuire il latte prima che vada a male.
- anche il lattaio?- pensò il droghiere- E io chi sono?
E corse a farsi fare un semaforo per il suo camioncino delle consegne.
-Anche il droghiere?- pensò il medico-Forse le mie medicine valgono meno della sua noce moscata?
E prima di sera anche il dottore circolava con un semaforo piantato come bandiera sul tetto della sua automobile. L' aveva messo lassù, più in alto di tutti i semafori,perchè fosse ben visibile a tutti.
Quando i padroni dei semafori si incontravano ai crocicchi, adesso, correva tutta la città ad assistere alle loro discussioni.
-Il mio semaforo segna verde!
-Anche il mio!
-Anche il mio!
-il mio è il primo!
-Ma io sono il commendator Puck
- e io sono Carina!
-Lei sarà Carina, ma è inutile alla società: io sono il lattaio!
-Il mio semaforo è il più alto della città: fate largo tutti quanti!
Insomma, nello spazio di sette od otto giorni quasi tutte le macchine in circolazione avevano il loro semaforo che segnava verde per loro e rosso per il prossimo. Le liti, i cocci, gli incidenti davano un gran lavoro agli avvocati, ai meccanici, ai carrozzieri. La gente correva dai paesi vicini, perchè ormai i semafori di Tontolandia erano diventati famosi dappertutto.
Le cose andarono avanti così finchè mio nonno (-è sempre Zorro che parla;e anche suo nonno come vedrete si chiamava Zorro-) capitò a Tontolandia, in visita da un suo parente, sentì quel che c'era da sentire, vide quel che c'era da vedere e la sera stessa , al caffè, disse ai tontolandesi:
-Tonti di nome e tonti di fatto, ecco cosa siete.
-Come, come? Sarebbe per i semafori? Questo è un paese libero, caro signor Zorro.Ognuno può mettere tutti i semafori che gli pare, altrimenti dove va a finire la libertà?
-Io so dove andrete a finire voi altri, con questo sistema: all'ospedale dal primo all'ultimo.
-Per la libertà si può anche soffrire!
-Tonti due volte e tonti tre volte!
-Ma insomma, lei conosce un sistema per circolare meglio?
Mio nonno, naturalmente, lo conosceva e glielo spiegò. Era un gran parlatore mio nonno: avrebbe convinto una balena a fare i salti mortali. Così riuscì a convincere i tontolandesi a togliere i semafori dalle macchine e a metterli agli incroci, per regolare il traffico, dando via libera ora agli uni ora agli altri. Perchè la strada è di tutti, e nessuno può prendersela interamente per sé.
nexstar
00giovedì 18 marzo 2010 20:53
sandra tvb

me le leggerò davvero con gusto
grazie !!!
Bud-
00giovedì 18 marzo 2010 21:20
piango...erano anni che non leggevo rodari!
Oxido
00giovedì 18 marzo 2010 21:39
Re:
Bud-, 18/03/2010 21.20:

piango...erano anni che non leggevo rodari!



buddho pesoculo, leggi

Bud-
00giovedì 18 marzo 2010 21:46
Avevo letto e commentato!
Vabbe', allora diciamo che non leggo qualcosa di rodari da mesi (8D
nexstar
00giovedì 18 marzo 2010 21:48
Re:
Bud-, 18/03/2010 21.46:

Avevo letto e commentato!
Vabbe', allora diciamo che non leggo qualcosa di rodari da mesi (8D




[SM=x53085] [SM=x53083]
Viki-07
00giovedì 18 marzo 2010 22:54
La banda dei barboncini

Qui prima della storia
udite la morale:
signori, rispettate
il cartello stradale.



