Signori e buona gente,
venite ad ascoltare:
storie a piedi e in automobile
udrete raccontare.....
I semafori di Tontolandia
Si parla di un paese
chiamato Tontolandia
che non sta nè in Italia
nè in Francia nè in Finlandia
Zorro, raccontaci una storia.
Zorro è famoso per le sue storie, che parlano tutte della città di Tontolandia. Strano nome per una città. Esisterà davvero o se l'è inventata Zorro, per far passare il tempo e per divertire i suoi amici?
-Zorro, diccene una di Tontolandia.
E Zorro racconta:
Dovete sapere che a Tontolandia non conoscevano l'uso del semaforo. Andavano intorno come oche. Anzi, come oche del tempo dei Romani, perchè le oche d'oggi capiscono anche loro quando non è il caso di attraversare la strada. Le macchine, agli incroci, potete figurarvi che confusione. E non vi dico le liti, i cocci, gli incidenti.
Una volta un tontolandese andò in città e, per la prima volta nella sua vita, vide un semaforo. A dire il vero, lo vide solo dopo che aveva attraversato col rosso e pagato la multa. Era un tontolandese di cervello, e pagò senza discutere, pensando fra sè:- Ne ho proprio imparato una buona, sono soldi ben spesi.
Prima di tornare a Tontolandia passò da un fabbro e si fece fabbricare un semaforo; passò da un elettricista e ci fece mettere le lampadine; passò da un meccanico e si fece installare il semaforo sul cofano della sua automobile.
-Stia bene attento,-gli spiegò-lei lo deve mettere in maniera che segni sempre verde davanti a me e rosso per quelli che vengono da destra e da sinistra.
- Ma veramente...-si provò a protestare il meccanico.
-faccia come le dico io. Sono io che pago, si o no? Mica perchè sono di Tontolandia mi lascio prendere per un tonto. Il proverbio dice: attacca l'asino dove vuole il padrone. E lei attacchi il semaforo dove voglio io.
Il meccanico obbedì,si fece pagare il doppio di quel che valeva il suo lavoro, in cambio di parole poco gentili che aveva dovuto mandar giù e fece per giunta, a quello strano cliente, un bellissimo saluto militare.
-Bravo- disse il tontolandese. e se ne tornò a Tontolandia tutto fiero.
I suoi concittadini, come potete figurarvi, rimasero di stucco.
-Ehi cos'è quell'arnese?- gli domandarono.
-E' un semaforo, ignoranti. Serve per regolare il traffico. Quando segna verde si passa, quando segna rosso bisogna fermarsi e dare la precedenza.
-E' proprio una magnifica invenzione,- commentarono i tontolandesi convinti.
Apparvero un pò meno convinti il giorno dopo, quando si accorsero che il padrone del semaforo passava dappertutto, e ogni altra macchina, che venisse da destra o da sinistra, doveva dargli strada.Per forza! Qeul semaforo segnava sempre verde per il suo proprietario, e per quelli che marciavano nella sua direzione.....
Alcuni furbi cominciarono ad accodarsi all'auto-semaforo, così anche per loro era sempre verde. E bisognava sentirli come ingiuriavano quelli che non si fermavano per ceder loro il passo.
-Ignoranti! Tonti e bisonti! Non avete mai visto un semaforo? Non vedete che per voi segna rosso?
Gli automobilisti guardavano, vedevano e non sapevano cosa rispondere.
-Se è così che si fa in città- pensavano- bisogna fermarsi per forza.
Non tutti i tontolandesi, però, erano della stessa pasta. Due giorni dopo il commendator Puck- un molosso d'affari che era il cittadino più ricco di tontolandia- si fece fare anche lui un semaforo personale, lo installò sulla prua della sua fuoriserie, che era lunga come un transatlantico, e cominciò a circolare senza cedere il passo a nessuno. Già, perchè anche lui aveva un semaforo che segnava sempre verde davanti alla macchina, e sempre rosso ai lati.
I tontolandesi senza semaforo rimasero di stucco e anche di gesso.
-Bella pensata- dicevano taluni- così quell'altro prepotente dovrà fermarsi anche lui, qualche volta.
Fermarsi? Quello là non ci pensava nemmeno. La prima volta che lui e il commendator Puck, a bordo delle loro automobili, si incontrarono a un crocicchio, successe il finimondo.
- Si levi di mezzo- gridava il commendator Puck- non vede che il semaforo segna verde per me?
- Neanche per sogno- rispondeva quell'altro-- non vede che il mio è rosso dalla sua parte?
