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Chiusi Megavideo e Megaupload

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2012 21:13
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21/01/2012 00:18

Re:
Whasango, 20/01/2012 12.15:

Da un pò nell'ambente avevo sentito sollevare il problema...
Infatti tutti i miei "colleghi" sono passati a FILESERVE, FILESONIC, WUPLOAD.
Questi 3 sono abbastanza buoni.
Il problema p che MEGA era un lusso perché potevo uppare roba "unica" dino a 1GB
senza necessità di acquistare un pacchetto premium (e obbligare gli altri a farlo per scaricare).
Invece su questi mi pare che sia fratis fino a 400 MB a pezzo.
Quindi devo splittare tutto quello che supera quel filesize.... che palle.
Lo so che cambia relativamente, ma a volte per un corto o un filmetto da 600/700 MB
potevo caricarlo in link singolo... ci mettevo più tempo, ok... ma almeno era un link unico.

Alla fine mi cambia poco... devo solo perdere tempo a riuppare tutto.
Il frave danno è per quelli che hanno comprato i pacchetti premium.
Soldi spesi... e andati in fumo.

Comunque secondo me i festori di MEGA han fatto una minchiata...
Da un annetto a sta parte, se si caricava un file in "esplicito" formato video (quindi avi, mkv)
in pratica ti creava IN AUTOMATICO anche lo streaming di tale.
Molti film da me subbati ho scoperto erano in straming.
Non messi da altri, perché il link risaliva al mio account.
Semplicemente lo creava in automatico.
E come dico da anni, lo streaming pubblico rompe le balle al copyright più del filesharing vero e proprio.
Secondo me dovevano levare quella funzione.
Così i link non sono più di dominio pubblico ma "privati" e solo di chi conosce l'indirizzo.
E allora diventa quasi lecito il suo utilizzo...
PerchP magarti io volgio caricare 500MB di foto delle vacane per passarle ad un amico.
E quelle non sono coerte mica dai diritti di autore!!!!



Interessante, non avevo pensato al fatto che si fossero esposti troppo a causa di Megavideo.


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21/01/2012 08:28

usa... un paese libero...



[SM=x53144]


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21/01/2012 11:40

Re: Re:
La Visione, 21/01/2012 00.18:



Interessante, non avevo pensato al fatto che si fossero esposti troppo a causa di Megavideo.






Non so se poi fosse quello il problema...
Ma alla fine, finché un link resta privato teoricamente nessuno "lo sa" e nessuno può usufruirne.
E di conseguenza "fomentare" qualsiasi tipo di pirasteria.

Invece, nel momento in cui lo stesso programma di default ti crea un link pubblico in streaming accessibile a tutti...
Beh, in effetti le palle le rompe... [SM=x53120]
Senza contare che così gli stessi archivi potevano godere in automatico di una versione in più.
Tu non lo sai, ma intanto gli hai uppato in streaming un video!
E di sicuro ci guadagnano loro!
Figuriamoci poi, se pensiamo almercato del porno... produttivissimo negli USA ma che piange soldi
perché ha colsti elevati e nessuno compra più vista la manna del del filesharing.

Secondo me, sta furbata ha influito non poco...
Perché alla fine fino a quando uno caricava una tesi, un articolo, delle foto... tutto era lecito.
Erano spazi internet gratuiti.
Ma se uno caricava un film protetto da copyright, zippandolo in un RAR e chimandolo "foto vacanze"?
Chi realmente poteva arrivarci?
Chi poteva dare per certo o scontato fosse un film pirata? [SM=x53120]
Invece nel momento in cui (caricato l'avi) quato diventa automaticament eins treaming e di dominio pubblico...
Eh, in effetti qualche noia la può dare.
E alla lunga far indispettire le major!
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21/01/2012 13:53

Va a finire che il sistema più sicuro resta il mulo...
Lontano dall'Impero? MAI.
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21/01/2012 14:09

davvero..old school.
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22/01/2012 13:09

Re:
edward mass, 21/01/2012 08.28:

usa... un paese libero...



