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Giappominchia, studio semiserio sul fanatismo nippofilo

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2011 18:21
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 55
Sesso: Maschile
31/10/2011 00:01

Giulia Marino


TITOLO: Giappominchia, studio semiserio sul fanatismo nippofilo
AUTORE: Giulia Marino
CASA EDITRICE: Kappa Edizioni
PAGINE: 94
COSTO: 9,5€
ANNO: 2011
FORMATO: 21 cm X 14 cm
REPERIBILITA': Ancora presente nelle librerie di Milano

Il libro è divertente, brevissimo (l'ho letto durante la tratta in treno Firenze-Milano, di ritorno dal Lucca Comics and Games, dove l'ho acquistato), ma divertente.
Il rapporto tra prezzo e pagine scritte è molto basso, su 94 pagine del libro solo 44 sono scritte, le altre sono pagine bianche o disegnate (le vignette sono anche carine), forse qualche pagina in più scritta o qualche euro in meno sul prezzo sarebbe stato auspicabile.
L'autrice precisa più volte che il tono del suo libretto è semiserio, e il soggetto del suo lavoro, il/la “giappominchia”, non deve offendersi per ciò che lei scrive, anzi, il tutto potrebbe farlo/a uscire dal suo status “giappominchioso”.
Diciamo che ci si arrabbierà per gradi, anzi, per categorie, mi spiego. L'autrice individua 3 categorie di appassionati del Giappone:
il nipponista,
un vero esperto del Giappone, ne conosce la lingua o la studia, ha conoscenze accademiche, affronta vari aspetti della cultura e della società giapponese senza tacerne i difetti, vi ci si è recato più volte o ci vive/lavora.

l'otaku.
non ha il background del nipponista, ma cerca di evolversi, pur non riuscendoci sempre, è partito da manga ed anime ed ha allargato le sue conoscenze sul Giappone ad altri aspetti culturali/sociologici/artistici. Solo alcuni otaku si sono recati in Giappone. L'otaku detesta più del nipponista il giappominchia, questo a causa del fanatismo nipponico di quest'ultimo che ridicolizza l'interesse dell'otaku per il paese del Sol Levante.

Il giappominchia.
Solitamente minorenne e femmina (ma non sempre), conosce solo il Giappone di anime e manga, il suo sogno è vivere in Giappone, tutto ciò che è giapponese è bello e perfetto, infila le poche parole di giapponese nelle frasi in italiano. Se sono ragazze sono fanatiche anche del genere yaoi. Infine non si rendono conto di essere giappomichia, lo è sempre qualcun altro, loro mai.

Quindi il livello di arrabbiatura dipenderà da qual è il gradino della catena “alimentare” in cui siete stati posizionati: carnivoro (il nipponista), onnivoro (l'otaku), erbivoro (il giappominchia).

L'unico appunto che mi permetto di fare è che sovente l'autrice parte da delle affermazioni un po' assolutistiche, però sempre ricordando il taglio ironico del libro.
Del tipo che le ragazze giappomichia non hanno quasi mai il moroso, che i giappominchia e anche gli otaku tendono a ghettizzarsi frequentando solo loro pari, che i giappomichia non condividono mai la loro passione con i genitori, e mi fermo qui.
Essendo io, forse, nella categoria otaku conosco la categoria giappomichia, è vero esistono. Sul web li abbiamo visti tutti all'opera, ed anche alle fiere o nelle fumetterie. Però non giurerei che le ragazze di questa categoria non hanno mai il fidanzato. Mentre non corrisponde al vero che gli “otaku” stanno solo con gli “otaku” (sui giappominchia non mi esprima, sperando di non farne parte...). E' ovvio che se voglio parlare di una certa tematica ne disquisirò con chi la capisce, ma vale per la politica, per lo sport, per il cinema d'autore etc. Parimenti non è vero che i genitori non condividano la passione dei figli, specialmente se pensiamo che questi padri e madri sono della generazione Goldrake.
In pratica una cosa fastidiosa del libro sono le affermazioni categoriche, qualche “forse” e qualche condizionale in più sarebbe stato preferibile, e, talvolta, un certo tono da paternale, che magari l'autrice non voleva trasmettere, ma che gioco forza (quando si fanno affermazioni così categoriche) appare più o meno palese.
Sarebbe curioso sapere l'età dell'autrice, cosicché da poterle fare una piccola paternale, lo scrivo con ironia.
Questo libro potrebbe scatenare una guerra di religione intra etnica: nipponisti vs otaku vs giappominchia.
Creando, dopo il triangolo delle Bermude e quello d'Oro, il “triangolo della guerra”, dove ognuno dei “lati” si accanisce contro gli altri due!
Riporto i capitolini del libro in modo che ci si possa fare un'idea del contenuto, che termina con un'intervista ad un giappominchia pentito (chissà se è sotto protezione) ed un test per valutare la vostra giappominchisità :
Giappominchia, caratteristiche generali;
Il linguaggio dei giappominchia;
I giappominchia e la società;
Abitudini di vita di un giappominchia;
L'ignoranza dei giappominchia;
L'alimentazione di un giappominchia;
I sogni di un giappominchia;
L'originalità dei giappominchia;
Le giappominchia yaoi fangirl;
I giappominchia cosplayer;
I giappominchia over-18;
Gli ex giappominchia;
Il test della giappominchiosità.
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Post: 9.854
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Sesso: Maschile
31/10/2011 15:56

Ad integrazione della recensione aggiungo questo video pubblicitario



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Sesso: Maschile
31/10/2011 16:20

Ho trovato altri 2 video, sono di ragazze che commentano il termine "Giappomichia", ma non il libro qui recensito, commenti antecedenti all'uscita del libro.

Posto uno dei 2 video perchè dal secondo minuto l'autrice fa una considerazione che dimostra la sensatezza del ragionamento che io avevo fatto nel topic sui nerd.



Cioè, facendola breve, che la "giappominchiosità" (in questo caso sostituisce la nerdaggine) è data anche dal punto di vista di chi guarda.
Infatti la ragazza divide la categoria dei giappominchia in 3 ulteriori gruppi:
"Chi non ha talento insegna";
"Giappone del kokoro for ever";
"Quelli degli accoppiamenti in libertà".

Poi mi sono fermato [SM=x53144]

Il concetto è che ognuno/a si posiziona in una categoria che prevede sempre una categoria più infima, che ti permette di sentirti meno sfigato [SM=x53161]


[Modificato da La Visione 31/10/2011 16:21]
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Post: 9.854
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Sesso: Maschile
01/11/2011 18:21

Conferenza stampa di Lucca della Kappa Edizioni in cui si presenta il libro (e altro), andate al minuto 2 e 10 secondi.
Strano non sia l'autrice a parlarne, sarebbe stato più sensato, anche perchè i Kappa Boys presenti del libro praticamente non parlano [SM=x53144]

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