Bastardi senza gloria
Repubblica
"Il mio maccaroni kombat movie
con gli ebrei in missione Apache"
Il regista-star dice di sé: "Non sono un regista americano, ma un aspirapolvere
del cinema mondiale". E sui critici: "Possono amarmi o odiarmi ma non ignorarmi"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
"Il mio maccaroni kombat movie con gli ebrei in missione Apache"
ROMA - Quentin Tarantino appartiene alla ristrettissima cerchia dei registi superstar, quanto e più di molti divi hollywoodiani. E a dimostrarlo c'è l'accoglienza calorosa, l'ovazione che gli riserva la platea di giornalisti di casa nostra, accorsi alla presentazione del suo Bastardi senza gloria: avventura fantastorica ambientata durante la seconda guerra mondiale, con Brad Pitt protagonista. "E' un maccaroni kombat - lo definisce lui, riferendosi al debito coi b-movie giapponesi e italiani - la storia di un gruppo di ebrei americani in missione Apache, che si vendicano dei nazisti. Capovolgendo il cliché delle eterne vittime".
Il film esce nei cinema il prossimo 2 ottobre. Ma qui a Roma l'attenzione, più che sulla pellicola - di cui si è già parlato tanto - si concentra proprio su Quentin. "Non mi considero un regista americano - spiega lui - ma del pianeta terra, perché ho assorbito come un aspirapolvere dai film di tutto il mondo". E quanto a se stesso, dice: "I critici possono amarmi o odiarmi, ma mai essere indifferenti".
Mr Tarantino, Bastardi senza gloria è solo un pulp in salsa fantastorica o è anche una riflessione sulla guerra?
"La ragione che mi spinge a sedermi e a pensare a un soggetto è sempre la stessa: la volontà di sperimentare, di mettermi in gioco. In questo caso, volevo cimentarmi col sottogenere 'film bellico della Seconda guerra mondiale', ma con uno stile che i giapponesi definirebbero maccaroni kombat movie. Poi, andando avanti a sviluppare la storia, credo di aver scoperto qualcosa di più profondo sulla guerra. All'inizio, però, il mio scopo è sempre fare qualcosa di divertente".
Nel film c'è un rapporto stretto tra sconfitta nazista e potere del cinema...
"Mi piaceva l'idea che il cinema potesse far crollare il Terzo Reich. E' una metafora molto potente".
Lei poi, come tanti registi che l'hanno preceduta, si cimenta con la figura di Hitler.
"Non voglio dire cosa accadrà, sullo schermo, al vecchio zio Adolf: diciamo che ci allontaniamo parecchio dalla verità storica. All'inizio non sapevo che sarebbe accaduto, poi sono stati i personaggi che ho creato a riscrivere la storia. Diciamo che, se fossero davvero esistiti, avrebbero cambiato il corso della guerra".
Altra novità della pellicola: gli ebrei non appaiono affatto come vittime.
"All'inizio non sapevo che i protagonisti sarebbero stati ebrei, volevo fare un film su un gruppo di persone con una missione, con una vendetta da compiere. Poi mi sono detto: perché non un gruppo di ebrei americani in missione Apache (cioè a caccia di scalpi, ndr)? Ho scelto questa perché è un'idea fica, e poi al cinema non l'avevo mai vista. Volevo esplorare insomma l'altro lato della faccenda".
Molti hanno definito Bastardi senza gloria il suo film della maturità...
"Non credo che un cineasta faccia prima pellicole più divertenti e poi più serie, più solenni. Io ad esempio faccio avanti e indietro: dopo Pulp fiction ho fatto Jackie Brown, che è forse la mia opera più matura, poi con Kill Bill ho fatto un semplice omaggio al mondo delle arti marziali".
Che rapporto ha con i critici cinematografici?
