Per chi non lo sapesse.....
L'uovo è sicuramente il simbolo più rappresentativo della Pasqua, per eccellenza la festa della primavera. La tradizione di scambiarsi le uova come segno benaugurale è antichissima, precedente addirittura al Cristianesimo.
Simbolo della vita che si rinnova, infatti, l'uovo veniva donato un tempo quando la Pasqua coincideva con i riti primaverili per la fecondità: i Persiani, per esempio, già 3000 anni fa consideravano l'uovo di gallina un segno augurale simbolo della natura che si rinnova; analogamente gli Egizi erano soliti donare all'inizio della primavera uova dipinte ad amici e parenti come augurio di rinascita. I Romani usavano dire Omne vivum ex ovo, mentre risale alla tradizione orientale (Cina) l'idea che le origini della Terra vadano fatte risalire a un uovo gigante.
Secondo la tradizione cristiana, invece, le uova sono il simbolo della Resurrezione di Cristo. La leggenda narra che Maria Maddalena, di ritorno dal Santo Sepolcro rimasto vuoto, tornando a casa per raccontare il miracolo ai discepoli, si imbatté in Pietro che non le credette schernendola: Ti crederò solo se le uova che porti nel cestello si coloreranno di rosso. Immediatamente le uova assunsero un colore purpureo e lo scettico Pietro fu costretto a piegarsi davanti a cotanto miracolo. Da allora, alla fine di ogni Messa pasquale, venivano donate ai fedeli uova benedette dipinte di rosso a testimonianza del sangue versato da Gesù. Nel corso del Medioevo la tradizione voleva che uova sode dipinte a mano fossero servite a pranzo e donate ai servitori, mentre nel XV secolo si diffuse l'usanza di servire per colazione un'omlette preparata con le uova deposte dalla gallina il giorno del Venerdì Santo. Contrastanti, invece, le leggende che riguardano la nascita dell'uovo fatto interamente di cioccolato: c'è chi dice che fu Luigi XIV il primo a farle realizzare; altri, invece, sostengono che l'usanza provenga dalle Americhe poiché il cacao è una pianta originaria del Messico.
CIOCCOLATO, CIBO DEGLI DEI
La polverina marrone che caratterizza il cioccolato conferendogli quel gusto unico e particolare, è in realtà un frutto che cresce nelle zone equatoriali della terra, il Theobroma cacao (il termine, conferitogli alla fine del 1700 dal naturalista Carlo Linneo, è di origine greca e significa, pensate, "cibo degli dei").
Numerose sono le varietà di alberi di cacao, ma le più famose rimangono il Criollo, con semi bianchi e molto profumati, e il Forassero, con semi violetti dal gusto forte e amaro.
Da queste varietà vengono ottenuti numerosi ibridi, che uniscono le proprietà migliori dell'una e dell'altra pianta. I primi a coltivarlo furono, senza dubbio, i Maya anche se la leggenda vuole che l'albero del cacao crescesse spontaneamente già 4000 anni prima di Cristo. Per i popoli antichi i semi di cacao erano un bene prezioso a cui si attribuiva un valore mistico e religioso. Essi venivano tostati, macinati, mescolati con un liquido e sbattuti fino a diventare spumosi: il cacao veniva, poi, servito come ingrediente principale di una bevanda schiumosa chiamata xocolatl, amara e molto diversa dalla cioccolata cui siamo abituati noi oggi, ma in grado di stimolare le forze fisiche e mentali.
Leggenda azteca
Un'antichissima leggenda attribuisce al cioccolato natali divini: una principessa, lasciata a guardia del tesoro del suo sposo partito per difendere i confini dell'Impero, fu uccisa dai suoi nemici che invano volevano sapere dove questi fosse nascosto. Dal sangue versato dalla fanciulla nacque una pianta il cui frutto nasconde un tesoro di semi, amari come la sofferenza dell'amore, forti come la virtù, rossicci come il sangue ingiustamente versato. Era il dono di Quetzalcoatl, dio del sole e del serpente piumato, fondatore della cultura precolombiana in Messico, per il coraggio e la fedeltà pagati con la propria vita.