La banda dei barboncini viveva e agiva in uno dei più popolari quartieri della città. Senza terrorizzare nessuno, però. Non era certo una banda di briganti nè il suo capo riconosciuto, Gip naturalmente, aveva mai proposto ai suoi compagni di svaligiare una banca, di dar l'assalto a un tram (in mancanza di treni) o di rompere levetrine di una gioielleria.
Qualche vetrina, forse, ogni tanto correva pericolo. Per esempio quando i barboncini, raccoltisi in numero sufficiente in questa o quella viuzza, cominciavano a dar calci alla palla. La quinta? La sesta? Non si sa. Ormai anche Black, e Fido, e Dea, e Flick, e Tarzan- tanto per citare i più famosi componenti della banda- avevano perso il conto delle palle sequestrate da Zampa di Lana.
Questo Zampa di Lana non era il capo di una banda avversaria, ma il vigiledel quartiere, incaricato di sovraintendere alla pace dei microscopici giardinetti (due alberi e una panchina in tutti) e di dare un'occhiata alle macchine in sosta. Zampa di Lana non era nemmeno il suo vero nome. Lo chiamavano così i barboncini, perchè compariva sempre all'improvviso, con passo silenzioso, e prima che avessero potuto dare l'allarme, la palla era già scomparsa nella robusta zampa dell'autorità.
-Vi ho detto tante volte che non si gioca a palla per la strada. Non è soltanto proibito, questo sarebbe ancora poco.E' pericoloso. Per inseguire la palla potreste finire sotto una macchina.E non parliamo dei vetri che avete già rotto.giusto?
Bisognava rispondergli per forza:- giusto.
Altrimenti Zampa di Lana ricominciava con la predica. I barboncini ascoltavano a capo chino, fingendo pentimento e costrizione, pronti a ricominciare il gioco, non appena il vigile si fosse allontanato. Beninteso, se si poteva trovare un'altra palla, o rimediarne una di stracci. Se non si trovava, ci si sedeva lì, sul marciapiedi, con le groppe addossate alle case e si ragionava malinconicamente delle tante cose storte che esistono sul Pianeta Terra.
-Secondo Zampa di Lana noi dovremmo andare a giocare sui tetti.
-Che vita da cani!
Eccetera. Generalmente a queste conversazioni non partecipava Gip, che le giudicava inutili. Si risolveva qualcosa cone quelle lamentele? Non si risolveva nulla. Saltava fuori un campo di calcio da quelle chiacchiere? No. Dunque, pura perdita di tempo. Bisognava pensare, non chiacchierare. Riflettere, non piagnucolare.
Dopo aver riflettuto per giorni e giorni, Gip si sentì pronto a parlare. Come ogni capo, però, non parlò a tutti, bensì soltanto ai più fidi. E anche a loro disse soltanto:- venite con me.
Black, Flick e Tarzan obbedirono senza discutere. Con la mamma o col maestro avrebbero vluto sapere, domandare, fare obiezioni; e magari alla fine avrebbero risposto che non avevano tempo. Ma con Gip si poteva stare tranquilli: non avrebbe mai dato un ordine spiacevole.
Erano le dieci di sera, e qualcuno penserà che a quell'ora i cuccioli debbono stare a letto. Ma i barboncini non ci stavan, ecco tutto. Le cose vanno raccontate come sono.
Gip guidò i suoi fedeli per tre o quattro strade, in silenzio. Alll'imbocco di un vicolo scuro e deserto si fermò.
-Non vedete niente?
Nessuno vide niente di speciale. Sbarravano gli occhi, si grattavano le orecchie, per non fare brutta figura col capo. Ma toccò a Gip, dopo una paziente attesa, indicare cosa intendeva con quel "vedete niente".
Gip alzò una zampa e mostrò un segnale di "direzione vietata" che pendeva all'ingresso del vicoletto.
-Prenderlo- disse soltanto. E tese a Black alcuni arnesi che aveva cavato di tasca: un cacciavite, una chiave inglese, un martello.
- Roba di mio fratello che fa il meccanico- spiegò.
Ma i suoi discepoli non avevano bisogno di tante spiegazioni. In pochi attimi il segnale venne smontato e Gip lo avvolse in un foglio di giornale. Lo scopo di quella precauzione apparve chiaro quando dovettero attraversare certe strade ancora discretamente affollate.Sarebbe stato sciocco farsi scoprire con quel prezioso bottino.
Sempre senza parlare,Gip guidò i suoi fidi per le altre quattro o cinque strade. Indicò loro un vicoletto umido e silenzioso. Stavolta non ebbe nemmeno bisognoso di aprir bocca. C'era anche lì un segnale di "direzione vietata", ed anche quel segnale fu smontato e avvolto nella carta di giornale.
Ora Gip guidò la marcia del ritorno verso il quartiere della banda.- Chissà che faremo?- si domandavano in cuor loro Flick, BLack e tarzan, senza osare di far domande. L'impresa doveva essere eccezionale, stavolta, perchè Gip parlava anche meno del solito.
Ecco i confini del quartiere natio, la patria. Ecco le stradine silenziose. La gente, da queste parti, va a letto presto, perchè la mattina bisogna alzarsi prestissimo per andare a lavoro. Le madri si sono stancate di chiamare i cuccioli e si sono coricate pensando:- Bè, hanno sempre trovato la strada di casa, la troveranno anche stasera.
Dopo di essersi ben accertato che non ci fosse nessuno in giro, Gip fece montare i due segnali di "direzione vietata" ai due capi di una strada che aveva evidentemente scelto in precedenza. Abbastanza larga, se lo volete sapere, perchè ci si potesse giocare a pallone. Poi, di corsa tutti a letto.
