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Intervista IdC a Fabio Cassella, autore del libro "L'incantevole Creamy"

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2012 21:50
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Post: 9.854
Città: MILANO
Età: 54
Sesso: Maschile
21/10/2012 21:50

Grazie ad un'amica comune mi son potuto mettere in contatto con Fabio Cassella per porgli un certo numero di domande (stilate con l'aiuto di Alty) a cui gentilmente si è offerto di rispondere.

Qui sottto il link alla recensione del suo libro:
Recensione "L'incantevole Creamy"




/


Quando hai iniziato a pensare di scrivere un libro sul tuo “cartone animato giapponese” preferito?

Negli anni ’90 uscirono diverse fanzine che trattavano il genere “maghette”, sia Pierrot che Toei, ma nessuna di queste pubblicazioni mi soddisfò appieno e così pensai di iniziare per conto mio una sorta di studio, in particolare su Creamy, la mia preferita sin da bambino. In tanti anni di fiere ho raccolto diverso materiale, soprattutto art book per il versante iconografico. Affermo con tutta franchezza che, nel bene e nel male, quelle fanzine e il volume “Anime” della Granata Press, sono stati i miei primissimi punti di riferimento, stimolando la passione per lo scrivere di tali argomenti. Ho iniziato quasi per gioco la mia ricerca su Creamy, alle fiere ampliavo la mia collezione e allo stesso tempo recuperavo notizie , di già in cuor mio volevo “sfruttare” quel materiale per farne qualcosa: cercavo alcuni gadget e libri originali fondamentali per poterli valutare e recensire. Con il tempo, i miei appunti hanno preso la forma di una guida. All’epoca le fiere e qualche amico di penna erano, almeno per me, il canale principale per scambiare e ottenere informazioni (internet, ebay erano ancora lontanissimi). E’ stata una grande sfida trovare materiale sia originale che italiano a causa della scarsa reperibilità o per i costi elevati. Alcuni oggetti già rari allora, adesso , se sei fortunato, li trovi solo a cifre assurde. Mi interessavo anche di recuperare VHS con OAV in lingua originale in modo da effettuare comparazioni con le eventuali edizioni italiane. Ci tenevo ad analizzare almeno i principali video usciti in Giappone e spendere due parole per quelli inediti da noi. Visti i dati esigui e inesatti che circolavano in quel periodo, intendevo proporre un lavoro più sistematico e fare chiarezza. Qualche anno dopo, un grande aiuto l’ho ricevuto dal web, grazie al quale, ogni tanto era possibile scaricare qualche filmato in lingua.



Cosa si prova nel riuscire a vedere sugli scaffali delle librerie il libro sulla tua serie preferita?

Hai detto proprio bene: “riuscire a vedere!” Ancora non l’ho visto nella mia città e non so se dipenda dalla distribuzione nazionale poco omogenea o da altro... Mi informerò.


Quante delle fonti informative del libro provengono da materiale acquisito da te personalmente in qualità di fan?

Direi un buon 80 %. Ho redatto il libro in sei anni e periodicamente lo aggiornavo, correggevo imprecisioni. Un amico pratico di giapponese mi ha aiutato nella traduzione di alcuni elementi (lo staff, autori vari, titoli degli episodi e delle canzoni…).
In origine il lavoro era molto più esteso (un intero capitolo è stato omesso), ma ho dovuto ridimensionare il tutto per adattarlo alla linea editoriale di Iacobelli. Sono dovuto rientrare tassativamente nelle 128 pagine e recuperare spazio per l’inserimento delle testimonianze dei fans, come prevede la “regola” di “I Love Anime”, una collana dalla forte impronta nostalgica.


Hai contattato direttamente la Sig.ra Valeri Manera e il direttore di doppiaggio?

No, non l’ho ritenuto opportuno, ma ho telefonato alla Fanfani, la doppiatrice italiana del personaggio, la quale, molto gentilmente mi ha rilasciato una intervista. Il direttore di doppiaggio della serie, nonché doppiatore del papà della protagonista, il bravissimo Enrico Carabelli, non è più fra noi da diversi anni.


Ci sono pubblicazioni in inglese su “L'incantevole Creamy”?

Che io sappia no, molto probabilmente avranno realizzato qualche fanzine come quelle nostrane.


E' stato facile trovare un editore che ti pubblicasse il libro?