"Sono amico di molti critici, io stesso se non avessi fatto questo mestiere sarei diventato un critico: forse scriverò un libro di recensioni quando andrò in pensione. Quanto al rapporto con chi giudica i miei film, diciamo che io ho una voce, uno stile, molto chiari, definiti: così o mi si ama o mi si odia. Non posso essere ignorato. Quello che mi dispiace è che tanti critici stanno passando a internet: io adoro la carta stampata, amo le riviste, mi piace tenerle in mano".
A questo punto della sua carriera, come definirebbe se stesso?
"Mi sento essenzialmente uno scrittore. Io i miei personaggi li creo, li amo, li offro al mondo. E' la più preziosa tra le cose che faccio. Per me anche gli attori sono al servizio dei personaggi: anche quando ho lavorato con star come Brad Pitt, o Robert De Niro in Jackie Brown, hanno costruito le loro interpretazioni sulla base delle informazioni che io gli ho dato. Perché io conosco del personaggio cose che il pubblico non saprà mai: pur sapendo bene che io le so".
Cosa pensa del cinema italiano, di cui è un conoscitore?
"Nel cinema italiano i due mondi, quello da festival e quello più popolare, non si incontrano mai. Mentre è questo che io tento sempre di fare".
In che modo?
"Diciamo che non mi considero un regista americano: io faccio film per tutto il mondo, per me gli Usa sono solo un mercato. Sono cresciuto con le pellicole di serie B, dall'Italia al Giappone, a Hong Kong: ho assorbito queste influenze come un aspirapolvere, e gli spettatori di ogni paese se ne accorgeranno (in Italia, ad esempio, questo mio film potrebbe essere accostato ai polizieschi con Franco Nero o Luc Merenda). E dunque il mio non è affatto un cinema hollywoodiano".
(21 settembre 2009)
Corriere della sera:
Anteprima italiana a Roma
di «Bastardi senza gloria»
Alla presenza del regista e del protagonista principale Christof Waltz. Brad Pitt è tornato negli Usa
«Ho imparato l'italiano con Bombolo e comunque: Viva la Foca!». Sembra una battuta, ma non lo è quella che ha fatto oggi a Roma l'attore Eli Roth a chi gli chiedeva dove avesse mai imparato l'italiano che sfoggia nel film di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria nelle sale dal 2 ottobre distribuito da Universal in 400 copie. «La mia scuola di italiano è stato Bombolo, Alvaro Vitali, film come Viva la Foca (film del 1982 di Fernando Cicero con Lory del Santo e Vitali,ndr). Anzi devo dire che nel mio personaggio (interpreta il 'bastardo Donny Donowitz, ndr) mi sono ispirato allo spirito di Bombolo. Ho visto tutti i film della Fenech e di Barbara Bouchet».
ANTEPRIMA ITALIANA - Lunedì sera al Warner Moderno di Piazza della Repubblica si proietta l'anteprima italiana di «Bastardi senza gloria» di Quentin Tarantino alla presenza del regista e del protagonista principale Christof Waltz (mentre Brad Pitt è tornato negli Usa dopo la presentazione israeliana del film). Gli oltre 500 biglietti per la Sala 3 sono andati letteralmente a ruba. Tantissimi i vip previsti e al party che segue, organizzato dal pr Angelo Perrone al Cafè Doney di Via Veneto, partecipano da Antonella Clerici ai coniugi Raoul e Chiara Bova, da Serena dandini ad Alberto Tomba, da Michele Placido ad Alex Britti, da Tiziana Ferrario a Rita Rusic, da Bruno vespa a Giovanni Floris, da Claudia Gerini ad dj Bob Sinclair. A fare gli onori di casa, accogliendo Tarantino e il protagonista del film, Riccardo Borg, direttore generale Universal Pictures Italia e Massimo Proietti, direttore marketing della major.
I GADGET - Intanto si è scatenata tra i fan anche la caccia ai gadget legati al film: dalla maglietta mimetica con il titolo del film alla medaglietta da collo in stile militare dove invece del numero di matricola è incisa la frase «sono un vero bastardo».
21 settembre 2009