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Introduzione all'ascolto di Springsteen

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2009 17:59
OFFLINE
Post: 28.821
Sesso: Maschile
osservatore
26/12/2009 02:25

Su richiesta, ho deciso di fare un topic di introduzione all'ascolto (può anche diventare una rubrica a cui tutti possono partecipare, se si sentono abbastanza ferrati)

Non mi dilungherò su vita e opere di Springsteen, io odio visceralmente il dietro le quinte dei musicisti, ciononostante è possibile che mi scappi qualche riferimento a fatti che hanno influito sulla sua musica. Quello che voglio fare è una specie di piccolo percorso che possa accompagnare il neofita springsteeniano nell'apprezzamento di questo cantante secondo me basilare non solo nel panorama rock anni 70/80, ma soprattutto come sintesi di diversi generi popolari della musica americana, a partire dagli anni 50 in avanti: Bruce Springsteen, oltre a essere definito negli anni 70 "il futuro del rock", con il tempo si è rivelato in realtà la summa e il compimento del percorso del rock targato USA del dopoguerra.
I link che posterò saranno praticamente tutti di esibizioni live, dal momento che è dal vivo che il rocker di Freehold dà il meglio di sè, espandendo e arricchendo la propria musica con siparietti ed escursioni solistiche di un po' tutti gli strumenti (che non si limitano al solito quartetto chitarre-basso-batteria tipico della rock band post beatles ma si espandono al sax, pianoforte, tastiere hammond e fisarmonica di default, includendo spesso archi e fiati fra cui spicca l'armonica). Se potete trovate i testi e saggiatene la sceneggiatura, agli esordi prolissa e disordinata, uno zapping di immagini a colori, e in seguito sempre più limata e stringata, giungendo alla maturità sfoltendo e sintetizzando le immagini in concetti e flash di impatto

Il suo primo album risale al 1973. Greetings from Asbury park, N.J. è quello che il produttore e la critica in generale si aspettavano da un persnaggio definito dai primi ascolti in studio l'erede di Dylan... probabilmente la prolissità dei testi (a tratti veramente allucinogeni) e il fatto che l'audizione per la Columbia fu fatta cin sola chitarra acustica e fisarmonica influì su questo giudizio. Ne uscì un album mediocre, a metà fra il folk e il rock che sarebbe stato, a mio modo di vedere abbastanza ininfluente per comprenderne il talento.

Da ascoltare

(It's hard to be a) Saint in the city

Sempre 1973, secondo album. La band si arricchisce di numerosi strumenti per ricreare le atmosfere che Springsteen vuole, e ci si incanala verso un percorso più rock. Questo album è il mio preferito in assoluto, sebbene l'equilibrio strumentale e vocale non sia ancora al suo apice. In particolare alcune canzoni (lunghette) sono concatenate e narrano una storia di strada, partendo da questo album potremmo idealmente continuare fino al quarto o al quinto tracciando e seguendo il destino di diversi personaggi. Gli stili, sempre con sottofondo e struttura portante rock, si arricchiscono di partiture classiche, folk, blues, con chitarre spesso hendrixiane, e con alcuni risvolti funk. La componente musicale nera viene fusa senza sforzo (mezza band è di colore)

Da ascoltare
The E Street Shuffle
Rosalita (come out tonight)
Incident on 57th Street
New York City Serenade

Il momento della celebrità. Un anno di duro lavoro per ridurre un concerto e tutta la sua potenza in un album che ne potesse esprimere le potenzialità sia musicalmente che narrativamente, ma da studio. La sintesi lessicale è più accentuata. Risale a poco prima della pubblicazione la famosa frase del critico musicale J. Landau "Ho visto il futuro del rock e il suo nome è Bruce Springsteen"
Sarebbe da linkare tutto l'album ma mi limiterò alle mie tre canzoni preferite (e che sono indubbiamente le più belle dell'album)

Born to run
Thunder road (secondo me il capolavoro e il testamento rock di un'intera generazione)
Jungleland
1978
Springsteen risolve i suoi problemi contrattuali dopo tre anni di processi e si libera del capestro che lo legava ai suoi vecchi manager. L'album Darkness on the edge of town è permeato da un pessimismoe catastrofismo di fondo riconducibile a questo periodo travagliato. La musicalità è sempre più matura, i testi si snelliscono, ma la cupezza dell'insieme offre una nuova visione del mondo del cantante, fino a quel momento permeato di anelito libertario, giovane e ottimista. Le performance dal vivo offrono uno Springsteen sempre mattatore ma più adulto, le consuete tre ore e mezza di concerto vedono momenti di puro divertimento alternati a pause riflessive e dolorose sempre più frequenti, con una attenzione sempre maggiore volta all'impotenza dell'uomo nei confronti del potere, del progresso, dell'inquinamento, dello stile di vita sempre più alienante

da ascoltare
The promised land
Candy's room
Racing in the streets

dello stesso periodo ma non inclusa nell'album
Roulette

1980
La maturità definitiva. The river, album doppio, contiene tutti i risvolti psicologici dell'opera springsteeniana e tutte le influenze musicali, dal rockabilly al folk filtrati attraverso un'esistenza da working class. Non è il mio album preferito, la produzione a mio modo di vedere risulta molto ben fatta, forse troppo, perdendo molto nel confronto con le versioni da concerto delle medesime canzoni. L'equilibrio strumentale però è perfetto, non c'è uno strumento che prevale (laddove in Born to run si aveva il piano come protagonista, soppiantato dalla chitarra elettrica in Darkness), e le tematiche dei testi sono molto più mature, nè ottimistiche nè pessimistiche, ma realistiche. Anche l'equilibrio fra i toni compositivi è ben fatto, nè troppe ballad, nè troppi road rock, nè troppi inni sebbene questo sia presumibilmente il disco più pienodi potenziali canzoni mitiche, che messe tutte insieme però non ne fanno eccellere nessuna in particolare. Linko le mie preferite

The price you pay
Cadillac Ranch
Drive all night
The river
Out in the street
Point blank

1982
mentre l'Italia vince i mondiali calcio, e mentre Rucchio se ne esce dal limbo per diventare il futuro rucchietto del cuore, Springsteen si rinchiude da qualche parte e se ne esce con una cassetta registrata tipo press play on tape, chitarra acustica e armonica, le canzoni di fatto percorrono uno stesso tema di denuncia e immanenza del destino sul volere umano. L'album, Nebraska, è praticamente bell'e fatto, ne vengono escluse alcune canzoni che andranno poi a formare, con una veste più rock, l'album successivo Born in the USA (anche la title track di quest'ultimo album faceva parte della cassetta, in una versione talmente scabra e graffiante da essere perfino troppo per un discorso così fuori dagli schemi come quello di Nebraska)

Johnny 99
Atlantic City
Born in the USA (versione inclusa poi in Tracks)

a domani con gli anni 84-90

[Modificato da Oxido 26/12/2009 21:05]

"Ti dò un consiglio per la prossima volta: fatti i cazzi tuoi"
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