Assolutamente no, anzi, è stato un precorso lungo e tortuoso. Negli anni in cui ampliavo il mio lavoro, in contemporanea bussavo alla porta di diversi editori senza ottenere risultati. Nel frattempo già scrivevo su alcuni siti di anime e dal 2009 al 2012 ho collaborato in veste di recensore per due riviste da edicola che da un anno hanno chiuso i battenti. Il cartaceo ormai non vende più come un tempo.


Nel caso non lo sia stato, puoi raccontarci quali sono state le maggiori difficoltà?

Nessuno era interessato, per quanto scrivessi da anni, per le case editrici non ero nessuno e capii che il settore era davvero in crisi. Era chiaro che non se la sentivano di investire su un libro che trattava di un cartone animato specifico. Il più delle volte non ricevevo nessuna risposta o mi proponevano accordi assurdi che puntualmente rifiutavo. Intanto trascorrevano gli anni e mi avvilivo sempre più. Nel 2009 mi autoprodussi, stampai solo pochissime copie ma non ero soddisfatto, il risultato era molto basso, non ero né un editore, né un grafico. In seguito pensai di aprire un sito web su Creamy inserendovi integralmente il mio lavoro ma non era quello che realmente volevo, di siti forniti e ben fatti ce ne sono tantissimi, desideravo che il mio scritto avesse un supporto fisico e il fan qualcosa da portare sempre con sé, una guida a sua disposizione. Di sicuro il sito ti permette di aggiornare in continuazione le informazioni, il libro no, una volta stampato nelle sue TOT pagine, finisce lì.
Il mio libro non contemplerà ad esempio tutte le notizie inerenti ai festeggiamenti che nel 2013 avverranno in Giappone per il trentennale della serie, con relativa immissione sul mercato di nuovi gadget, ed è questo il grande limite del cartaceo nel momento in cui tratta un argomento ancora sulla cresta dell’onda e non credo sia proponibile un secondo volume fra un paio di anni. Ero giunto alla disperazione, non lo nego, e vedere tanta fatica e passione riposte in un cassetto mi procurava un gran magone. La collana che mi pubblica era l’unica in grado di ospitare una monografia su un cartone come la mia e ho lottato strenuamente per poterne fare parte.
Ero già in contatto con Luca Raffaelli, il quale alla fine ha creduto in me e nel mio lavoro, mi ha seguito, consigliato e sostenuto in questi lunghi anni e così ce l’ho fatta. Una vera e propria Odissea.




L'autore ha qualche voce in capitolo nell'impostazione della grafica del libro?


In teoria no, ma nel mio caso, dal momento che la prima impaginazione non mi appagava, ho fatto in modo di indirizzare un po’ tutto l’apporto grafico, anche per accelerare i tempi: il libro doveva uscire a marzo ma per questioni interne dell’editore slittava sempre, in primis per la grafica non ancora completata. Ecco perché il volume non è aggiornatissimo e me ne dispiace (vedi il merchandising attuale che esce imperterrito quasi mese per mese e che nel volume non appare).


Sulle immagini da scegliere/inserire? Gli sfondi? I colori? I caratteri di scrittura?

Le immagini le ho scelte io, e sono per la maggior parte mie scansioni o screenshot.
Gli sfondi e i colori sono scelte operate dal grafico. I caratteri sono quelli predefiniti per tutti i volumetti della collana. Le cornici con le varie bacchette o i microfoni sono state create appositamente per questo volume. Quello di Creamy è fin’ora l’unico numero della collana ad avere cornici attinenti al cartone che tratta.



In quel periodo s'intuì la novità introdotta da questo nuovo cartone?

Negli anni ‘80 credo proprio di sì, Creamy diventò una maghetta indistintamente conosciuta da ogni giapponese, bambino e adulto. Introdusse diverse novità come illustro nel libro e, in Italia come in Giappone, il successo fu immediato. Cartoni con le maghette erano già presenti nella terra del Sol Levante ma Creamy Mami affrontava per prima e meglio alcuni aspetti della vita di tutti i giorni come la famiglia o la scuola e si rapportava, a differenza delle maghette precedenti, con il mondo adulto e lo star system. Allo stesso tempo il lato fiabesco veniva fuori con fantasia e divertimento. I vari elementi erano ben equilibrati. Creamy è una cantante adolescente, e mai s’era visto in Italia un cartone che proponesse un personaggio simile e forse è proprio per questo che da noi il successo arrivò subito.
I bambini sognavano di potersi trasformare in adulti e intraprendere la carriera di cantanti di musica leggera.
Non ultimo, il disegno era originale per l’epoca, così il ritmo degli episodi, scandito e frizzante, mai lento.



