Hayao Miyazaki critica il Premier nipponico Taro Aso

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Lo scorso weekend, durante un meeting in Perù tra i paesi dell'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), il primo ministro giapponese Taro Aso, da poco rieletto, e il presidente russo Dmitry Medvedev avrebbero discusso una possibile coproduzione tra Giappone e Russia per un progetto che vedrebbe Doraemon, il gatto spaziale tratto dal manga di Fujiko F. Fujio, incontrare una delle icone del folclore russo, Dorafei.

Taro Aso è conosciuto per la passione e l'incrollabile fede nel fumetto come forma mediatica: si ricordi l’ingaggio singolare che fece del Detective Conan per spiegare ai bambini il ruolo del ministro degli Esteri e l'impiego del manga Barefoot Gen per la campagna contro la proliferazione del nucleare.

In una recente intervista, il premio Oscar Hayao Miyazaki ha espresso il suo disappunto per il discorso tenuto dal presidente giapponese ad Akihabara, il popolare distretto degli otaku a Tokyo. Molti politici, così come Aso, hanno usato l'industria dell'animazione per potenziare l'immagine del Paese, ma al sessantasettenne fondatore dello Studio Ghibli questa sorta di nazionalismo non piace particolarmente.

Miyazaki ha dichiarato che il Giappone dovrebbe creare un ambiente adatto ai bambini piuttosto che stimolare l'economia con la costruzione di ponti e strade, prendendo le distanze da un mondo virtuale che prosciuga l’energia dei ragazzi; questi dovrebbero vivere maggiormente la natura piuttosto che passare intere giornate davanti a tv e videogiochi. Miyazaki si è anche detto consapevole che un discorso simile potesse sembrare paradossale data la sua vocazione: “Cerchiamo di aver cura del paese che amiamo, non ritrasformiamolo in qualcosa di negativo per il mondo, perché il nazionalismo nasce dalla convinzione che la multietnicità sia una delle cause dei problemi mondiali”.
Il capo delle forze aeree giapponesi, Toshio Tamogami, è stato licenziato recentemente per aver scritto un saggio in cui negava che il Giappone fosse stato un paese aggressore durante la seconda guerra mondiale, mirando a dimostrare la positività del militarismo giapponese del passato.

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