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VAMPIRE HUNTER D BLOODLUST

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2010 18:57
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Post: 23.684
Città: PRATO
Età: 41
Sesso: Maschile
ArrukkiaADMIN
03/03/2005 20:21

Capolavoro di Kawajiri (Ninja Scroll), remake del movie del 1983. Dovete assolutamente vederlo (si trova con i sub in italiano).
Ecco una recensione trovata in rete:

Per gli appassionati di animazione giapponese, l’ammazzavampiri per eccellenza è classificabile con una sola lettera, la "D". Alto, glaciale, vestito di nero, in groppa a un cavallo meccanico e con una lunga spada come arma mortale, D è un dampyr, cioè il frutto di un unione fra un vampiro (il re dei vampiri, Dracula) e una donna umana. Le sue avventure si ambientano in un mondo post-nucleare, dove l’assetto geopolitico del pianeta è completamente cambiato, dando vita a un nuovo medio evo. In questo scenario gli uomini e le creature della notte combattono la loro battaglia, con i cacciatori come D impegnati a sopravvivere praticando l’arte per nulla nobile del mercenariato.

Cronologicamente D nasce in una serie di romanzi realizzati (a partire dal 1983) da Hideyuki Kikuchi e illustrati da Yoshitaka Amano (che si occuperà della creazione grafica del personaggio anche per le trasposizioni animate). Il grande successo di questo ciclo (purtroppo inedito in Italia) portò nel 1985 alla creazione di un OAV, basato sul primo romanzo, intitolato Vampire Hunter D (Kyuketsuki Hunter D) e diretto da Toyoo Ashida, regista celebre per il serial tv Ken il guerriero (1984). Nonostante l’ottima accoglienza di questo titolo (giunto in Italia grazie alla Yamato Video e prossimo a essere editato in DVD), per vedere di nuovo in azione il letale ammazzavampiri si è dovuto attendere il 2001, quando nei cinema nipponici è uscito il nuovo Vampire Hunter D - Bloodlust (anche noto come "Vampire Hunter D 2000").


Realizzato dal grande regista Yoshiaki Kawajiri (autore di Wicked City e Ninja Scroll), il film ha usufruito, soprattutto nel reparto sonoro, di risorse esterne al Giappone: in particolare la colonna audio inglese è stata la prima a essere realizzata e alcuni ritocchi sono stati effettuati allo Skywalker Ranch di George Lucas. Un chiaro segno dell’allargamento di mercato per l’animazione giapponese, che, grazie alla testa di ponte fornita da Miyazaki, fattura ormai cifre enormi anche negli States.

Chi pensa a un prodotto furbescamente commerciale e "americanizzato" si dovrà però ricredere: Vampire Hunter D - Bloodlust è un’opera profondamente legata alle tematiche e allo stile visivo del suo regista, che copre anche i ruoli di sceneggiatore, autore dello storyboard e supervisore degli effetti sonori. Il risultato supera in magnificenza anche il precursore, ammaliando lo sguardo grazie a una commistione di elementi che regalano varietà all’insieme e permettono un veloce e godibile svolgimento dei 100 minuti di durata.

La storia vede D impegnato nel recupero di Charlotte, rampolla di una ricca famiglia, rapita dal vampiro Meier Link: in realtà la ragazza e il vampiro si amano di un amore impossibile e stanno unicamente cercando di coronare il loro sogno con una fuga. Per raggiungere i fuggiaschi D dovrà contrastare i rivali fratelli Marcus e soprattutto i letali Barbaroids, specie di "corte dei miracoli" mostruosa che intende proteggere Meier. Il viaggio si concluderà nel castello della contessa Carmilla, personaggio ambiguo, legato al passato di D.


Fin dal principio l’operazione svolta da Kawajiri si iscrive nel segno del sincretismo: le atmosfere, infatti, cercano una mediazione fra le varie anime del racconto vampiresco, passando in rassegna cent’anni di fenomenologia orrorifica e scenari cinematografici. Così abbiamo un incipit hammeriano (il Dracula di Fisher costituiva peraltro il modello originario per Kikuchi) che trascolora senza soluzione di continuità in un universo fantasy/western dove agiscono bounty hunters alla Vampires e si ritrovano elementi fantascientifici evidenti soprattutto nella concezione del castello di Carmilla. Parimenti multiforme è il tono del racconto, capace di passare da momenti di grande atmosfera orrorifica, screziati da una poesia malinconicamente "nera", a scene di grande dinamismo, con combattimenti entusiasmanti fra creature impossibili. Soprattutto, però, il film non dimentica mai l’introspezione psicologica, regalandoci personaggi veri e credibili, nonostante la natura fantastica di alcuni. Ogni carachter sembra perciò impegnato soprattutto a inseguire un proprio ideale che gli permetta di sfuggire l’opprimente squallore di una realtà arida fisicamente ed esistenzialmente. L’amore impossibile di Charlotte e Meier (con evidenti richiami al Dracula coppoliano) ammanta così di speranza, ma anche di disperazione, il sogno utopistico che si oppone ad un futuro arido. In questo scenario D svolge un po’ il ruolo dell’ago della bilancia, con la sua imperturbabilità e la dedizione al lavoro: la sua figura esprime una implicita rassegnazione alla propria diversità, che lo rende straniero fra gli umani e i vampiri. In realtà anche lui troverà, nel confronto con Carmilla, la possibilità di affrontare i suoi demoni e recuperare parte della sua umanità. In tal senso il film si colora di una malinconia molto dolce, che riesce a toccare l’animo dello spettatore.

Tutto questo è espresso dal Maestro Kawajiri con una tecnica sopraffina, curata nei dettagli, che rifugge dalla pesantezza figurativa del prototipo di Ashida (che resta comunque un ottimo prodotto), ma non rinuncia alla fisicità dei personaggi, dotati di grande plasticità, eleganza e bellezza.

Dal film è stato tratto anche un videogame per Playstation 2 e, tempo addietro, era stata annunciata l’edizione nostrana dalla Dynamic Italia: con il cambio di gestione nessuna conferma è arrivata e l’ipotesi di vedere questo lungometraggio nel nostro paese si fa sempre più nebulosa. Non ci resta che aspettare, sperando magari in un’uscita cinematografica.



"..do you still live in angry days?"
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