[SM=x53144]




Eddy =


PEccato...e viva la liberta, comunque fossimo stati in Italia andava ancora peggio...(mi son visto la puntata di report sulla siae qualche giorno fa..)
________________________________________
Winner Contest Grafico Feb 11
Winner Contest Grafico Apr 11
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23/01/2012 16:19

Comunque continuano le rtotture di cazzo...
Adesso uso FILESERVE, e funziona.
Ma FILESONIC sembra essere stato chiuso!!!
[Modificato da Whasango 23/01/2012 16:22]
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23/01/2012 16:23

Re:
Whasango, 23/01/2012 16.19:

Comunque continuano le rtotture di cazzo...
Adesso uso FILESERVE, e funziona.
Ma FILESONIC sembra essere stato chiuso!!!



pare lo si possa utilizzare solo se si è registrati...




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23/01/2012 16:28

Può essere...
A me il J_DOWNOADER me li crasha tutti... che rompipalle!
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23/01/2012 16:29

Re:
Whasango, 23/01/2012 16.28:

Può essere...
A me il J_DOWNOADER me li crasha tutti... che rompipalle!



gli si seccassero i coglioni... [SM=x53150]




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25/01/2012 17:20

Leggete qua:

punto-informatico.it/3406723/PI/News/megaupload-vera-battaglia-inizia-...


Megaupload, la vera battaglia inizia ora

L'avvocato del founder Kim Dotcom cita il caso Viacom vs YouTube. Mentre il Partito Pirata ricorda le rimozioni dei contenuti in violazione del copyright. Ma i federali non sono d'accordo. Il cyberlocker sarebbe pronto a tornare online
Roma - La difesa è schierata, pronta ad accogliere l'attacco sulle ali del Dipartimento di Giustizia statunitense in collaborazione con il Federal Bureau of Investigation (FBI). L'avvocato Ira Rothken è ben conosciuto nell'ambiente, in particolare per aver difeso i gestori di svariate piattaforme accusate di violazione del copyright. Il suo nuovo cliente sembra davvero un pezzo grosso, anche se nei guai fino al collo.

Sono dunque iniziate le procedure di rito per trasferire il founder di Megaupload Limited Kim Dotcom in terra statunitense. Nessuna cauzione da poter pagare, solo l'attesa prima di comparire davanti alle autorità a stelle e strisce. Come ormai noto, Dotcom è accusato di associazione a delinquere, riciclaggio di denaro e violazione di proprietà intellettuale.

"Il governo ha buttato giù una delle più grandi piattaforme di hosting nel mondo - ha spiegato Rothken alla stampa - e l'ha fatto senza offrire a Megaupload la possibilità di difendersi in aula". Secondo il legale, le accuse contro l'impero dei cyberlocker sarebbero decisamente simili a quelle mosse da Viacom nei confronti di YouTube. "Ed era una causa civile - ha aggiunto Rothken - e YouTube vinse".

Sulla delicata vicenda del founder e del suo megaimpero è intervenuto anche il Partito Pirata svedese, con un agguerrito comunicato stampa diramato nella notte italiana di oggi. Megaupload avrebbe sempre rimosso i contenuti caricati in violazione del diritto d'autore, dunque meriterebbe la protezione del safe harbor previsto dal DMCA. "Qualcuno dovrebbe spiegare all'industria del copyright e al governo che le leggi statunitensi non hanno valore nel resto del mondo".

Decisamente diversa la visione contenuta nella comunicazione ufficiale diramata dai federali a stelle e strisce. I vertici di Megaupload avrebbero pagato gli utenti per il caricamento sistematico di contenuti in violazione del copyright. Supportando in maniera attiva tutti quei siti terzi specializzati in attività di indexing ai contenuti in streaming su piattaforme come Megavideo.

"Sequestrando i server, le forze dell'ordine hanno l'intero database degli utenti con tanto di indirizzi email, numeri di carte di credito e probabilmente log ed indirizzi IP - ha sottolineato l'esperto Stefano Quintarelli - Ricordo che è reato mettere a disposizione materiale protetto da copyright per averne un profitto (che non vuol dire lucro, ovvero incassare quattrini; basta trarne una utilità)".

Mentre il presidente di FIMI Enzo Mazza ha consigliato a Google e Wikipedia di riflettere "sulle loro battaglie per le libertà digitali visto che cosi difendono aziende criminali come Megaupload". Secondo i dati diramati dalla stessa FIMI, quasi 2 milioni di utenti italiani hanno sfruttato regolarmente il cyberlocker con base ad Hong Kong.
"Con la chiusura da parte dell'FBI, in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia Americano, di Megaupload.com e Megavideo.com, si segna un importante risultato nei confronti della lotta alla pirateria e soprattutto nello sviluppo dei contenuti digitali legali", si legge nel comunicato stampa diramato da FIMI.