Gip aveva domandato soltanto, a mezza voce:- Capito?
-Capito capo- avevano risposto gongolando i tre fidi, che non erano poi tanto sciocchi.
La mattina seguente i barboncini andarono a scuola, senza nemmeno fermarsi ad ascoltare la portiera del numero 18 che predicava, a quanti volessero sentire:- Finalmente il comune ha fatto una cosa buona! Hanno finito di scorrazzare in su e in giù quelle maledette macchine.Direzione vietata, direzione vietata! Avete visto i cartelli? Due ce ne sono, due, uno più bello dell'altro.
assai meno soddisfatta apparve la buona portiera nel pomeriggio, quando la banda dei barboncini al completo -erano almeno quattordici- occupò la strada e vi cominciò un chiassoso campionato di calcio.
Gip fu il primo a vedere Zampa di Lana e fece in tempo a salvare la palla. Però non la nascose, e attese a piè fermo l'attacco del nemico.
-Dunque, ragzazzini, cosa vi ho detto?
-Ma signor vigile, qua non c'è pericolo. Macchine non ne passano. Non ha visto i nuovi segnali che il comune ha fatto mettere?
-Quali segnali?
-"direzione vietata":guardi là.Vada a leggere.
Il vigile tornò all'imboccatura della strada e osservò silenziosamente il segnale. Percorse tutta la strada, fino all'altro capo, e studiò il secondo segnale con la stessa attenzione.
-strano- disse poi- strano.Quelli del comune potevano anche avvertire....Voi però alla palla non ci potete giocare lo stesso.Potreste rompere le vetrine.
-Non ci sono vetrine in questa strada.- disse tranquillamente Gip.
Zampa di Lana gli diede un'occhiataccia. Poi si guardò intorno, fece di nuovo qualche passo su e giù.
-strano- tornò a ripetere- una strada senza vetrine.Non ci avevo fatto caso.
-Ma io sì- pensò dentro di sè Gip, mentre intorno a lui la banda attendeva in silenzio lo sviluppo degli avvenimenti.-L'ho scelta apposta questa strada.
-Comunque- concluse il vigile- giocare per la strada è proibito.Intesi?
-Benissimo,signor vigile- rispose Gip per tutti.
zampa di Lana si allontanò, assorto in un suo pensiero. Quando ebbe girato l'angolo la partita ricominciò. che bellezza, non dover interrompere il gioco per lasciar passare una macchina, non dover fare i salti mortali per schivare un motociclista frettoloso!
A quell'ora, però, in comune era già stata segnalata la sparizione dei segnali di "direzione vietata" dai due vicoli, in seguito a un paio di incidenti, per fortuna di poco conto, capitati agli automobilisti che vi si erano infilati ed erano rimasti bloccati da un mercatino o da un camioncino che avanzava nell'unica direzione permessa.
-Ma cosa fa?Non lo sa che qui c'è senso unico, perchè la strada è troppo stretta per due macchine? Non ha visto il segnale di direzione vietata?
-No non l'ho visto. Anzi, le dirò che non c'è affatto.
Più tardi giunse in comune anche una telefonata di Zampa di Lana, che protestava perchè non era stato avvertito dei nuovi divieti di passaggio...
- Quali divieti? Quali direzioni vietate? Non c'è stato nessun cambiamento!
-e i cartelli allora?
-I cartelli se li è sognati lei!
-Ah, sì?Vengano loro a vedere, dunque, vengano.
Per farla breve: prima di sera i segnali erano stati riportati all'imbocco dei vicoli d'origine, con grave delusione e sconforto per i barboncini. Gip, al solito, non aprì bocca, contentandosi di tener d'occhio Zampa di Lana che a sua volta, senza parere, non perdeva di vista la banda.
dentro di sè il buon vigile pensava:- Quelli lì ne sanno qualcosa...Uhm, non sono per niente tranquillo...
Il giorno dopo Zampa di lana, nell'intento di continuare le indagini, andò in cerca dei barboncini nelle loro solite strade. Ma non li trovò. Li trovò invece in una piazzetta, ai confini del quartiere, sudati e urlanti intorno alla loro calciatissima palla. In giro alla piazzetta, al bordo dei marciapiedi, si notavano numerosi segnali di "sosta vietata".
- Strano- pensò Zampa di Lana- quei segnali qui non ci sono mai stati. Vuoi vedere che...
Deciso a risolvere il caso su due piedi, andò dritto addosso a Gip, la cui autorità di capobanda era ben nota. Lo fissò a lungo. Poi disse soltanto:- Adesso mi aiuti a riportare i segnali di "sosta vietata" dove li hai presi, se non vuoi che tuo padre vada in galera al posto tuo.
-Quali segnali?- domandò Gip, impallidendo fino alla coda.
-Vi ho visti-- disse Zampa di Lana, mentendo con sicurezza.
- Non è vero!
-Vi ho visti- ripetè il vigile. Non vi denuncio perchè voglio bene ai vostri genitori. Sono brava gente, e non meritano guai per causa vostra. Non avete pensato che spostando i segnali stradali potevate provocare anche una disgrazia?
Gip abbassò il testone arruffato.
-Avanti- disse Zampa di Lana- Mostrami dove stavano i segnali e non dirò nulla a nessuno. Quanto al pallone....
Gip alzò gli occhi.
-Quanto al pallone- proseguì Zampa di Lana- si vedrà. Anche voi avete i vostri diritti, corpo di mille codici!
Disse proprio così, pestando un piede per terra, e si vedeva che era arrabbiatissimo. E Gip capì immediatamente che il buon Zampa di Lana non era arrabbiato con i barboncini.
Viki-07
00venerdì 19 marzo 2010 00:10
Bob e la zebra