Come si decise di proporre Creamy come nome proprio?..intuizione o errore?

In Italia “Mami” avrebbe suonato in modo strano ricordando un appellativo casalingo con cui si chiama la propria mamma. In Giappone è invece un nome proprio anche abbastanza diffuso. Io credo che da noi ci si soffermò solo sulla prima parte del nome completo, perché dotato di maggior appeal e più adatto e immediato per il pubblico dei bambini italiani, quindi si tratta di una semplice scelta di adattamento, secondo me.


Le canzoni della cantante giapponese Ohta hanno una buona base musicale...perché non furono proposte tutte? (in questo non sono sicurissimo però, solo alcune vennero cantate dalla D'avena)

Bene o male arrivarono tutte, ma alcune, tipo la sigla finale (ending), non l’abbiamo ascoltata frequentemente in tv all’interno degli episodi, perché fungeva principalmente da ending in terra d’origine e da noi questo fu sostituito dalla sigla italiana. Ovviamente sto parlando esclusivamente della musica, le immagini della nostra sigla erano le stesse giapponesi. Solo al concerto finale fu sostituita una canzone con un'altra già ascoltata negli episodi in italiano ma assente nel concerto. Un modo per risparmiare. Della serie tv posso dire che sono giunte a noi tutte le canzoni, ad esclusione di quest’ultima.


Creamy Mami è stato uno dei cartoni di punta dello Studio d'animazione giapponese Pierrot e dopo questo furono presentati la Magica Emi ed Evelyn ma Creamy è rimasta maggiormente impressa nell'immaginario collettivo, sia femminile che maschile, cosa ha avuto in più rispetto alle altre?

Anche le altre possono vantare la loro fetta di fandom ma credo che Creamy sia maggiormente ricordata semplicemente in quanto “prima”. Con le sue piccole e grandi innovazioni ha smosso le acque lasciando un segno fino ad’oggi. Si differenzia un po’ anche per merito della forte e tipica impronta “Takada anni ‘80”.


Nella parte del libro in cui spieghi le censure che subì la serie, racconti che furono poche. Ma questo fu dovuto ad un fatto fortuito (i censori Fininvest ancora non avevano iniziato la loro opera distruttrice) oppure, forse, al fatto che nella serie non ci sono molte tematiche “sensibili”?

Entrambe le cose.


Tu sei anche un collezionista di materiale sulla serie? Per caso sul web c'è un luogo dove si può vedere la tua eventuale collezione? Lo chiedo perché nel libro ci sono parecchie foto di gadgets sulla serie.

Sì, sono collezionista. Diverse foto del libro le ho scattate io stesso agli oggetti che possiedo. Ho un album sulla mia pagina FB in cui è possibile vedere qualcosa della mia collezione. In realtà non ho molto rispetto alla norma del collezionista. Oltre agli anime, amo anche la Disney, i Peanuts e i Puffi e non è facile stare dietro a tutto ciò, soprattutto per una questione economica. Fortunatamente ho imparato a essere molto selettivo su quello che realmente mi piace e sono contento così.


Ho letto spesso (anche sul tuo libro) che Creamy è considerato un personaggio sexy, seppur blandamente. Io sono cresciuto con gli anime appena precedenti a questo, in cui il personaggio più sensuale era l'adulta Fujiko Mine, anche se poi c'erano gli ammiccamenti della giovane Bia.
Trovi che ci sia stato, in quel pur breve periodo (tra Fujiko e Creamy), un cambiamento nella percezione della sensualità femminile negli anime?