- Ma il mio è rosso dalla sua.
-Ma il mio è il primo semaforo di Tontolandia!
-E io sono il cittadino più importante di Tontolandia!Faccia marcia indietro e mi lasci proseguire!
- Faccia marci indietro lei. anzi levi quel semaforo dalla sua macchina, perchè il brevetto è mio.
Passò una buona mezzoretta. Alcune centinaia di tontolandesi si erano raccolti intorno ai due contendenti. Era la prima volta che la città assisteva a un duello di semafori: che spettacolo emozionante!
Passò un'ora, ne passarono due. Venne l'ora del pranzo, e i due nemici stavano ancora là a discutere per la precedenza. A un tratto si vide arrivare il cameriere del commendator Puck, che gli protava spaghetti, arrosto, formaggio, frutta e vino in bottiglia.
-lei mi vuole prendere per fame!- gridò il suo avversario.-ma non mi arrenderò!
Invece dovette arrendersi quando un tale arrivò di corsa a dirgli che la sua casa stava bruciando.
Non era vero per niente: era un trucco del commendator Puck per costringerlo a sgombrare il campo. Ma lui lo seppe troppo tardi.
Il giorno dopo le cose si complicarono ancora.Una graziosissima pechinese, di nome Carina, e assai carina anche di fatto, si fece installare a sua volta un semaforo sul cofano della sua spyder (leggi "spaider"). Naturalmente si trattava di un semaforo speciale come i primi due: sempre verde per lei,sempre rosso per gli altri.
Per strada fu accolta con grandi applausi.
-Brava! Evviva! Benissimo!Faccia vedere che anche le donne sanno cos'è un semaforo!
Per lasciar passare lei, chissà perchè, tutti si fermavano volentieri. Ma un'ora più tardi cominciò a circolare con un semaforo personale anche il lattaio.
-Se c'è uno che ha diritto alla precedenza-diceva a voce alta per farsi sentire da tutti- quello sono io, che debbo distribuire il latte prima che vada a male.
- anche il lattaio?- pensò il droghiere- E io chi sono?
E corse a farsi fare un semaforo per il suo camioncino delle consegne.
-Anche il droghiere?- pensò il medico-Forse le mie medicine valgono meno della sua noce moscata?
E prima di sera anche il dottore circolava con un semaforo piantato come bandiera sul tetto della sua automobile. L' aveva messo lassù, più in alto di tutti i semafori,perchè fosse ben visibile a tutti.
Quando i padroni dei semafori si incontravano ai crocicchi, adesso, correva tutta la città ad assistere alle loro discussioni.
-Il mio semaforo segna verde!
-Anche il mio!
-Anche il mio!
-il mio è il primo!
-Ma io sono il commendator Puck
- e io sono Carina!
-Lei sarà Carina, ma è inutile alla società: io sono il lattaio!
-Il mio semaforo è il più alto della città: fate largo tutti quanti!
Insomma, nello spazio di sette od otto giorni quasi tutte le macchine in circolazione avevano il loro semaforo che segnava verde per loro e rosso per il prossimo. Le liti, i cocci, gli incidenti davano un gran lavoro agli avvocati, ai meccanici, ai carrozzieri. La gente correva dai paesi vicini, perchè ormai i semafori di Tontolandia erano diventati famosi dappertutto.
Le cose andarono avanti così finchè mio nonno (-è sempre Zorro che parla;e anche suo nonno come vedrete si chiamava Zorro-) capitò a Tontolandia, in visita da un suo parente, sentì quel che c'era da sentire, vide quel che c'era da vedere e la sera stessa , al caffè, disse ai tontolandesi:
-Tonti di nome e tonti di fatto, ecco cosa siete.
-Come, come? Sarebbe per i semafori? Questo è un paese libero, caro signor Zorro.Ognuno può mettere tutti i semafori che gli pare, altrimenti dove va a finire la libertà?
-Io so dove andrete a finire voi altri, con questo sistema: all'ospedale dal primo all'ultimo.
-Per la libertà si può anche soffrire!
-Tonti due volte e tonti tre volte!
-Ma insomma, lei conosce un sistema per circolare meglio?
Mio nonno, naturalmente, lo conosceva e glielo spiegò. Era un gran parlatore mio nonno: avrebbe convinto una balena a fare i salti mortali. Così riuscì a convincere i tontolandesi a togliere i semafori dalle macchine e a metterli agli incroci, per regolare il traffico, dando via libera ora agli uni ora agli altri. Perchè la strada è di tutti, e nessuno può prendersela interamente per sé.