Conquistò il mondo Cesare,
e pur Napoleone:
conquisterà le zebre
Bob, misero pedone?



Non ti sei accorto di nulla, riguardo Bob?- disse Zorro una sera.
-Bob?Cosa gli è successo?- disse Baffo.
-E' proprio quello che vorrei sapere.
-A proposito, dove si è cacciato?
-Allora te ne sei accorto anche tu.
-Ma di che cosa?
-Bob scompare ogni mattina senza dir nulla a nessuno.
- E' suo diritto- osservò Baffo-Un cane randagio non ha molti diritti, ma conserva quello di non rendere conto dei suoi movimenti.
-D'accordo. Ma dove va? Cosa fa? Ecco il punto.
-Affari suoi, diamine.
-Allora non ti sei accorto di nulla. Tienilo d'occhio quando torna.
-La fai proprio lunga- disse baffo- E tu piantala.
Quest'ultima esortazione, però, non era rivolta a Zorro che faceva, come sempre, il misterioso, bensì a una signora che da qualche istante era uscita da un portone con una scopa in mano, mostrando di non gradire la conversazione dei due amici sotto le sue finestre.
- Pussa via!Pussate via tuti e due!- abbaiava- Ho pagato fior di canone per ascoltare la televisione, non per ascoltare le chiacchiere di due vagabondi.
-Prego- corresse Zorro- due indipendenti.
Tuttavia trotterellò da un albero all'altro, nella penombra del viale, trascinandosi dietro Baffo, che si sarebbe volentieri fermato a discutere con la portinaia.
Ma ecco Bob. Sbucò da una cantonata a testa bassa, passò a una coda da Zorro e da Baffo, senza mostrare di vederli. Le sue zampe seguivano stancamente una bizzarra linea a zig zag.
-Ha bevuto? Si ubriaca di nascosto?- domandò Baffo,sorpreso.
-Macchè,- disse Zorro- fiuta quanto vuoi, non c'è odore di alcool sulla sua pista.Però si comporta come fosse ubriaco. Ora lo vedrai cadere e addormentarsi subito.
La cosa accadde quasi subito.
-Visto?- disse Zorro.
-Altrochè- disse Baffo- tutte le sere così?
- tutte le sere così. E tutte le mattine se la batte alla Springer Spaniel. Voglio dire, all'inglese.
-Interessante- disse Baffo- altamente interessante. Ma non potremmo chiedergli...
-Faremo di meglio. disse Zorro- lo seguiremo.
-Domattina?
-Domattina.
Bob non era propriamente un bassotto. Ne aveva vagamente l'aria e la statura, tutto qua. Un bassotto non sarebbe mai stato tanto abile a sgusciare sotto gli occhi delle guardie, a intrufolarsi tra le macchine senza rimetterci mai un sol pelo, ad acchiappare al volo un osso, al mercato.
Zorro e Baffo, che lo seguivano dall'alba, col naso fisso alla sua coda, ansavano, perplessi.
-Pare piuttosto nervoso- disse Baffo- ma finora non ha fatto niente di speciale.
- E' come se aspettasse qualcosa- disse Zorro- forse è in anticipo.
-speriamo si sbrighi-disse Baffo- a mezzogiorno ho un appuntamento anch'io davanti alla macelleria.
- un appuntamento con un bastone,immagino-disse Zorro- Forse lo stesso che ti ha ammaccato quell'orecchio.
-Quale orecchio?- si arrabbiò Baffo.
-Zitto,guarda.
-Dove?
-Là. Il passaggio pedonale.
Bob, fermo sul marciapiede, pareva annusare le striscie bianche della zebra.
-Da come dimena la coda- disse Baffo- si direbbe che ha trovato quel che cercava.
L'orologio, in cima al suo colonnino, segnava le otto meno dieci. Per il traffico, un'ora di punta. Da qualche minuto, infatti, il torrente delle automobili era sensibilmente ingrossato. Gli impiegati si affrettavano per giungere in ufficio in orario.La loro pazienza si esprimeva in nervosi colpetti di clakson, brusche accelerate, sconfinamenti improvvisi da una colonna all'altra.
Bob, come se avesse atteso l'ora e il minuto di un preciso impegno, alzò la zampa destra e la posò lentamente , quasi solennemente sulla zembra. In quell'atteggiamento, ricordava molto Napoleone Bonaparte nell'atto di metter le mani sulla corona di re d'Italia, un pò prima di pronunciare la famosa frase:- Dio me l'ha data, guai a chi la tocca.
Una zampa dopo l'altra Bob scese sulla zebra, con gli occhi fissi davanti a sè.
-Non ha guardato a destra- tremò Baffo, sussultando a uno stridore di freni: una macchina si era fermata a pochi centimetri da Bob.
-A sinistra- disse Zorro- doveva guardare prima a sinistra.
Bob immobile sulle quattro zampe, fissava ora l'autista della macchina che era stata lì lì per investirlo, con una strana aria maligna. Lo fissò a lungo, a lungo, finchè l'autista- un pechinese alla guida di una minuscola utilitaria- si decise a sporgere la testa dal finestrino e ad abbaiare:
- Bè, ha deciso di mettere radici proprio qui?
-Quel che io ho deciso la riguarda pochissimo signore- disse Bob senza spostarsi- E' una zebra pedonale,questa? Sono un pedone io?Dunque ritiri il muso e zitto.
In così dire si accucciò e cominciò pigramente a grattarsi una spalla.
Il pechinese diede fiato alla tromba. Dietro di lui,da una lunghissima colonna di automobili immobilizzate e frementi, si levò un coro di clakson,stonato ma eloquente.
Bob si rialzò e cominciò tranquillamente a fare delle flessioni.
- Ma ora che fa?- domandò il pechinese, con la bava alla bocca.
-Ginnastica- spiegò bob- Cento flessioni ogni mattina, per conservare l'elasticità. Con tanti automobilisti prepotenti che infestano le strade, il pedone deve tenere molto alla sua elasticità di movimento. alt, fermo là lei!
Con un saltello, Bob era scattato avanti in tempo per bloccare un maltese in motoscuter che tentava di aggirare l'utilitaria e di tagliare la zebra.
