Oxido, 30/11/2009 14.26:
parlo della partecipazione. Subire in toto una cosa, senza sforzo mentale dal momento che il movimento e il sonoro sono imposti, può da una parte semplificare la ricezione del messaggio, ma dall'altra, lasciando spenta la capacità di interpretazione, rendere molto più complicata l'effettiva comprensione.
E mi ricollego al discorso di ultraseven, su: che godimento se ne trae dall'essere spettatore di un qualcosa se non posso interagire mentalmente con esso, se non posso riflettere su quello che viene detto perchè l'enfasi viene posta su altre cose (ad esempio, l'alabarda spaziale), se la voce del protagonista è sgradevole e viene interpretata male dal doppiatore?
Guì, da ciò che dici pare che ci si piazzi davanti al televisore con il cervello spento ma non è così. E' fondamentale non generalizzare il concetto. Non si può escludere un "in alcuni casi è meglio questo mentre in altri...", anzi. Un Holly e Benji, ad esempio, non ha un gran senso nella sua versione cartacea in quanto si basa fondamentalmente sulla dinamica dell'azione e di narrativa vera e propria vi è ben poco. A mio parere, in un fumetto, è forse più corretto parlare di immaginazione e non di interpretazione perchè se interagire con l'opera significa pensare a cosa può cantare Tizio o al tono con cui parla Caio, questa è immaginazione e va bene. Adoro alcuni fumetti. Quando però è lo stesso autore a restituire una versione animata dell'opera credo si debba parlare di valore aggiunto, salvo rari casi.