Forse in maniera prevedibile, Megaupload sembra ora pronto a tornare online. Attraverso un dominio registrato in Belize, precedentemente assegnato a misteriosi scammer. Dai servizi di Whois, il dominio è intestato a tale John Smith di Hong Kong. La sensazione è che la battaglia per lo streaming sia appena iniziata.

Mauro Vecchio


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25/01/2012 17:35

madò se vincesse la causa sarebbe grandissimo
MANIACO DELL'IMPERO

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26/01/2012 00:13

alla fine il più sicuro adesso è Rapidshare.
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31/01/2012 14:29

www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=10033&ID_se...


Megaupload, la cancellazione dei file slitta di due settimane

LUCA CASTELLI
I file caricati su Megaupload potrebbero avere i giorni contati. L’ufficio della procura federale degli Stati Uniti ha scritto una lettera agli avvocati dei dirigenti del sito, oggi agli arresti con l’accusa di violazione del copyright, avvertendo che l’ispezione dei server sul territorio americano è terminata e che da giovedì 2 febbraio (* vedi aggiornamento in basso) le aziende che si occupano dell’archiviazione dei dati saranno autorizzate a eliminarli. In questo modo potrebbero scomparire sia le versioni pirata di album, film, ebook e software, che i documenti, le fotografie, i video privati caricati legittimamente dagli utenti.

I file di Megaupload non si trovano su computer di proprietà del sito, la cui sede legale è a Hong Kong. Sono invece ospitati, a pagamento, sui server di società esterne. Tra queste ce ne sono due americane, la Carpathia Hosting e la Cogent Communications, entrambe in Virginia. Gli ispettori della procura federale che stanno seguendo il caso le hanno perquisite ma non hanno sequestrato i computer, limitandosi a copiare i dati necessari per proseguire l’azione legale. I tempi per il blocco dei server sono scaduti e dal 2 febbraio Carpathia e Cogent saranno libere di fare ciò che vogliono dei dati. Non potendo più Megaupload pagare l’affitto dei server (i conti bancari sono stati bloccati nell’ambito dell’operazione giudiziaria), non è remota la possibilità che le società di hosting decidano di cancellarli.

Il passaggio è delicato, soprattutto per quanto riguarda i contenuti il cui upload/download non ha violato nessun copyright. File multimediali e documenti caricati dagli utenti per altre ragioni: dalla possibilità di avere a disposizione un archivio gratuito online alla necessità di trasferire a distanza file di grosse dimensioni. Tutti diventati improvvisamente inaccessibili. “C’è il rischio”, avvertono i legali di Megaupload, “che vengano cancellati i documenti personali di cinquanta milioni di utenti”.

La preoccupazione di Megaupload non è solo nei confronti dei suoi (ex) utenti, ma anche delle proprie possibilità di una vittoria in tribunale. L’eliminazione dei dati che non violano copyright (di cui non si conosce ufficialmente la quantità e il rapporto in percentuale rispetto al materiale pirata) renderebbe molto più difficile agli avvocati difensori dimostrare la legittimità del servizio. Per questo, i legali di Megaupload hanno chiesto alla procura federale di operare in modo da scongiurare il colpo di spugna digitale.

A essere preoccupati per l’eventuale svuotamento dei server, sono anche i legittimi proprietari dei documenti. Secondo Digital Trends, un portavoce del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato che il rischio della perdita improvvisa dei dati era prevista dalle condizioni del contratto di Megaupload: quando le hanno accettate e hanno caricato i file, gli utenti hanno implicitamente sottoscritto questo rischio. L’idea che la cancellazione avvenga però in seguito a un’operazione giudiziaria non è piaciuta ai movimenti pirata di vari paesi che, guidati dal Partito Pirata Catalano, hanno annunciato di aver iniziato a raccogliere le informazioni necessarie per il lancio di una class action contro l’FBI.