- Lei è quasi un pedone- osservò Bob- ma ho detto quasi.Questa è la zebra dei pedoni completi: quella degli scuteristi se la deve cercare altrove.
Di lontano risuonò, in quel momento, un vigoroso colpo di fischietto. Bob spiccò un salto, raggiunse il marciapiede opposto, s'infilò in un vicolo e disparve, prima che il vigile in arrivo potesse vederlo.
-Presto- gridò Zorro-non lasciamolo scappare.
Il vigile, però, stava dando il passaggio alle macchine. Passarono alcuni secondi preziosi, prima che i pedoni potessero riprendere possesso della zebra.Ecco, finalmente via libera. Zorro si gettò sulla zebra come se dovesse sbranarla.Baffo invece, attraversò la strada senza metter piede sulle strisce bianche.
-Incosciente- disse Zorro- c'è il passaggio pedonale e tu vai a rischiar la coda mezzo metro fuori!
-io sono allergico alle strisce- dichiarò Baffo- mi portano sfortuna.
- mi ricorderò di queste parole al tuo funerale. M a ora cerchiamo Bob.
Il fiuto li guidò sulle sue tracce. Bob, del resto, non era andato molto lontano. In linea d'aria, c'erano si e no duecento metri dalla fascia zebrata su cui aveva fatto i suoi esercizi di ginnastica a quella su cui ora, sordo a uno spaventoso strombettamento e cieco allo spettacolo di un chilometro di automobili bloccate, stava ritto sulle zampe anteriori, a testa in giù.
Un giovane levriero, dalla sua sprint rossa decapottabile, lo stava minacciando di morte e dannazione.
-si provi- disse Bob, agitando per aria le zampe posteriori e la coda- si provi, e le mangerò case e terreni. Il pedone è sacro, lo tenga a mente. E prenda nota anche di questo:pedone sulle strisce, guai a chi lo ferisce. Impari anche lei, invece, questo esercizio yoga.Serve per far riposare la coda.
-Ma non c'è un vigile qua in giro?- gridò il levriero.
-non c'è- disse Bob- lo sostituisco io.
Pò le quattro zampe a terra, alzò la testa, inarcò la schiena.
-guarda,guarda,guarda- disse tre volte Baffo, per la sorpresa.
-già- si accontentò di aggiungere Zorro.
Anche lui, a quella vicenda, era rimasto senza parola. Perchè Bob, ora, saldamente piantato sulla zebra pedonale, si gonfiava a vista d'occhio. Non era più un bassotto (piuttosto improbabile a dire il vero).Non era più un cane randagio, preso a sassate dai ragazzi di periferia, schivato con orrore dei pubblici parchi: era un Super-Bob, era il monumento provocatorio del pedone prepotente, era un gigante. Egli occupò ben presto metà della strada, raggiungendo proporzioni da terremoto. Poi lentamente Bob si sgonfiò, tornò nelle sue misere dimensioni, si stiracchiò, si decise ad avviarsi passo passo verso il marciapiede.
-Ecco.- disse Baffo
-già- disse Zorro.
Per tutta la giornata seguirono bob di zebra in zebr,m assistendo ai cento episodi della sua sfida insensata. Lo videro leggere il giornale, impavido, imperterrito, tra i musi infuocati di due filobus zeppi di gente furiosa. Lo videro fare i giochi di equilibrio, con un osso ritto sulla punta del naso, su tutti i passaggi pedonali del centro. E ogni volta Bob concludeva la sua esibizione gonfiandosi fino a diventare più grosso di un elefante, fino a toccare con le orecchie e con la coda gli opposti balconi.
-terribile- disse baffo.
-già- disse Zorro- terribilissimo.
-ma che è, una malattia?
-non so. Bisogna domandare a Brick. Lui è un ex san bernardo, ha servito la croce rossa,dovrebbe saperlo.
-E' certamente impazzito- disse quella sera Zorro a Birck, dopo avergli riferito il risultato delle osservazioni sue e di Baffo.
-No- disse Brick- non si tratta di pazzia. Si tratta di "zebrite". Una malattia abbastanza diffusa tra i pedoni. Ricordo un bambino che pretendeva di fare i compiti di scuola in mezzo alle strisce.
-E cosa accadde?- domandò Baffo.
-non so, ma non credo abbia preso dieci.
-si guarisce?- domandò Zorro.
-si guarisce- disse Brick.
-che medicina occorre?
-secondo me un autista miope può bastare.
-ma quello ce lo schiaccia!
- allora provate a pungerlo quando si gonfia...
-così scoppia!
-non so- concluse pensosamente Brick- dopotutto io ero soltanto un autista della croce rossa, non un dottore.
-vieni- disse Zorro a Baffo- ho un'idea.
Un paio di mattine dopo Bob fu svegliato da Laika e da tom.
-Presto- si sentì dire.
-Presto per cosa?
-Vieni a darci una mano.
-Proprio a voi, che siete della Pattuglia Scolastica?
-Su, non fare storie.Klik si è ammalato e dobbiamo essere in tre a far servizio davanti alla scuola.
-Ehi, dico!ma siete matti? Se mi faccio vedere dal maestro...lo sapete che sto saltando la scuola da un mese.
- il maestro sa che sei stato ammalato.
-questa è buona: lui lo sa, e io no.
Per farla breve, alle otto e quindici in punto bob prestava servizio al passaggio pedonale davanti alla scuola. E bisognava vederlo accompagnare i più piccoli durante l'attraversamento: e come stava attento che non si distraessero, che non si fermassero sulle strisce a giocare.
-Vedi- disse Zorro a Baffo, nascondendosi dietro una macchina in sosta per non essere visto da Bob- per imparare bene una cosa non c'è che un sistema: essere costretto a insegnarla agli altri.
Bud-
00venerdì 19 marzo 2010 00:43
La banda dei barboncini!!!
Certo che a rileggerle adesso...fanno tutto un altro effetto.
Sono messaggi semplici ma allo stesso tempo complessi e profondi.
Viki-07
00venerdì 19 marzo 2010 01:19
Re:
Bud-, 19/03/2010 0.43:

La banda dei barboncini!!!
Certo che a rileggerle adesso...fanno tutto un altro effetto.
Sono messaggi semplici ma allo stesso tempo complessi e profondi.




è bellissima la fine di "bob e la zebra" [SM=x53150]
Bud-
00venerdì 19 marzo 2010 09:35
Mica male!
Viki-07
00venerdì 19 marzo 2010 16:15
Come aggrapparsi a un autocarro


Ora viene la storia
di un povero ciclista:
conterete i bernoccoli
del suo protagonista



Da quando aveva ereditato una bicicletta da suo zio- uno dei più stimati fattorini ciclisti della città- Bob compariva spesso con una vistosa decorazione di cerotti sul naso.
-Contusioni varie?- si informava premurosamente Brick, memore dei tempi in cui era stato autista della Croce Rossa e parlava con disinvoltura il gergo dei medici e della cronaca nera.
-Autobotte- rispondeva Bob, con un 'aria di dignitosa malinconia. Oppure con un sospiro:
- Autocarro con rimorchio.
Baffo sogghignava. Zorro, aprendo a metà un sol occhio, aggiungeva qualche paterno consiglio:
-E' pericoloso aggrapparsi agli autocarri.
-Soprattutto- continuava baffo- se non si conosce il sistema.
-Quale sistema?Se me lo dici ti lascio fare un giro.
Ma Baffo si chiudeva su se stesso, come una porta dopo che sei stato cacciato fuori.
- Non esiste un sistema per aggrapparsi senza pericolo- badava a ripetere Zorro. Ma le insistenze di Bob furono tali e tante che Baffo una sera, si decise a svelare qualcuno dei suoi segreti.
-Hai provato con un bastone? Tu lo reggi dalla parte della punta, vero, e ti aggrappi con il manico. Ciò permette di mantenere una certa distanza tra il tuo naso e il rimorchio. Non più cerotti, non più capitomboli. Garantito all'analisi.
-Qualcuno ha un bastone da prestarmi?- domandò Bob.
-te lo presto io- disse Brick.
In seguito a questa conversazione, la mattina dopo sulla provinciale per Z. non pochi curiosi si dovettero voltare ad ammirare l'insolito spettacolo di un ciclista che si faceva signorilmente trainare da un autocarro carico di sabbia, tenendovisi agganciato a mezzo di un elegante bastone da passeggio.
-Quel Baffo- pensava Bob con ammirazione, gustando le ebbrezze della velocità dietro motore- la sa lunga davvero.Un semplice bastone , ed ecco la più dura delle salite trasformata in una riposante discesa. Me la godo davvero.Starei quasi per dire che...
Ma non sarà mai possibile sapere che cosa stesse per dire. In quel momento infatti, l'autocarro abbordò di carriera una curva a gomito. Avete mai provato a far roteare nell'aria un secchiello pieno di latte, o di acqua, tenendo il braccio rigido, per non versarne una goccia? Vi è mai successo che il secchiello vi scappasse dalle dita e volasse per l'aria come un sasso scagliato dalla fionda più famosa della storia, cioè quella di Davide? Esattamente così, come lanciato da una fionda, Bob si trovò a volare per aria, e dopo aver descritto una parabola secondo tutte le regole, atterrò in un prato, sotto il naso di una mucca che stava brucando l'erba.
la bicicletta stava ancora correndo per conto suo, ma ben presto pensò di fermarsi addosso a un palo. Il bastone , aggrappato all'autocarro che si allontanava a tutta birra, dondolava ironicamente.
- Il miglior modo di aggrapparsi a un veicolo- sentenziò quella sera Zorro, contemplando senza batter ciglio i nuovi bernoccoli di Bob-è quello di lasciarlo andare per la sua strada.
Baffo disse invece:- Si vede che con il bastone non ci sai fare.Forse potresti provare col sistema del rampino. La corda è più elastica del legno: lo sanno anche i cuccioli dell'asilo.
-Il rampino? La corda?- domandò Bob, sospettoso e interessato allo stesso tempo.
-Una ricetta semplicissima. Si prende una corda, della lunghezza di circa due metri. A un'estremità vi si lega un robusto rampino. Si regge l'altra estremità con la mano destra, lasciando libero il pollice per suonare il campanello. Il rampino, che volendo si potrebbe chiamare uncino, serve per l'appunto a uncinare gli autocarri.
- Nessuno ha un uncino da prestarmi?- domandò Bob, dopo un momento.
- Corda e uncino, pericolo vicino- borbottò Zorro.
Ma a dispetto di quel proverbio rimato, l'alba del giorno seguente vide Bob beatamente aggrappato a un autotreno targato Livorno con l'ingegnoso sistema che Baffo gli aveva suggerito.
-Io sono come Galileo Galilei- pensava Bob, soddisfatto di sè- provando e riprovando...E' così che si fa progredire la scienza: sperimentando vie nuove e nuovi sistemi per migliorare...
Ma non sapremo mai cosa Bob intendesse migliorare. Una buca traditrice quanto profonda, inghiottendo la ruota anteriore della bicicletta, sbalzò il ciclista di sella. Bob, perduta la presa del manubrio, si aggrappò istintivamente alla corda con entrambe le mani...ed eccolo, appeso all'autocarro, con la testa nei pressi della targa di Livorno e i piedi, ahiloro, che sgambettavano sull'asfalto. Avete mai visto quei prigionieri, attaccati alla coda del cavallo vincitore? Al cinema se ne vedono tutti i giorni.
Così, prigioniero del suo stesso uncino, Bob misurò alcune centinaia di metri di strada. Quando si decise ad abbandonare la corda, le zampe avevano perso buona parte del loro pelo.
I cerotti quella sera erano più numerosi del solito.
-Escoriazioni varie?- domandò Brick, con aria da pronto soccorso.
Bob non si curò di rispondergli. Zorro aprì entrambi gli occhi per sentenziare:- Il miglior sistema per aggrapparsi a un autocarro è quello di fermarsi a bere un pò d'acqua alla fontanella.
-Ci sarebbe anche quello della calamita- sbadigliò Baffo, guardandosi la coda- E poi, volendo, quello della gomma americana.
-La calamita americana?- domandò Bob, che sentiva ridestarsi, sotto il bruciore delle graffiature, la sua passione per gli esperimenti scientifici.
-Non fare confusioni- ammonì Baffo- Una cosa è la calamita. essa attira il ferro. Montata su una bicicletta, essa spinge irresistibilmente la medesima in direzione dell'autocarro: bisogna addirittura frenare per non andargli addosso. Si viaggia in salita a freni tirati, parola d'onore. Altra cosa è la gomma americana. Prima bisogna masticarla ben bene. Quando fila, si fissa un capo del filo all'autocarro, l'altro capo al manubrio della bicicletta...
-E si telefona alla Croce Rossa- interruppe Zorro.
-Nessuno ha una calamita?- domandò Bob febbrilmente.
No, purtroppo nessuno aveva una calamita. E nessuno aveva i soldi per comprare un numero sufficiente di gomme americane.
-Non bisogna lasciarsi sgomentare dalle avversità- disse Baffo- c'è un sistema più economico, ma ci vorrebbe un gatto...
Non si sa come, ma Bob trovò un gatto. Lo obbligò a star ritto sul manubrio e a lanciare la sua coda, che nel caso era abbastanza lunga, per uncinare il rimorchio di un pesante veicolo addetto al trasporto di carni macellate.
Il gatto sulle prime obbedì terrorizzato. Poi qualcosa trasformò la sua espressione. La paura lasciò il posto alla curiosità, alla meditazione, alla delizia. Noi supponiamo che avesse finalmente colpito le sue narici l'intenso profumo di carne fresca nelle immediate vicinanze della sua coda.
-Bistecche- pensò il gatto- Frattaglie. Filetto e controfiletto. Girello.Manzo, vitello e...mi sbaglio? Perfino capretto?
L'odore di capretto fu quello che lo convinse. Tenendosi saldamente aggrappato alla coda, mollò la presa del manubrio. Poi con agili manovre, si issò tra le sbarre del finestrino, dietro il quale stavano ammassate le migliori carni bovine, ovine e suine che mai gatto abbia visto in sogno. Bob sentendo venire meno la forza di trazione e vedendosi chiaramente beffato dal gatto, cominciò a pedalare furiosamente.
-Brutto insetto spelacchiato- gridava- ti farò vedere io quando ti acchiappo!
-Prima acchiappami- rispose il gatto.
-E' così che mandi per aria gli esperimenti scientifici? Aspetta, aspetta, ora arrivo.
-Sono qui che aspetto- miagolò malignamente il gatto.
Alla guida del veicolo c'era un grosso mastino. Come ogni buon autista egli teneva d'occhio, nello specchietto retrovisore, ciò che accadeva alle sue spalle. Vide Bob che pedalava con tanta rabbia, lo vide smaniare e agitare i pugni, gli parve perfino di sentirlo gridare.
Riflettè:- mi sbaglio o quel ciclista ce l'ha con me? Un momento...E se si trattasse di quei ladri da strada, che saltano sul rimorchio e buttano il carico nei fossi, e poi passano a raccoglierlo comodamente?Ora vediamo subito.
Una zampa vigorosa scese sulla frizione: l'altra sul freno.
-che succede lì dietro?- gridò il mastino, balzando dalla cabina.
Bob, che stava sopraggiungendo a tutta velocità, frenò appena in tempo per non investirlo.
-Ah, bene, bene- disse il mastino- colti sul fatto eh?Il compare sul rimorchio, quell'altro a fare il palo volante...pensavate di svaligiarmi,eh?
E così dicendo afferrò con una zampa il gatto, con l'altra il povero Bob, sollevandolo di peso dalla sella.
-Ma cosa va dicendo?- protestava Bob- io non sono un ladro. Io faccio soltanto esperimenti scientifici.
-E' stato lui, è stato lui- strillava il gatto, soffiando tutta la sua rabbia- io non volevo venire.
-D'accordo,d'accordo- rispose il mastino- direte le vostre ragioni alla polizia.
-Le ripeto che sono uno scienziato!- guaiva Bob,sempre più debolmente.
Purtroppo gli toccò fare anche l'esperimento di subire l'interrogatorio della polizia e di passare una notte in guardina. Inutile dire che lui e il micio, rinchiusi nella stessa cella, si guardavano come cane e gatto.
Quando potè tornare a casa, assolto da ogni sospetto,Baffo lo ricevette con grandi feste, esclamando:- Sai?ho scoperto un sistema nuovo.Si prende un piccolo cannone...
Bob gli voltò la coda, disgustato.Ma chinò la testa, convinto e mortificato, quando Zorro ripetè per l'ennesima volta:
- Il miglior sistema per aggrapparsi a un autocarro è quello di andare a letto a fare un sonnellino.
Viki-07
00sabato 20 marzo 2010 15:07
I tre Chihuahua

