| | | OFFLINE | Post: 9.854 | Città: MILANO | Età: 54 | Sesso: Maschile | |
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 23/02/2010 21:10 | |
Qualche anno fa avevo ripreso una parte del libro "Anime d'acciao" sui chogokin, che riguardava proprio il Gaogaigar. Non so quanto vi possa interessare, però a me basta fare copia/incolla ;)
Estratto da il saggio
Anime d’Acciaio, guida al collezonismo di robot giapponesi,
di Guglielmo Signora, Casa ed. Kappa Edizioni
…La moltitudine di Transformers prodotti utilizzava quasi tutti colori e le forme possibili, appiattendo così parzialmente la caratterizzazione dei robot protagonisti. Anche se questa varietà era stata uno dei motivi del loro successo, la Takara decise di tornare alle origini con dei fantasiosi robot giganti old style, che stavano così per prendersi la loro rivincita su quelli “realistici”.
Per avviare questa nuova produzione, la Takara si affidò proprio alle sapienti mani degli studi di animazione in mano alla concorrenza. Abbandonata la Toei come partner per le serie animate, la Takara stipulò un contratto con la Sunrise, di proprietà della rivale bandai. Stava quindi nascendo una collaborazione che continua ancora oggi con reciproca soddisfazione dei due colossi giapponesi. Il progetto venne studiato dalla staff creativo della Sunrise noto con lo pseudonimo comune di Hajime Yatate, e la parte meccanica partì dai bozzetti del famoso mecha designer Kunio Okawara. Dopo i trionfi del decennio precedente, anche gli anni 90’ lo avrebbero quindi visto ancora protagonista con le nuove serie di Gundam e con i nascenti robot del duo Takara-Sunrise. Egli era stato l’ideatore grafico dei primi robot giganti creati dalla stessa Sunrise, ovvero quelli prodotti in giocattolo dalla vecchia ditta Clover ( Zambot 3, Daitarn 3, Trider G7, Daioja ) e adesso il suo compito era quello di fondere il vecchio stile di quei robot con il concetto di tresformabilità che la committente voleva mantenere nei suoi nuovi giocattoli. Il primo risultato fu il robot King Exkizer (Sunrise 1990), protagonista di una serie animata dove una razza di robot malvagi trama per conquistare la terra, analogamente ai Decepticons dei Transformens (chiamati in Italia Distructors ). A difendere i terrestri intervengono allora alcune creature meccaniche aliene “buone”, che prendono la forma di veicoli come auto, aerei e treni e possono quindi trasformarsi in vari titpi di robot, combinabili tra loro… La somiglianza di questo plot alle serie precedenti dei Transformers è evidente, ma la Takara non voleva certo rinnegare completamente le sue creature predilette, tanto care al pubblico dei ragazzini. La differenza tra le serie degli Yuusha Heroes (delle quali il King Exkizer è il capostipite ) e i vecchi Transformers non è tanto nell’idea di partenza, e nemmeno nello svolgimento talvolta ripetitivo degli episodi, ma è piuttosto nel ritorno a un impianto di base simile a quello dei cartoon come Trider G7. Il comandante degli eroi meccanici venuti dallo spazio, Exkizer (una macchina sportiva bianca e rossa che diventa un robot), fa amicizia con un ragazzino e partecipa alle sue divertenti avventure domestiche e scolastiche, con ambientazioni analoghe a quelle degli anime degli anni 70’. In caso di battaglia con il nemico, di volta in volta presente con un nuovo ostro meccanico(come nelle prime serie di Go Nagai), l’Exkizer si inserisce nel suo camion formando il gigante King Exkizer, ricordando la fusione del vecchio robot Gordian. In caso di difficoltà in battaglia, arrivano in soccorso dei robot ausiliari come l’Ultra Racker (risultato della fusione di due treni), il God Max (composto da tre diversi veicoli: un aereo, una macchina e un carro armato, che a loro voltapossono mutarsi in robot). Il colpo finale al nemico, però, verrà comunque dato dall’invincibile spada del robot protagonista, allo stesso modo dei vecchi eroi Daltanious o Voltes V. Grazie a questa serie, tornava di modo il genere dei robot guerrieri giganti, e il target dichiarato di questi anime e dei relativi giocattoli della Takara erano chiaramente i bambini, incapaci di apprezzare le serie “realistiche” più mature, ma ottimi compratori di toys piuttosto che di complicati model kit da assemblare. Al grande successo di audience e di vendite del King Exkizer fecero presto seguito ben altre sette serie analoghe a cadenza annuale, tutte realizzate dalla Sunrise basandosi sul macha design di Okawara: Fighbird (1991), Da-Garn (1992), Mightgaine (1993), J-Decker (1994), Goldran (1995), Dagwon (1996), Gaogaiger (1997).