AGGIORNAMENTO (31/1/2012, ore 12.57): secondo i legali di Megaupload, Carpathia e Cogent hanno accettato di attendere quindici giorni prima di cancellare i file, in modo da permettere a Megaupload e al governo americano di trovare una soluzione che eviti la perdita dei documenti. La deadline viene quindi spostata al 16 febbraio.
+ Oscurato Megaupload, il gigante della condivisione di file in Rete G. BOT.
+ Rappresaglia degli hacker dopo lo stop a Megaupload MARCO BRESOLIN
+ I pirati del Web si autocensurano: FileSonic sospende la condivisione GABRIELE MARTINI
BLOG Da Napster a Kim Dotcom: il vero problema rimane il copyright LUCA CASTELLI
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01/02/2012 01:55

ma se i file stanno ancora nei server, comunque nessuno puà scaricare perchè mu è chiuso, o sbaglio? o c'è ancora la possibilità fino al 16 febbraio di poter scaricare qualcosa?
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01/02/2012 14:26

Re:
vagaBIONDO reloaded, 01/02/2012 01.55:

ma se i file stanno ancora nei server, comunque nessuno puà scaricare perchè mu è chiuso, o sbaglio? o c'è ancora la possibilità fino al 16 febbraio di poter scaricare qualcosa?



No, dato che non si può accedere a Megaupload, non si può scaricare nulla, però i file, per ora, esistono ancora.

Riporto questo artciolo dal sito de Il Fatto Quotidiano, verte in generale sui diritti d'autore, un po' meno su Megaupload, però è interessante:

www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/31/il-web-nella-gabbia-del-copyright...


Il web nella gabbia del copyright
La Proprietà Intellettuale (PI) non smette d’imporsi alla nostra attenzione. A pochi giorni dall’accantonamento delle proposte di legge note come SOPA e PIPA da parte del Congresso Usa sono arrivate la chiusura di Megaupload e la firma, da parte della Polonia, del trattato ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement). Quest’ultimo consiste in una versione internazionale della legislazione liberticida che DMCA ha introdotto negli Usa (nel 2000) e che SOPA/PIPA intendono ampliare. Per comprendere ACTA occorre inquadrarlo nel processo di estensione mondiale del sistema di PI americano iniziato un decennio fa con la costituzione del WIPO all’interno del WTO e l’adozione di TRIPS.

Il campo di applicazione di ACTA va ben al di là dei prodotti coperti da copyright e si occupa anche dell’imitazione e (supposta) contraffazione di merci oltre che della produzione e distribuzione di farmaci generici. Tralascerò la questione dei brevetti e mi concentrerò sul diritto d’autore. Il danno sociale provocato dalla legislazione brevettuale è molto maggiore di quello causato dal copyright, ma visto che di musica, libri e film si discute più che di medicine e software lasciamo questi ultimi per una futura occasione. In ognuno degli acronimi indicati il problema è il seguente: al fine di garantire che i titolari di copyright possano impedire ad altri di riprodurre o scambiarsi copie dei loro prodotti, si adotta una legislazione che da un lato viola la libertà di espressione di tutti (“pirati” e non) e, dall’altro, forza i gestori di server Internet e altri fornitori di servizi ad agire in qualità di poliziotti obbligati a controllare che tipo di materiale circola in rete o viene depositato nei server. Nelle sue versioni estreme questa legislazione impone ai produttori di server e software di sobbarcarsi costi aggiuntivi per apportare ai loro prodotti delle alterazioni che li adattino al controllo di “polizia preventiva”. Il mio collega David Levine ha osservato che prima si richiede ai gestori di garage di farsi carico di controllare che ogni macchina lì parcheggiata sia in regola con il bollo, l’assicurazione e quant’altro e che, poi, si tenta d’imporre ai costruttori di garage e ai produttori d’automobili d’introdurre nei loro prodotti degli strumenti che possano permettere di segnalare che sulla tal automobile il bollo non è stato pagato o l’assicurazione non è in regola. Già questo dovrebbe bastare, ma v’è di più: v’è il fatto che, oggi come oggi, la protezione del copyright è diventata un ostacolo alla creatività e alla diffusione della cultura.