Tre gemelli terribili
qui si faranno onore
sugli autobus urbani
seminando terrore



Quando vennero al mondo, tutti insieme, Edo,Ida e Ada, ne parlarono i giornali, la radio e la televisione: tre gemelli tanto graziosi non si erano mai visti. Per qualche settimana furono "i tre celebri Chihuahua" e una famosa fabbrica di biscotti li fece fotografare per usare la loro immagine nella pubblicità, con sotto una poesiola che diceva:
Siam carini, siam robusti,
siamo buoni tutti e tre
perchè sempre ci nutriamo
del biscotto Perepè
i versi non erano un capolavoro, e il biscotto nemmeno. Ma la campagna ebbe successo.
Poi i tre chihuahua crebbero, andarono all'asilo, passarono alle elementari. Il mondo cessò di occuparsi di loro, perchè aveva altro a cui pensare. Il biscotto Perepè scovò altri gemelli- erano quattro stavolta- per farsi la rèclame. A otto anni Edo, Ida e Ada facevano la terza con lo stesso maestro e prendevano suppergiù gli stessi voti, nè troppo belli nè troppo brutti. E andavano a scuola da soli, perchè il babbo, quando essi si alzavano, era già uscito per recarsi in ufficio, e la mamma era occupata con un fratelli uno più piccolo. Scendevano le scale a rompicollo, balzavano sul marciapiede con grande impeto, come se si fosse trattato di conquistare una trincea nemica, attraversavano la strada di corsa e , sul marciapiede opposto, mentre aspettavano l'autobus, davano spettacolo di capriole e salti mortali.
Se qualcuno avesse chiesto a Edo:- che cosa bisogna fare per attraversare una strada dove non ci sono né semafori né passaggi pedonali?-, Edo avrebbe risposto senza batter ciglio:- bisogna prima assicurarsi che la strada sia libera, che non stiano sopraggiungendo automobili, tram, eccetera. Si guarda prima a sinistra, perchè il pericolo più immediato viene da sinistra. Poi si guarda a destra. Fino a metà strada si tiene d'occhio il traffico che viene da sinistra; dalla metà della strada in là, bisogna tener d'occhio il traffico che viene da destra. Bisogna attraversare con prudenza ma di buon passo. Si attraversa in linea retta,perchè la linea retta è la più breve distanza tra due punti.
E il signor Qualcuno, incantato, avrebbe dovuto premiare Edo con una caramella. La stessa risposta avrebbe ottenuto da Ada e da Ida. I tre chihuahua, insomma, conoscevano a memoria il “manuale del perfetto pedone”.
A vederli attraversare la strada però, c'era da mettersi le mani nei capelli. Uno si sentiva spinto a telefonare senz'altro alla croce rossa, alla polizia, ai pompieri. I tre chihuahua non guardavano né a sinistra né a destra: si buttavano a corpo morto nel traffico come si sarebbero tuffati in un fiume tempestoso, costringendo gli automobilisti, per non schiacciarli, a frenate così brusche che le automobili finivano spesso l'una addosso all'altra, con conseguenze spiacevoli per i loro paraurti. Dopo il passaggio dei chihuahua la strada pareva un campo di battaglia al calar della sera, quando si contavano i bernoccoli.
Se qualcuno avesse chiesto a edo, Ida e Ada, come si comporta in autobus un cucciolo bene educato, i tre chihuahua gli avrebbero risposto così bene che quel signor Qualcuno, con le lacrime agli occhi, li avrebbe subito proposti per la medaglia al merito. Quando l'autobus arrivava però, i tre gemelli scattavano come un solo chihuahua e mettevano in atto un piano strategico che avrebbe lasciato il signor Qualcuno a bocca aperta e di umore depresso.
Per prima cosa, sgusciando tra le gambe dei passeggeri e distribuendo calci e spintoni a destra e a sinistra, si impadronivano della porta d'entrata e subito due di loro- supponiamo Ada e Ida- fingevano di bisticciare e non lasciavano passare nessuno. Edo, intanto, correva davanti e occupava tre posti, scaraventando sui sedili la cartella e il berretto.
Il litigio, allora cessava d'incanto. Ada correva a dar manforte a Edo nell'occupazione dei posti. Ida, con un fare candido e gentile da bamboletta, prendeva i biglietti per tutti e tre, poi raggiungeva i fratelli.
Occupati i tre posti, i chihuahua ricominciavano tranquillamente a giocare. Anzi, tutt'altro che tranquillamente: per la verità facevano un chiasso tale che più d'un passeggero cominciava a protestare:
-insomma, state un po' quieti!
-chissà come insegnano nelle scuole, al giorno d'oggi!
-maleducati!non vedete che c'è una signora in piedi?
-già, oggi cedere il posto alle signore e alle persone anziane è passato di moda.
-bei genitori dovete avere!
Non bisogna credere che Edo,Ida e Ada rimanessero sordi a quelle proteste. Al contrario, siccome erano lesti di cervello come di zampe, avevano sempre la risposta pronta.
-cosa c'insegnano a scuola? Ci insegnano a non mettere il naso negli affari altrui.
i nostri genitori sono proprio belli, hanno avuto due volte il premio dell'esposizione mondiale.
Salivano le massaie, cariche di borse. Salivano i vecchietti, carichi di anni. Ma i tre chihuahua non li vedevano nemmeno. Intenti a giocare, non vedevano neanche arrivare la loro fermata. All'ultimo minuto, quando l'autobus stava già per ripartire, fendevano a spintoni la ressa indignata dei passeggeri e intanto gridavano e strillavano:
-Ferma,ferma!permesso dobbiamo scendere.
-Permesso, su, non ingombrate il passaggio.Non avete letto cosa dice il cartello?
-aspetti conducente, è la nostra fermata!