Si possono senz’altro fare alcune considerazioni sulle serie degli Yuusha Heroes create dal trioOkawara-Takara-Sunrise e sul merchandising di altre linee recenti. Molti collezionisti tendono a snobbare i nuovo prodotti, dimenticando la vera origine del genere che amano tanto: Mazinger e i suoi gloriosi contemporanei erano nati proprio come anime per bambini e i loro giocattoli, oggi così ricercati, erano destinati anch’essi allo stesso giovane pubblico. Con il passare degli anni, i vecchi eroi robotici sono diventati un prezioso ricordo dell’infanzia, e i collezionisti adulti tendono quindi a privilegiarli, dimenticando però che le generazioni (di bambini e di robot) si susseguono. Se è naturale che un collezionista faccia follie per acquistare il modellino originale della base del Great Mazinger popy del 74’, simbolo di grandi ricordi affettivi, è però curioso che lo stesso amatore investa tanto denaro anche per altri pezzi semisconosciuti, unicamente perché appartengono allo stesso decennio (come il DX Daibaron Bullmark della serie televisivo gambaron), e non spenda invece cifre minori per nuovi giocattoli spesso altrettanto affascinanti. In commercio non esistono infatti solo i costosi robot in metallo dedicati agli appassionati, realizzati in tirature limitate come i Soul Chogokin Bandai e gli Shin Seiki Gokin della Aoshima: in Giappone ci sono altrettanto apprezzabili per bellezza e qualità, pur appartenendo a serie televisive inedite in Occidente tanto quanto quelle del vecchio Daibaron. …
… Le serie animate come Exkizer mostrano certamente una spiccata ripetitività delle storie e un’animazione spesso non sostenuta da un altissimo budget, ma si mantengono comunque nei limiti di un buon prodotto televisivo che raggiunge il suo massimo dinamismo nei combattimenti e nelle trasformazioni dei robot protagonisti. D’altronde, essendo nati per vendere giocattoli, questi anime privilegiano logicamente le scene d’azione, diventando proprio per questo molto appassionanti per i cultori del genere. Oltre alla bellezza del loro mecha design creato da Okawara, i loro pregi maggiori sono senz’altro la semplicità delle storie e l’abbandono dello stile realistico in favore in un ritorno al robot “fantastico” degli anni 70’, apprezzabile anche dai fan di quel filone. Tra le otto serie complessive degli Yuusha heroes, comunque, si notano alcune differenze.
Il Mightgaine del 93’ aveva già un’impronta più elaborata nei disegni, nelle storie e nei personaggi, che si sarebbe poi ulteriormente evoluta nel 1997 con Gaogaiger, il robot con la testa di di leone sul petto che ricorda alla lontana il vecchio Daltanious. Gaogaiger è riuscito a fare anche nei cuori dei fan più adulti grazie alla sua morbida animazione, dinamica ed elaborata allo stesso tempo e impreziosita da numerosi effetti di computer graphics. Dopo il giocattolo prodotto dalla Takara parallelamente alla trasmissione dell’anime, ancora oggi alcune ditte come la Kotobukiya o la Yujin propongono nuove versioni giocattolo del Gaogaiger e del Gaofighgar (la sua versione successiva presente negli OAV), e i fan giapponesi stano adesso riscoprendo anche le serie precedenti come l’Exkizer e il Da-Garn X grazie alle ristampe degli originali Takara. |