Dopo Red Garden ho provveduto a terminare anche Tokyo Magnitude, visto che ero fermo al quarto episodio.
Beh, che dire di più di quello che avete scritto voi.. Questo è il tipico esempio di come l'animazione possa emozionare e persino commuovere. Non sono assolutamente uno di lacrima facile, ma dinnanzi a questo tipo di finale è pressochè scontato munirsi di fazzolettini.
Undici puntate bellissime, ricche di pathos e sensibilità, umanità, che ci mettono di fronte ad uno scenario che, per quanto apocalittico e catastrofico, non è poi così lontano da quello che capita di vedere e sentire nella vita quotidiana.
Ciò che colpisce di questo titolo è sicuramente la capacità narrativa, coinvolgente quanto semplice. Difficile non seguire con passione il viaggio dei tre protagonisti, difficile non soffrire per le difficoltà ed il destino che gli è stato riservato.
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A onor del vero, da buon predicatore dei finali tristi e strappalacrime, me lo sentivo che sarebbe finita così. O meglio, in un primo momento pensavo che sarebbe morta Mari, specie quando ho iniziato a vedere che stava poco bene e si toccava la fronte.
Poi quando ho visto Yuuki che cadeva a terra ho capito che sarebbe andata in quel modo. Lo stesso "sogno" di Mirai era troppo forte, troppo triste per essere semplicemente un sogno.
E se in un primo tempo (cioè quando si sveglia e cerca subito Yuuki) non mi ero accorto di niente, tutto mi è stato chiaro quando Mirai salta sul camion per un passaggio insieme al fratellino che indossa ancora lo zainetto. Poi sopraggiunge Mari che si accorge che la bimba ha dimenticato lo zaino. Lì ho capito quanto già presagivo dall'inizio.. in una serie come questa ci scappa il morte.
Il tutto però è un bel colpo di scena, ma soprattutto un tuffo al cuore; narrato splendidamente, l'ultima puntata è davvero un susseguirsi di emozioni.
Un titolo maturo adatto a tutti quanti, capace di emozionare e far riflettere. Semplicemente bellissimo.
"..do you still live in angry days?"