Bob e la zebra
Conquistò il mondo Cesare,
e pur Napoleone:
conquisterà le zebre
Bob, misero pedone?
Non ti sei accorto di nulla, riguardo Bob?- disse Zorro una sera.
-Bob?Cosa gli è successo?- disse Baffo.
-E' proprio quello che vorrei sapere.
-A proposito, dove si è cacciato?
-Allora te ne sei accorto anche tu.
-Ma di che cosa?
-Bob scompare ogni mattina senza dir nulla a nessuno.
- E' suo diritto- osservò Baffo-Un cane randagio non ha molti diritti, ma conserva quello di non rendere conto dei suoi movimenti.
-D'accordo. Ma dove va? Cosa fa? Ecco il punto.
-Affari suoi, diamine.
-Allora non ti sei accorto di nulla. Tienilo d'occhio quando torna.
-La fai proprio lunga- disse baffo- E tu piantala.
Quest'ultima esortazione, però, non era rivolta a Zorro che faceva, come sempre, il misterioso, bensì a una signora che da qualche istante era uscita da un portone con una scopa in mano, mostrando di non gradire la conversazione dei due amici sotto le sue finestre.
- Pussa via!Pussate via tuti e due!- abbaiava- Ho pagato fior di canone per ascoltare la televisione, non per ascoltare le chiacchiere di due vagabondi.
-Prego- corresse Zorro- due indipendenti.
Tuttavia trotterellò da un albero all'altro, nella penombra del viale, trascinandosi dietro Baffo, che si sarebbe volentieri fermato a discutere con la portinaia.
Ma ecco Bob. Sbucò da una cantonata a testa bassa, passò a una coda da Zorro e da Baffo, senza mostrare di vederli. Le sue zampe seguivano stancamente una bizzarra linea a zig zag.
-Ha bevuto? Si ubriaca di nascosto?- domandò Baffo,sorpreso.
-Macchè,- disse Zorro- fiuta quanto vuoi, non c'è odore di alcool sulla sua pista.Però si comporta come fosse ubriaco. Ora lo vedrai cadere e addormentarsi subito.
La cosa accadde quasi subito.
-Visto?- disse Zorro.
-Altrochè- disse Baffo- tutte le sere così?
- tutte le sere così. E tutte le mattine se la batte alla Springer Spaniel. Voglio dire, all'inglese.
-Interessante- disse Baffo- altamente interessante. Ma non potremmo chiedergli...
-Faremo di meglio. disse Zorro- lo seguiremo.
-Domattina?
-Domattina.
Bob non era propriamente un bassotto. Ne aveva vagamente l'aria e la statura, tutto qua. Un bassotto non sarebbe mai stato tanto abile a sgusciare sotto gli occhi delle guardie, a intrufolarsi tra le macchine senza rimetterci mai un sol pelo, ad acchiappare al volo un osso, al mercato.
Zorro e Baffo, che lo seguivano dall'alba, col naso fisso alla sua coda, ansavano, perplessi.
-Pare piuttosto nervoso- disse Baffo- ma finora non ha fatto niente di speciale.
- E' come se aspettasse qualcosa- disse Zorro- forse è in anticipo.
-speriamo si sbrighi-disse Baffo- a mezzogiorno ho un appuntamento anch'io davanti alla macelleria.
- un appuntamento con un bastone,immagino-disse Zorro- Forse lo stesso che ti ha ammaccato quell'orecchio.
-Quale orecchio?- si arrabbiò Baffo.
-Zitto,guarda.
-Dove?
-Là. Il passaggio pedonale.
Bob, fermo sul marciapiede, pareva annusare le striscie bianche della zebra.
-Da come dimena la coda- disse Baffo- si direbbe che ha trovato quel che cercava.
L'orologio, in cima al suo colonnino, segnava le otto meno dieci. Per il traffico, un'ora di punta. Da qualche minuto, infatti, il torrente delle automobili era sensibilmente ingrossato. Gli impiegati si affrettavano per giungere in ufficio in orario.La loro pazienza si esprimeva in nervosi colpetti di clakson, brusche accelerate, sconfinamenti improvvisi da una colonna all'altra.