L’argomento standard è il seguente: senza copyright non vi sarebbe produzione artistica d’alcun tipo. L’evidenza storica contraddice questa affermazione. Ma chiediamoci comunque a cosa serva la recente estensione della durata del copyright sulle registrazioni musicali da 50 a 70 anni (l’industria musicale chiedeva 95) da parte della Ue. L’autore era già coperto per i 50 anni seguenti alla sua morte. Ora ci sono 70 anni dalla registrazione del pezzo: o il musicista tipico produce tutto quanto deve produrre prima di raggiungere i 10 anni di età o registrare musica fa diventare dei matusalemme. L’evidenza suggerisce che queste estensioni retroattive servono solo alle compagnie di distribuzione di musica, libri e film che possono così continuare a raccogliere rendite sui prodotti di artisti defunti.
La “pirateria” non riduce le dimensioni del mercato musicale rispetto a quelle di venti o trenta anni fa ma, al peggio le fa crescere meno. Se ai Beatles, ai Rolling Stones o a Lucio Battisti conveniva cantare quando vendere un milione di copie succedeva raramente, davvero le Britney e i Fabri Fibra d’oggi hanno bisogno di poter sperare di vendere cinque o dieci volte tanto per scegliere di non fare un altro (quale?) lavoro? Davvero il tipico musicista o attore di successo smetterebbe di fare ciò che fa se, a causa di una riduzione dei termini, il copyright sulle sue opere durasse solo 10 anni? Mi permetto di dubitarlo: qualsiasi artista di grande fama continuerebbe a fare l’artista di grande fama anche se le rendite di monopolio che oggi riceve grazie al copyright fossero ridotte a un decimo di quello che sono.

Consideriamo infine gli incentivi del “creatore medio”. Il tipico saggio accademico vende, in Italia, poche centinaia di copie che diventano qualche migliaio per libri in inglese; circa il 95 per cento dei romanzi pubblicati in lingua inglese generano, per l’autore, guadagni inferiori ai diecimila dollari e vendono poche migliaia di copie. Non ho dati italiani, ma dubito siano diversi. Idem per musicisti e attori minori. Le copie di questi libri/dischi/film si vendono/affittano quasi tutte nello spazio di pochi anni, spesso pochi mesi, dalla loro pubblicazione. Anche se il copyright durasse solo 5 o 10 anni a nessuno converrebbe fare l’investimento necessario per “copiare” questi prodotti. Si copiano i grandi successi dopo che lo sono diventati e il creatore originale si è arricchito. Il copyright non aiuta chi crea, ma rallenta la diffusione della cultura facendo guadagnare rendite di monopolio a chi controlla la distribuzione dei prodotti. La tecnologia digitale ci permette di far senza questi monopoli ed è tempo di capirlo.

Il Fatto Quotidiano, 31 Gennaio 2012





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02/02/2012 16:29

Sta fava... [SM=x53176]


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Emendamento Fava, bocciatura alla Camera

Cassata la proposta dell'On. leghista. Gli hosting provider non saranno obbligati a rimuovere i contenuti illeciti sulla semplice segnalazione di un soggetto privato. Reazioni a caldo dai fronti opposti della battaglia per il web
Roma - 365 voti a favore, 57 contrari, 14 astensioni. La Camera dei Deputati ha così cassato la proposta d'emendamento al disegno di legge recante "disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2011". Ovvero l'iniziativa presentata dall'On. Gianni Fava (Lega Nord) per introdurre una nuova forma di responsabilità a carico dei cosiddetti hosting provider.

Dai più dipinta come una versione tricolore del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA), la proposta d'emendamento avrebbe apportato significative modifiche al comma 1 b dell'articolo 16 - Responsabilità nell'attività di memorizzazione di informazioni, Hosting - del Decreto legislativo 70/2003. In sostanza, ai vari provider della Rete sarebbe stata imposta la rimozione dei contenuti illeciti su segnalazione di qualsiasi soggetto privato.

"Oggi è una grande vittoria per tutti noi - ha commentato a caldo il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro - Siamo riusciti a bloccare l'ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione. È stata una battaglia per la democrazia che abbiamo portato avanti e continueremo a sostenere fermamente". Alla Camera, la sola Lega Nord si è espressa in favore della proposta d'emendamento.
"I Parlamentari che hanno detto no all'emendamento Fava non sono pirati e, probabilmente, non hanno a cuore la tutela della proprietà intellettuale meno di quanto non l'abbia a cuore l'Onorevole Fava - ha spiegato l'esperto Guido Scorza - ma, semplicemente, hanno ritenuto che tali esigenze di tutela non potessero giustificare il rischio di comprimere, oltre il lecito, la libertà di manifestazione del pensiero online".

"Il voto di oggi conferma innanzitutto le nuove importanti ed efficaci possibilità di mobilitazione che la Rete affida ai cittadini, sempre più determinati a far valere i propri diritti interagendo e se necessario contestando direttamente i propri rappresentanti - ha poi dichiarato Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale - Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta".