Questo suppergiù, succedeva tutte le mattine. Né le proteste del fattorino, né l'indignazione dei passeggeri erano mai riuscite ad ottenere un mutamento della situazione. I tre chihuahua stavano diventando famosi su tutta la linea ed erano temuti dai fattorini come la peste.
Ma una mattina, tra i passeggeri offesi e sbeffeggiati dai terribili gemelli, c'era, non visto, il loro maestro. Essendo salito una fermata prima dei chihuahua, egli potè assistere a tutte le loro gesta: alla manovra per bloccare l'entrata, alla conquista dei posti, al contegno durante la corsa, alla tumultuosa discesa. Non disse né fece nulla per farsi riconoscere, ma prese buona nota degli avvenimenti e decise che era suo dovere intervenire. Il signor Fox,però, non era uomo di prediche e da sermoni. Egli credeva assi più nelle lezioni pratiche che nelle lezioni teoriche.
Aspettò che giungesse l'ora della ricreazione e, mentre la scolaresca si preparava a scendere in cortile a scavallare una mezzoretta,disse:- A proposito, Edo, Ada e Ida rimarranno in classe. So che sono molto stanche e che non potrebbero giocare con il solito gusto.
-signor maestro!- protestarono le tre voci scandalizzate- noi non siamo stanche per niente!
-Lo siete , lo siete- proseguì il signor Fox- Sarà tanto di guadagnato per la vostra salute cagionevole se rimarrete qui. Per far passare il tempo potrete risolvere due o tre problemi a pagina ventiquattro.
I tre chihuahua, impietriti dal dolore, videro uscire i loro compagni ad uno ad uno e incassarono senza reagire i loro sogghigni.
Il giorno dopo, stessa storia:
-Ah, dimenticavo. Edo, Ada e Ida non possono venire a giocare con noi, poverini. Sono malati. Bisogna aver pazienza. Bisogna trattarli come vecchietti, si sa. Bè, per far passare il tempo mentre noi stiamo in cortile potrete risolvere quei due o tre problemi a pagina ventisei.
I due o tre problemini a pagina ventisei erano sempre sette o otto problemoni, e i poveri gemelli non sapvano come fare a convincere il maestro che loro non erano né stanche né ammalati.
L'umiliazione peggiore toccò loro il terzo giorno, quando il maestro li esentò dalla lezione di ginnastica: proprio loro, che adoravano arrampicarsi sulla corda, correre in equilibrio sull'asse e allenarsi a pallacanestro.
-i vecchi e i malati- sentenziò tristemente il signor Fox,- non possono fare ginnastica. Del resto, in questi ultimi tempi, i nostri cari Chihuahua, di ginnastica, ne hanno fatta anche troppa. Hanno bisogno di riposo. Ma siccome il riposo non deve essere ozio, mentre noi faremo per la prima volta le gare di salto essi risolveranno quei due o tre problemini a pagina ventotto.
Un urlo di entusiasmo aveva accolto l'annuncio che quel giorno ci sarebbe stata una gara di salto.Così nessuno udì le proteste di Edo, che le sorelle avevano incaricato di parlare per tutti e tre.
-il maestro ce l'ha con noi- disse Ada, quando i compagni furono usciti.
-ma cosa gli abbiamo fatto?- domandò angosciosamente Ida.
E già le due piccole stavano per singhiozzare. Edo, invece, rifletteva rabbiosamente. Ma per quanto riflettesse, non riusciva a capire perchè il maestro si fosse messo a trattarli in quel modo.
-e solo quando c'è ricreazione o ginnastica-aggiunse fra sé – per il resto tutto va come prima. I voti sono suppergiù gli stessi. Non è più severo con noi che con gli altri. Ieri mi ha perfino sorriso, quando ho risposto giusto sul cane di Ulisse. E' un bel mistero...ma è anche un'ingiustizia, e non la sopporterò.
Presa quella decisione, Edo si sentì più calmo e potè applicarsi senz'altro alla soluzione dei problemi.
Tornarono i compagni, arrivò il termine delle lezioni, tutti si alzarono per uscire. Ma Edo, Ida e Ada rimasero seduti.
-voi restate?- domandò il maestro- debbo avvertire i vostri genitori che non tornate a casa?
-desideriamo parlarle- disse Edo, serio serio.
Il maestro sembrò molto stupito.
-parlarmi?E' successo qualcosa?Sù- disse poi agli altri-uscite voi.Mettetevi in fila in corridoio e aspettatemi.
-Signor maestro- disse Edo, quando la classe non fu rimasto che il maestro- che cosa le abbiamo fatto?
-A me?proprio nulla, ragazzi miei. Anzi, sono abbastanza contento di come studiate.
-allora perchè ci castiga?
-io?quando vi avrei castigati?
-per esempio,oggi non ci ha portati alla lezione di ginnastica.
-Oh, ma io so che voi fate già molta ginnastica tutte le mattine.
-E la ricreazione?perchè non ci fa più fare ricreazione?
-per lo stesso motivo. Io so che voi giocate ogni mattina, prima di venire a scuola, e vi divertite moltissimo.
-ma questo non è vero! E nemmeno per la ginnastica è vero!
-che mi abbiano informato male?- disse il maestro. Poi cambiò tono e strizzando l'occhio aggiunse:- io però vi ho visti.
-ci ha visti?E dove?Quando?
Il maestro li fissò tutti e tre, prima di dire:- sull'autobus che prendete per venire a scuola.
Edo,Ada e Ida, come abbiamo già detto, erano svelti di cervello. Quelle poche parole bastarono loro per risolvere il mistero, senza dover fare tutte le operazioni che occorrono per risolvere un problema.
Il maestro non ebbe bisogno di aggiungere altro,perchè, come sapete, odiava i predicozzi. E i nostri lettori hanno già capito che da quel giorno i tre chihuahua stupirono i fattorini dell'azienda tranviaria con la loro compostezza e la loro cortesia.
Sulle prime, anzi, vedendoli così calmi, pronti a cedere il posto alle persone anziane, disciplinati nel far la fila per il biglietto, i fattorini li guardarono con sospetto,pensando:- che siano ammalati?
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