Bob, come se avesse atteso l'ora e il minuto di un preciso impegno, alzò la zampa destra e la posò lentamente , quasi solennemente sulla zembra. In quell'atteggiamento, ricordava molto Napoleone Bonaparte nell'atto di metter le mani sulla corona di re d'Italia, un pò prima di pronunciare la famosa frase:- Dio me l'ha data, guai a chi la tocca.
Una zampa dopo l'altra Bob scese sulla zebra, con gli occhi fissi davanti a sè.
-Non ha guardato a destra- tremò Baffo, sussultando a uno stridore di freni: una macchina si era fermata a pochi centimetri da Bob.
-A sinistra- disse Zorro- doveva guardare prima a sinistra.
Bob immobile sulle quattro zampe, fissava ora l'autista della macchina che era stata lì lì per investirlo, con una strana aria maligna. Lo fissò a lungo, a lungo, finchè l'autista- un pechinese alla guida di una minuscola utilitaria- si decise a sporgere la testa dal finestrino e ad abbaiare:
- Bè, ha deciso di mettere radici proprio qui?
-Quel che io ho deciso la riguarda pochissimo signore- disse Bob senza spostarsi- E' una zebra pedonale,questa? Sono un pedone io?Dunque ritiri il muso e zitto.
In così dire si accucciò e cominciò pigramente a grattarsi una spalla.
Il pechinese diede fiato alla tromba. Dietro di lui,da una lunghissima colonna di automobili immobilizzate e frementi, si levò un coro di clakson,stonato ma eloquente.
Bob si rialzò e cominciò tranquillamente a fare delle flessioni.
- Ma ora che fa?- domandò il pechinese, con la bava alla bocca.
-Ginnastica- spiegò bob- Cento flessioni ogni mattina, per conservare l'elasticità. Con tanti automobilisti prepotenti che infestano le strade, il pedone deve tenere molto alla sua elasticità di movimento. alt, fermo là lei!
Con un saltello, Bob era scattato avanti in tempo per bloccare un maltese in motoscuter che tentava di aggirare l'utilitaria e di tagliare la zebra.
- Lei è quasi un pedone- osservò Bob- ma ho detto quasi.Questa è la zebra dei pedoni completi: quella degli scuteristi se la deve cercare altrove.
Di lontano risuonò, in quel momento, un vigoroso colpo di fischietto. Bob spiccò un salto, raggiunse il marciapiede opposto, s'infilò in un vicolo e disparve, prima che il vigile in arrivo potesse vederlo.
-Presto- gridò Zorro-non lasciamolo scappare.
Il vigile, però, stava dando il passaggio alle macchine. Passarono alcuni secondi preziosi, prima che i pedoni potessero riprendere possesso della zebra.Ecco, finalmente via libera. Zorro si gettò sulla zebra come se dovesse sbranarla.Baffo invece, attraversò la strada senza metter piede sulle strisce bianche.
-Incosciente- disse Zorro- c'è il passaggio pedonale e tu vai a rischiar la coda mezzo metro fuori!
-io sono allergico alle strisce- dichiarò Baffo- mi portano sfortuna.
- mi ricorderò di queste parole al tuo funerale. M a ora cerchiamo Bob.
Il fiuto li guidò sulle sue tracce. Bob, del resto, non era andato molto lontano. In linea d'aria, c'erano si e no duecento metri dalla fascia zebrata su cui aveva fatto i suoi esercizi di ginnastica a quella su cui ora, sordo a uno spaventoso strombettamento e cieco allo spettacolo di un chilometro di automobili bloccate, stava ritto sulle zampe anteriori, a testa in giù.
Un giovane levriero, dalla sua sprint rossa decapottabile, lo stava minacciando di morte e dannazione.
