Toshio Suzuki, direttore dello Studio Ghibli, è uno bravo nel contropiede. Alla prima mondiale di “Il Castello errante di Howl” durante la Mostra del Cinema di Venezia si mette coraggiosamente dalla parte del pubblico che preme per entrare in una sala strapiena e blindata contro possibili atti di pirateria. Atteggiamento inverosimile per un produttore. Tempo dopo riesce a sconfiggere l’impassibile maschera di serietà dell’amico Hayao Miyazaki quando gli spara a bruciapelo il nome del figlio Goro come probabile candidato a dirigere l’atteso “Gedo Senki” (alla cui première manca davvero poco: uscita prevista per il 29 luglio e già cinquanta i paesi in cui verrà distribuito). Brutto colpo per Miya-san. Suzuki mica sta scherzando. E infatti qualche settimana più tardi Goro Miyazaki, dal 2001 direttore del Museo Ghibli, stupisce tutti accettando l’incarico di portare sullo schermo “Gedo Senki” dal romanzo “Tales of Earthsea” di Ursula K. LeGuin. Papà Miyazaki non gradisce e non gli parlerà più per un bel po’. Anzi proprio disapprova. Se i media, e lo stesso Suzuki, si attendono una benedizione o un rito propiziatorio (visti i strabilianti incassi del regista) di passaggio da padre a figlio, i due civilmente fanno tutto ciò che è in loro potere per non ingrossare la messe di insistenti voci e chiacchiere della stampa del mondo intero. E per “civilmente” intendiamo che pur incrociandosi in una stessa stanza i due fanno il possibile per non parlarsi. Gran pezzo di padre vecchio stampo, il buon Miya-san! Uno di quegli uomini solidi e irremovibili che vedreste bene nel tipico clima familiare del secondo Dopoguerra. Tipo il babbo severo di Taeko Okajima di “Omohide poroporo”, avete presente? E per fortuna che papà Hayao e mamma Akemi (ex animatrice Toei Doga) si erano raccomandati per una carriera del figlio diversa dalla loro. Per un po’ è durata, poi il patatrac. Suzuki l’ha combinata grossa. Di solito si scommette su un animatore giovane, vedi Hiroyuki Morita (The Cat Returns), o un mezzo veterano come Yoshiyuki Momose (Ghiblies). Invece. E poi, siamo sicuri che Goro Miyazaki sappia disegnare? Chi ha visto gli storyboard del film dice – non senza sorpresa – di sì. E parliamo di gente famosa come Hideaki Anno e l’intramontabile Yasuo Otsuka. Nel frattempo la lavorazione di “Gedo Senki” è terminata, Goro ha tenuto banco non solo sulla stampa ma anche con il suo blog in cui si spoglia pubblicamente della rigida maschera di “kantoku” (regista in giapponese) per somigliare al pubblico di giovani che dovrà, in un modo o nell’altro, sostenere il suo debutto. Che sia all’insegna dei giovani si capisce anche dagli interpreti principali: Aoi Teshima, voce della protagonista e interprete della canzone “Terru no uta”, timidissima più della parola stessa; e Junichi Okada che presta la voce al protagonista. Il film, come abitudine consolidata, è stato proiettato a più riprese alle oltre 300 persone dello staff che lo hanno realizzato. Hayao Miyazaki si aggirava, sigaretta alla mano, fuori della sala di proiezione dello Studio Ghibli. Nessuno lo ha visto partecipare all’evento. Pare che “Gedo Senki” se lo sia visto solo soletto, al riparo da sguardi indiscreti e, cuore di babbo, pare abbia riferito all’amico Suzuki che è un film onesto. Peccato che le foto ufficiali ci mostrino Miya-san in sala accanto alla fidata Michiyo Yasuda... La parola, dopo tanti silenzi, insomma gli è tornata fra le labbra. Pare, ammonendo il figlio Goro dal non lasciare l’animazione per tornarsene al Museo. Una volta che ci sei dentro, non puoi più tirarti indietro. La verità però la conosce solo il giovane regista ed è legata al destino che il pubblico riserverà al suo chiacchieratissimo debutto nel mondo del cinema d’animazione.