Secondo Nicotra, i dati sullo sviluppo del mercato legale dimostrerebbero che "la strategia repressiva che ha fermato lo sviluppo della Rete in Italia non ha più senso". Diverso il parere dello stesso Fava, in precedenza volato negli States per incontrare Lamar Smith, il senatore repubblicano tra i principali promotori di SOPA. La pirateria online causerebbe danni per 200 miliardi di dollari all'economia globale.

"Un'occasione persa per contrastare la pirateria" - ha commentato Marco Polillo, attuale presidente di Confindustria Cultura Italia - L'articolo non voleva mettere nessun bavaglio al web ma solo adeguare il nostro ordinamento alla disciplina comunitaria". In particolare alla Direttiva europea sul commercio elettronico, che scagiona siti e provider solo quando le violazioni avvengano a loro insaputa.

"L'emendamento di Fava proponeva semplicemente di tornare a una reale insaputa - ha continuato Polillo - In altre parole: se uno pubblica consapevolmente un contenuto di altri, ne risponde. Dove sta l'assurdo? E dove sta la censura? Stupisce che i nostri parlamentari, anche con passato di magistrati, non si siano resi conto che in questo modo non hanno fatto altro che incentivare potenzialmente l'illegalità, violando disposizioni comunitarie".

Stesso discorso dal presidente di FIMI Enzo Mazza, che ha sottolineato come la bocciatura dell'emendamento rappresenti "una vittoria per Megaupload e The Pirate Bay". "L'emendamento Fava - chiosa - avrebbe corretto un'implementazione non aderente alla direttiva comunitaria del 2001, nessun SOPA all'italiana, ma semplicemente l'integrazione di un meccanismo più efficiente per la rimozione di contenuti illegali".

Mauro Vecchio
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02/02/2012 16:35

yo [SM=x53126]
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07/02/2012 11:31

Continua l'effetto domino, anche se lo si divrebbe chiamare effetto FBI [SM=x53144]


Btjunkie chiuso dopo Megavideo e videoweed

Dopo Megavideo chiusi anche Btjunkie e Videoweed: le alternative resisteranno?


Dopo la decisione della chiusura di Megavideo da parte dell’Fbi americana, oggi arriva la notizia di un’altra eccellente chiusura, quella di Btjunkie, il più longevo dei motori di ricerca per file BitTorrent.

Lanciato nel 2005, BTjunkie era un motore di ricerca globale dedicato ai link di download BitTorrent e, oltre ad offrire agli internauti la possibilità di archiviare i propri link, il motore di ricerca disponeva di un BOT di indicizzazione capace di cercare altre fonti, raccogliendo il bottino in un database di oltre quattro milioni di contenuti.

Nella notte tra domenica e lunedì, gli amministratori del sito stesso hanno scelto di chiudere i battenti. Se sia stata la chiusura di Megaupload o comunque il clima di lotta alla pirateria voluto dall’industria discografica e cinematografica ad aver portato a questa decisione non si sa ancora, ma certo è che non è un momento tranquillo e roseo per i server di questi grandi gestori di file pirata.

Ottima alternativa a The Pirate Bay o Isohunt, BTJunkie non è mai stato coinvolto in processi giudiziari anche se il suo nome era nella black list dei siti di sharing, redatta dal dipartimento del commercio americano. Prima della chiusura definitiva dopo sette anni di attività, in Italia, ad aprile 2011, il Nucleo di Polizia tributaria di Cagliari aveva disposto l’inibizione per i provider italiani di accedere a BTjunkie, per una violazione di diritti televisivi.

Dopo Btjunkie anche VideoWeed e VideoZer due siti per scaricare o vedere in streaming film e telefilm hanno dovuto bloccare i file di cui non possedevano i diritto d'autore.
Ora il rischio è che altri motori di ricerca per file torrent possano seguire la stessa decisione di BTJunkie, e anche se al momento le alternative non mancano, basti pensare a BitTorrent, Mininova, OpenBitTorrent, ShareReactor, The Pirate Bay, si teme però che anch’esse possano cadere alle pressioni dell’autorità.

Autore:

Marianna Quatraro

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07/02/2012 11:35

siamo sempre più nella merda T_T
Vabbè,io non compro più nulla se prima non vedo ergo i miei soldi per un cd/dvd/br non li vedranno mai
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