-si provi- disse Bob, agitando per aria le zampe posteriori e la coda- si provi, e le mangerò case e terreni. Il pedone è sacro, lo tenga a mente. E prenda nota anche di questo:pedone sulle strisce, guai a chi lo ferisce. Impari anche lei, invece, questo esercizio yoga.Serve per far riposare la coda.
-Ma non c'è un vigile qua in giro?- gridò il levriero.
-non c'è- disse Bob- lo sostituisco io.
Pò le quattro zampe a terra, alzò la testa, inarcò la schiena.
-guarda,guarda,guarda- disse tre volte Baffo, per la sorpresa.
-già- si accontentò di aggiungere Zorro.
Anche lui, a quella vicenda, era rimasto senza parola. Perchè Bob, ora, saldamente piantato sulla zebra pedonale, si gonfiava a vista d'occhio. Non era più un bassotto (piuttosto improbabile a dire il vero).Non era più un cane randagio, preso a sassate dai ragazzi di periferia, schivato con orrore dei pubblici parchi: era un Super-Bob, era il monumento provocatorio del pedone prepotente, era un gigante. Egli occupò ben presto metà della strada, raggiungendo proporzioni da terremoto. Poi lentamente Bob si sgonfiò, tornò nelle sue misere dimensioni, si stiracchiò, si decise ad avviarsi passo passo verso il marciapiede.
-Ecco.- disse Baffo
-già- disse Zorro.
Per tutta la giornata seguirono bob di zebra in zebr,m assistendo ai cento episodi della sua sfida insensata. Lo videro leggere il giornale, impavido, imperterrito, tra i musi infuocati di due filobus zeppi di gente furiosa. Lo videro fare i giochi di equilibrio, con un osso ritto sulla punta del naso, su tutti i passaggi pedonali del centro. E ogni volta Bob concludeva la sua esibizione gonfiandosi fino a diventare più grosso di un elefante, fino a toccare con le orecchie e con la coda gli opposti balconi.
-terribile- disse baffo.
-già- disse Zorro- terribilissimo.
-ma che è, una malattia?
-non so. Bisogna domandare a Brick. Lui è un ex san bernardo, ha servito la croce rossa,dovrebbe saperlo.
-E' certamente impazzito- disse quella sera Zorro a Birck, dopo avergli riferito il risultato delle osservazioni sue e di Baffo.
-No- disse Brick- non si tratta di pazzia. Si tratta di "zebrite". Una malattia abbastanza diffusa tra i pedoni. Ricordo un bambino che pretendeva di fare i compiti di scuola in mezzo alle strisce.
-E cosa accadde?- domandò Baffo.
-non so, ma non credo abbia preso dieci.
-si guarisce?- domandò Zorro.
-si guarisce- disse Brick.
-che medicina occorre?
-secondo me un autista miope può bastare.
-ma quello ce lo schiaccia!
- allora provate a pungerlo quando si gonfia...
-così scoppia!
-non so- concluse pensosamente Brick- dopotutto io ero soltanto un autista della croce rossa, non un dottore.
-vieni- disse Zorro a Baffo- ho un'idea.
Un paio di mattine dopo Bob fu svegliato da Laika e da tom.
-Presto- si sentì dire.
-Presto per cosa?
-Vieni a darci una mano.
-Proprio a voi, che siete della Pattuglia Scolastica?
-Su, non fare storie.Klik si è ammalato e dobbiamo essere in tre a far servizio davanti alla scuola.
-Ehi, dico!ma siete matti? Se mi faccio vedere dal maestro...lo sapete che sto saltando la scuola da un mese.
- il maestro sa che sei stato ammalato.
-questa è buona: lui lo sa, e io no.
Per farla breve, alle otto e quindici in punto bob prestava servizio al passaggio pedonale davanti alla scuola. E bisognava vederlo accompagnare i più piccoli durante l'attraversamento: e come stava attento che non si distraessero, che non si fermassero sulle strisce a giocare.
-Vedi- disse Zorro a Baffo, nascondendosi dietro una macchina in sosta per non essere visto da Bob- per imparare bene una cosa non c'è che un sistema: essere costretto a insegnarla agli altri.