Successivamente a Stilly dello specchio magico (1965) e alla maga Chappy (1972), a partire da Bia (1974) e Lulù (1979), buona parte delle maghette, divengono più sexy, ma sempre nei limiti, anche perché di qualche anno più grandi delle prime due. Si tentò di ampliare la fascia d’utenza, ecco spiegato perché Bia ad esempio, è molto apprezzata anche dal pubblico maschile. Creamy, e la magica Emi, arrivate negli anni ’80, sono figlie di questa evoluzione. Sinceramente non vedo un sostanziale cambiamento nella percezione della sensualità femminile negli anime. I gusti generali dei giapponesi, che si manifestano anche negli anime, sono rimasti invariati, dalla donna matura formosa e sensuale (vedi Fujiko o Sakura di Lamù) alle cosiddette lolite, ragazze o adolescenti sul genere di Creamy. Fujiko è una donna dalla femminilità matura, prorompente e sfrontata (rispecchia la sua personalità alla fine). Creamy è invece appena una ragazza, è sensualmente dolce e dalla voce e dalle movenze suadenti ma lei non ne è del tutto consapevole, custodendo l’animo di una bambina dal temperamento vivace e giocoso con un lato da sognatrice ben in evidenza. In Creamy credo siano ben dosati sensualità e dolcezza, lei ammicca ma non va mai oltre. Non dobbiamo dimenticare che Creamy e Fujiko appartengono a due generi di anime dal target diverso. La prima nasce come prodotto per il pubblico femminile di bimbe e ragazze, Fujiko per i maschi giovani o adulti (vedi anche le sue forme generose che Creamy non possiede).


Quali altre serie di quel periodo, precedenti o appena successive, ti sono rimaste nel cuore?

Tutte le maghette del Pierrot, Maison Ikkoku, Lamù e diverse serie della Nippon Animation. Forse non s’era capito che adoro la Takada? Eheehehe! Un’altro grande amore è Lady Oscar. In genere mi piacciono molto gli anime degli anni ‘70 e ’80, i lungometraggi meritano un discorso a parte, ne ho tantissimi che adoro, alcuni non molto noti (sono attratto dai film un po’ onirici e curiosi) come “tenshi no tamago” del grande Mamoru Oshii.


Di robotico nulla? (Accenni a Mazinga Z e Goldrake verranno prontamente censurati dal sottoscritto, ti consiglio di citare Il Grande Mazinga ^_^ )


Sono affezionato a Goldrake perché appartengo a quella generazione ma lo confesso: pochi robot, ma non disdegno un buon anime di fantascienza. Del Grande Mazinga ho una vaga reminiscenza ma ricordo che lo guardavo in tv da bambino con mia sorella, perché precedeva Candy!


Segui ancora gli anime e/o manga?

Di anime ben pochi anche perché non amo particolarmente i disegni attuali. Qualche manga lo leggo ancora, non appena le finanze lo permettono. Oggigiorno c’è una scelta infinita, non come in passato, ma fra tanta merce scadente, vengono proposti altrettanti titoli molto validi, fra classici e moderni. Peccato che i prezzi siano davvero tutt’altro che accessibili. Adoro mettermi a letto e leggere qualche pagina prima di addormentarmi, che sia un manga, un fumetto, un giornale o un libro.


C'è qualche serie recente che hai trovato particolarmente bella?

“Caro fratello” è un serial che mi ha segnato molto e ancora oggi mi capita di rivederne alcuni episodi con piacere ma so che non può definirsi recente. Ripeto, non seguo molto le serie attuali, le reputo troppo piatte e standardizzate, ma qualcosa di buono viene ancora prodotto sul fronte dei soggetti, peccato per l’apporto grafico che, quasi mai, ritengo gradevole. Dei serial recenti però ascolto e apprezzo parecchie colonne sonore. Preferisco di gran lunga gustarmi qualche OAV anche recente, ma possibilmente autoconclusivo, o qualche movie, Miyazaki in primis, ma anche Satoshi Kon o i vecchi movie della TMS e di Tezuka.


Pensi di pubblicare altro per la Iacobelli?

Ho una mezza idea in testa che proporrò più avanti all’editore, sperando che accetti. Qualche anticipazione? Il nuovo volume esaminerà l’autore di una Pierjokko. Avrete già capito di chi si tratta, vero?



Ringrazio di nuovo Fabio Cassella per la disponibilità a rispondere in maniera così esauriente alle nostre più o meno intelligenti domande [SM=x53144]
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Ecco 2 scan con degli esempi delle cornici "personalizzate" per il libro:





E qui 2 esempi del merchandising presente nel libro, e proveniente dalla collezione personale dell'autore:






[Modificato da La Visione 22/10/2012 20:04]
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